GINEVRA, Lago di (Lacus Lemānus, o Losannensis della geografia antica, Genfer See dei Tedeschi; A. T., 20-21)
È il maggiore dei laghi periferici delle Alpi. Le sue rive sono divise tra la Svizzera e la Francia. Si apre nel ripiano della molassa (arenarie e marne mioceniche) che degrada su di esso con erti terrazzi, tra il margine delle Alpi e quello del Giura svizzero. Questo è più lontano dal bacino lacustre, invece le Prealpi dello Sciablese si elevano immediatamente sulla sponda meridionale, e l'estremità orientale del lago penetra fra le catene alpine incidendovi un'intera serie di pieghe, in modo che le falde montuose scendono erte sullo specchio d'acqua. Le pendenze delle rive si attenuano verso ponente e la parte mediana, larga e notevolmente profonda, dall'orlo delle Alpi va a incastrarsi nel ripiano subalpino; la lunga e assottigliata estremità occidentale è scavata negli strati miocenici pressoché orizzontali. Alluvioni e depositi morenici nascondono in gran parte le rocce in posto formanti le pareti del bacino, le cui forme sono a loro volta mascherate dall'acqua. Per poter argomentare sulla genesi dello stesso, occorreva conoscere queste forme per mezzo di scandagli: però nonostante i rilievi fatti, il problema dell'origine del lago non è risolto in modo del tutto soddisfacente. Giova premettere che la lunghezza del lago, misurata secondo il suo asse, è di 72 km., quella fra le due estremità, cioè fra Chillon e Ginevra, di 63 km.; la maggior larghezza è di 14 km., tra Morges e Amphion. Il livello medio (il livello del lago è soggetto a ondulazioni periodiche provocate dagli squilibrî barometrici: le sesse, studiate da F.-A. Forel) della superficie, come risulta dalle livellazioni eseguite per fissare esattamente l'altitudine della Pierre de Niton, nel porto di Ginevra, è di m. 371,9, in cifra tonda 372 m. s. m. La superficie medesima ha forma di mezzaluna, con il corno orientale più lungo e volto a S., e misura 382 kmq. I molteplici scandagli eseguiti nel lago permisero di costruirne la magnifica carta batimetrica al 50 mila, che fa parte dell'Atlas des lacs français di A. Delebecque, e di accertare che il fondo della cavità occupata dal lago è diviso in due bacini, dei quali il maggiore è detto Grand Lac, tra Villeneuve e Yvoire, e il minore Petit Lac, tra Yvoire e Ginevra. I due bacini fra Yvoire e Pragins, dove la cavità piega piuttosto bruscamente verso S., sono separati da una soglia subacquea, la barra di Promenthoux, la cui parte culminante si trova alla profondità di 66 metri. Dalle misure eseguite sulla carta batimetrica il volume del lago fu calcolato in kmc. 88,920.664, donde la profondità media di 153 m.
Il Grand Lac è un bacino dal fondo piano e orizzontale, fondo dell'area di 60 kmq.: nel centro la profondità massima, che si trova nella direzione Evian-Ouchy, è di 309 m. Il bacino minore diretto da NE. verso SO., è molto meno regolare del maggiore: il suo fondo presenta cinque incavi principali, le cui profondità, procedendo dalla soglia separatrice verso l'estremità meridionale sono m. 76, 70, 66, 70, 50. Questi incavi sono a loro volta separati gli uni dagli altri da altre piccole soglie assai poco prominenti.
La conformazione dei due bacini è dunque alquanto diversa: ciò dipende sia dal fatto che quello maggiore è in via di colmamento per opera degli affluenti che vi sboccano con un delta (Rodano superiore, Veveyse e altri, Drance), mentre le acque limpide di quello minore quasi non fanno posature, sia anche e principalmente da ciò che i bacini stessi hanno una storia differente: quando il minore di essi ancora non era che la valle dell'Arve, il maggiore era già lago. Ed esso sarebbe dovuto ad escavazione glaciale e corrisponderebbe al bacino terminale del ghiacciaio quaternario del Rodano. Questa è anche l'opinione del Collet, ma si deve ricordare che di recente A. Penck cercò di spiegare l'origine dei bacini alpini periferici con oscillazioni isostatiche dipendenti da perdite ed aumenti di peso, in seguito alla ripetuta formazione e scomparsa di ammanti glaciali quaternarî e che i geologi svizzeri, con a capo A. Heim, attribuirono l'origine dello stesso Lago di Ginevra ad affondamenti, postumi rispetto alla formazione delle Alpi. Sono questioni che furono discusse per tutti i grandi laghi delle Alpi, e qui non è il luogo di riesaminarle. I terrazzi nella molassa formano uno schermo alla regione rivierasca, che, grazie alla quantità di calore che promana dal lago, gode di un inverno mite: e fu definita un'oasi climatica curcummediterranea. Più favorita è la riviera settentrionale che guarda a mezzodì. La Vaux e La Côte sono paesi noti per gli ottimi vini. Ivi le casette massicce e brune, fatte di pietra calcarea, si aggruppano strettamente fra stradicciole strette e angolose. Ma questa riviera è anche distinta dall'attività del traffico e dall'esistenza d'importanti centri urbani (Montreux, Vevey, Losanna, Ouchy, Morges, Rolle, Nyon). Di fronte a La Côte si approssima la riva savoiarda, e comincia il Petit Lac, al termine del quale è Ginevra.
Idrobiologia. - Sul Lemano la varia conformazione delle coste domina e limita in modo diverso le società litorali, che spesso hanno subito cambiamenti anche per opera dell'uomo. Certe piante palustri, come Elatine e Zanichellie sono quasi scomparse; il castoro è estinto da qualche secolo, la lontra è ormai rara. I cigni e le folaghe, che tanto allietano le rive del lago, non sono cacciati come sul Benaco e sul Lario, ma sono protetti come uccelli domestici. Anche i gabbiani (Larus ridibundus) nidificano indisturbati e vengono in stormi a posarsi sui muraglioni.
Zone di canneti si trovano solo sulle basse rive fangose, dove tra le numerose alghe studiate da R.-H. Chodat, tra i rotiferi (26 specie), tra forme speciali di vermi (Claparedella meridionalis, Bythonomus Lemani, Plagiostoma Lemani, Monotus morgiensis, Tetrastemma lacustris), che scendono anche a profondità ben maggiori, vi sono numerosi molluschi (tra i quali è caratteristica ed esclusiva del lago Lemano la grande Anodonta pictetiana) e trovano riparo e pascolo diversi pesci: sanguinarole, scardole, ghiozzi. Spiagge ghiaiose, calcari, sono spesso rivestite da alghe incrostanti. Tra le pietre del litorale sommerso s'incontrano forme particolari d'insetti acquatici come Hydroporus septentrionalis, Sigara Lemani, Tinodes lurida. Anche il gambero è sempre frequente, persino nei porti; più comune ancora è la pulce d'acqua, Gammarus pulex. Il pesee persico un tempo frequente è stato decimato da epidemie.
La banchina subacquea porta una corona di potamogeti con ceratofilli e miriofilli, cui segue un tappeto di crittogame, formato da varie specie di Chara e di Nitella, tra le quali è caratteristica la N. Foreliana. In questa zona dove i molluschi gasteropodi, gli aselli e altri crostacei neritici richiamano pesci come Alburnus lucidus, Squalius cephalus, ecc., si incontra frequente anche il luccio; la carpa prospera specialmente nel golfo di Villeneuve, la tinca si trova solo nei seni molto riparati. Gli abissi del lago, dove la temperatura si mantiene costante a 5°, albergano pure forme caratteristiche speciali, come Pisidium Foreli, P. profundum, Limnaea abyssicola e due gamberelli senza occhi: Asellus Foreli, Niphargus Foreli.
L'alto lago è sempre popolato da una ricca società pelagica composta di alghe (protococchi, botriococchi, anabene, asterionelle, ciclotelle, fragilarie, melosire), di protozoi (dinobrî, cerazî, vorticelle), di rotiferi (asplancne, sinchete, poliartre, triartre, anuree, gastropi), di piccoli crostacei (dafnie, leptodore, bosmine, bitotrefi, diaptomi), i cui elementi prevalgono in stagioni diverse e a diverse profondità, e forniscono la pastura preferita dei pesci più redditizî del lago. Sono questi i coregoni, di cui i pescatori distinguono due specie locali caratteristiche: la féra e la gravenche. In epoca recente furono introdotti anche il coregono bianco d'America, la grande marena di Germania, il lavareto del lago di Bourget. I risultati di queste immissioni sono studiati da L. Kreitmann. Altri pesci di grande importanza economica sono la trota, il salmerino, il temolo, quest'ultimo frequente solo alle foci dei fiumi.
Bibl.: A. Delebecque, Les lacs français, Parigi 1898; F. A. Forel, Le Leman. Monographie limnologique, voll. 3, Losanna 1892-1904; A. Heim, Geologie der Schweiz, Lipsia 1919; E. Joukowski, Topographie et géologie du bassin du Petit Lac, in Le Globe, LIX, 1920; A. Penck e E. Brückner, Die alpen im Fiszeitalter, Lipsia 1909; A. Penck, Ablagerungen und Schichtstörungen der letzten Interglazialzeit, in Sitzungsberichte d. Preussischen Akademie der Wissenschaften, 1922. - Sull'idrobiologia del lago, v.: F. A. Forel, Le Leman, Losanna, volume terzo, 1904; L. Kreitmann, in Bull. de Pisciculture, Orléans 1931.