COSTANZA, Lago di (in tedesco Bodensee; Bngantinus lacus o Venetus degli antichi; A. T., 20-21)
Lago situato a 395 m. s. m., nel territorio antistante alle Alpi settentrionali, fra la Repubblica d'Austria, la Baviera, il Württemberg, il Baden e la Svizzera. Occupa una cavità, la cui origine alcuni attribuiscono a cause tettoniche, altri all'erosione glaciale. Secondo quest'ultima interpretazione, la cavità sarebbe stata il bacino terminale del ghiacciaio quaternario renano. Dal Lago superiore che è il bacino principale, una penisola cosparsa di drumlins divide l'estremità occidentale in due rami, il Lago di Überlingen e il Lago inferiore da cui esce il Reno. Morene del glaciale recente formano intorno al lago un'ampia molteplice cintura. Esso ha per affluente principale il Reno. Area 538 kmq., profondità massima (rispetto al livello medio) metri 251,8, volume 48.432 milioni di mc., profondità media m. 90, circuito 285 km. Le variazioni periodiche del livello dipendono principalmente dalle nevi cadute nel bacino d'alimento: questa circostanza spiega come le piene del lago avvengono all'epoca dello scioglimento delle nevi (alla fine di giugno e ai primi di luglio), le magre in gennaio e febbraio.
Il clima della regione rivierasca è alquanto mite (media temperatura annua 9°), tanto che permette la vita al mandorlo, al fico, alla vite (vino pregiato è il Seewein) e al cipresso.
Bibl.: E. Kaltenbach, Beiträeg zur Anthropogeographie des Bodenseegebiets, Inaugural Dissertation, Basilea 1922 (con una bibliografia, anche fisica molto estesa).
Fauna e flora lacustri. - La biologia lacustre ha trovato nel lago di Costanza un campo preferito di studî: tre stazioni biologiche, una a Costanza sulla riva badese diretta da M. Auerbach, un'altra a Langenargen sulla riva württemberghese diretta da E. Wagler, l'ultima diretta da H. Gams a Mooslachen presso Wasserburg sulla costa bavarese, tutte largamente dotate di strumenti e di mezzi opportuni, favoriscono le ricerche limnologiche, secondo il più moderno indirizzo. Le sponde sono fertili, ricche di alberi fruttiferi, sparse di vigneti che prosperano fino a cento metri sopra il livello del lago, grazie al clima reso più mite dal bacino lacustre. La flora lacustre, molto studiata da Schröder, Kirschner e altri, comprende 458 specie vegetali, di cui 346 alghe, 10 funghi, 8 caracee, 14 muschi, 2 equiseti, 10 monocotiledoni, 38 dicotiledoni. Tra gli elementi della flora, come tra quelli della fauna si trovano specie d'origine diversa: asiatiche, nordico-glaciali, alpine, meridionali, orientali, che il Gams ha bene definite e illustrate. Attorno al lago la vegetazione forma una tipica cintura litorale, che scende fino a 30 metri sott'acqua; e che può essere molto ristretta la dove la costa è ripida, mentre raggiunge notevole ampiezza dove le rive scendono dolcemente.
Lungo le rive si raccolgono molti molluschi, tra i quali si notano 6 specie di bivalvi, e 11 di gasteropodi. Tra i primi sono frequenti: Anodonta mutabilis. Unio consentaneus, Pisidium amnicum. Altri pisidî (P. Foreli, P. demissum) sono abitatori del fondo. Tra i gasteropodi abbondano limnee, planorbe, valvate e paludine, che costituiscono varietà locali, proprie del lago, con gusci piccoli e insolitamente spessi. Numerosi uccelli, specialmente trampolieri e palmipedi, nidificano in mezzo alla vegetazione costiera, altri compaiono periodicamente di passaggio. Tra i mammiferi è frequente la lontra, ancora più comune il musoragno acquaiolo (Crossopus fodiens), gran cacciatore di molluschi acquatici di cui è ghiotto; il castoro è stato distrutto da qualche secolo. L'alto lago è ricco di plancton vegetale che comprende circa 20 specie di alghe: Bacillarie, Cloroficee, Cianoficee; le Ciclotelle prevalgono di gran lunga sulle Melosire.
Le alghe planctoniche alimentano la fauna pelagica, assai più abbondante e più ricca di forme in estate che non in inverno. Prevalgono durante l'estate i copepodi dei generi: Diaptomus, Heterocope, Cyclops e i cladoceri: Leptodora, Bythotrephes, Diaphonosoma, Daphnia, Bosmina; i rotiferi: Anuraea, Conchilus. Rotiferi, diafanosomi e dafnie si mantengono tra due e cinque metri sott'acqua, leptodore e bitotrefi stanno fra cinque e quindici metri di profondità; ciclopi ed eterocope occupano di preferenza una zona fra -15 e -30 metri. In inverno la fauna pelagica si riduce essenzialmente a quattro specie: Diaptomus gracilis, Cyclops Leuckartii, C. strenuus, Bosmina longirostris, uniformemente distribuite dalla superficie fino a 50 m. di profondità. Tra i pesci, di cui si distinguono 29 specie, i più pregiati sono la trota, il salmerino, i coregoni, il temolo, il pesce persico. Il più grosso pesce del lago è il siluro (Silurus aglanis) che può raggiungere 45 kg. di peso; è un predone, le cui carni sono poco pregiate. Invece la bottatrice (Lota vulgaris) è ritenuta in luogo un pesce prelibato. Il luccio è frequente, può raggiungere 18 kg. e costituisce l'alimento preferito dei pescatori. L'anguilla, che arriva naturalmente al lago superando le cascate del Reno, è diventata molto più frequente dopo le semine recenti; le carpe e le tinche sono pure ricercate. Meno nobili sono ritenuti gli altri pesci: Barbus fluviatilis, Squalus cephalus, S. leuciscus, Alburnus lucidus, Chondrostoma nasus, Abramis brama, Blicca björkna, Scardinius erythrophthalmus, Leuciscus rutilus, Cottus gobio, Cobitis barbatula, Gobius fluviatilis, Phoxinus laevis.
Dopo il 1884 fu introdotta la Lucioperca sandra, che dà buon rendimento e raggiunge il peso di kg. 1,5; più recentemente fu importata dall'America la trota iridea. La trota lacustre può raggiungere 24 kg. di peso e passa come la "perla" del lago; il salmerino è abbondante, ma meno pescato perché specie di fondo; i coregoni dànno un grandissimo rendimento e sono classificati in quattro specie diverse: C. Wartmannicoeruleus, c. exiguus var. Nüsslini, C. Schinzi-helveticus var. bodensis, C. hiemalis (= acronius). Il coregono azzurro, molto bene studiato dal Wagler, è il più comune; viene considerato come forma di fondo con migrazioni verticali: si pesca ogni anno in più di centomila esemplari. Il coregono bianco, ritenuto forma costiera, è pure molto frequente.
Bibl.: M. Auerbach, W. Märker, e I. Schmalz, Hydrographische-biologische Bodensee-Untersuchungen, in Arch. für Hydrobiol., Suppl. III (1924) e Verhandl. Naturwiss. Verein Karlsruhe, IC (1926); Bodenseeforschungen, pubblicate in Schriften d. Vereins für die Geschichte des Bodensees, Lindau 1893 seg.; H. Reinerth, Pfahlbauten am Bodensee, Stoccarda 1922; Schäffelt e Schweizer, Fische und Fischerei im Bodensee, Stoccarda 1926; A. Thienemann, Biologische Seentypen und die Grundzüge einer hydrobiolog. Anstalt am Bodensee, in Arch. f. Hydrobiol., XIII (1922), p. 347; E. Wagler, Der Blaufellchen des Bodensees, in Revue d. gesammt. Hydrob., XVIII (1927).