LA TENE
. Villaggio situato all'estremità settentrionale del lago di Neuchâtel (Svizzera), presso il quale, e precisamente sulla sponda meridionale dell'emissario (canale di La Thièle), nell'anno 1856 cominciarono a venire in luce per scavi casuali pregevoli oggetti: si delineò allora con una certa evidenza uno degli aspetti della civiltà celtica o gallica (v. celti; gallica, civiltà). Si trattava d'una stazione di notevole importanza, sorta in luogo asciutto non lungi da una stazione palafitticola già abbandonata da secoli. Col nome di La Tène si prese allora a designare, oltralpe, tutta l'età celtica o gallica o seconda del ferro, che dir si voglia.
L'esplorazione veramente metodica ed estesa ebbe luogo fra gli anni 1906 e 1917 a cura di P. Vouga. Fu stabilita l'età della stazione, in base alla tipologia degli oggetti: il cosiddetto secondo periodo dell'età stessa, corrispondente ai tempi che vanno dalla fine del sec. III a tutto il II prima di Cristo. Eccezionale è la copia degli oggetti raccolti e singolare il raggruppamento delle diverse classi degli oggetti stessi. Rarissimi sono quelli di ornamento personale, e questi proprî di uomo anziché di donna. Da notarsi un frammento di torques; le fibule, di ferro, erano in genere prive di eleganza e uniformi di tipo; la ceramica scarsissima; numerosissime per contro le spade di ferro della foggia propria del secondo periodo gallico; due scudi ellittici conservati quasi integri: documenti ancor oggi quasi unici di quest'arma difensiva presso i Galli.
Ma la natura della stazione è tuttora alquanto discussa. Gli scavi del Vouga ne misero in chiaro l'originaria configurazione: a settentrione la stazione era difesa dalla sponda scoscesa del fiume, il quale era superato per mezzo di ponti; lungo la sponda stessa correva una palizzata. A mezzogiorno sembra fosse sufficiente difesa il terreno molle. Nessun dubbio perciò che la stazione fosse fortificata. Nell'interno tutto apparve per varie ragioni devastato e distrutto: le costruzioni erano di legname; ma nessun indizio più della loro architettura. I numerosi frammenti di legno tagliato vi attestano molto sviluppata l'arte del falegname.
Si pensò fosse stata una specie di stazione doganale, militarmente presidiata, con magazzini e locali di dimora, stabilita a dominio di una importante via commerciale per la riscossione di pedaggi in natura. Molte spade, ancora conservate entro i loro foderi, furono ritenute provento di tributo. Però, contro questa ipotesi, fra le varie obiezioni, si fece quella della mancanza di oggetti di sicura importazione: neppure consterebbe che nella località corresse un confine fra diverse genti. La stazione di La Tène poteva essere semplicemente luogo di deposito, fortificato e presidiato, di oggetti prodotti da officine regionali ancora ignote. Anche in questo caso la località sarebbe stata scelta opportunamente, presso un fiume navigabile, lungo una via commerciale allora molto frequentata, la quale conduceva dal Rodano all'Aar e al Reno.
La stazione di La Tène era in fiore, quando le genti celtiche ancora dominavano dall'Atlantico all'Adriatico. Cessò di esistere quando la decadenza della potenza celtica divenne rapida per opera dei Germani sul Reno e dei Romani nella Cisalpina e nella Narbonese. Sfugge perché e come la stazione sia caduta o sia stata abbandonata. Il sec. I a. C. vide gravi torbidi nel territorio ora svizzero: intorno al principio di quel secolo sembra vi siano penetrati gli Elvezî dalle regioni di oltre Reno.
Bibl.: V. Gross, La Tène: un oppidum helvète, Parigi 1887; W. Wavre e P. Vouga, Rapport sur les dernières fouilles, in Le Musée Neuchâtelosi, 1908, 1909, 1910, 1912, 1914; P. Vouga, Les dernières fouilles à la Tène, in Archives suisses d'anthr. gén., 1915, pp. 196-222; id., La Tène, 1923.