LANA (XX, p. 454; App. II, 11, p. 151)
Dato che le statistiche della l. contemplano solo la l. di pecora e agnello, l'evoluzione degli effettivi ovini nell'ultimo decennio costituisce di già una indicazione importante anche per lo sviluppo della produzione e il commercio di questa fibra. Come risulta dalla tab. 1 il numero degli ovini è andato aumentando senza interruzione dalla media 1947/48-1951/52 (778 milioni di capi) all'annata 1957/58 (940 milioni), con un aumento del 20,8%. L'annata 1958/59 supererà di certo la precedente in seguito al forte aumento dei capi rispetto al 1957/58 nell'URSS e nell'Australia. I quattro paesi per cui nella tabella figurano i dati per l'annata 1958/59 (URSS, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito) accusano congiuntamente un numero di 358 milioni di ovini, contro 241 milioni in media nel periodo 1947/48-1951/52, con un aumento di 48,5%.
Dato il gran numero di razze di ovini di diversa costituzione somatica che popolano i varî continenti, si può parlare solo teoricamente di resa media mondiale di l. per pecora. Prima della guerra erano generalmente accettati i dati indicativi di 2-3 kg di resa media per le razze merinos e 2,5-3,3 kg per le razze incrociate. Sulla base della produzione mondiale di l. sucida e degli effettivi mondiali di ovini negli ultimi anni, si può stimare che la resa media mondiale per pecora sia di circa 2,5 kg per l'insieme di tutte le razze e di tutti i paesi. Ovviamente, la resa media varia moltissimo da paese a paese e anche da stagione a stagione. Per l'Australia, il più grande produttore di l. del mondo, il peso medio del vello per pecora, nel 1958 e 1959, fu di 4,040 kg e 4,130 kg rispettivamente. È manifesto che per aumentare il peso medio della resa per pecora occorrono vaste trasformazioni nella coltura dei pascoli e nella selezione delle razze ovine, come effettivamente è avvenuto in Australia negli ultimi anni.
Produzione mondiale (base sucida). - Esaminando la produzione mondiale delle l. in prospettiva storica si ha che essa è quasi raddoppiata negli ultimi 69 anni, passando da 726.000 t nel 1890 a 1.415.000 nel 1959 (base lavata; tabella del giugno 1960 del Textile Organon). Esattamente il contrario è accaduto con l'importanza relativa della l. nel complesso delle fibre tessili (cotone, l., seta e fibre artificiali), che da 21% (1890) passa a 10% nel periodo 1951-1955, per risalire a 11% nel 1956 e ridiscendere nuovamente a 10% fino al 1959. Tra 1890 e 1959 si ha dunque una riduzione di 11%. Una uguale riduzione percentuale ha subìto anche il cotone. La perdita di 22% dell'importanza relativa di queste due fibre è stata colmata dal rapido sviluppo delle fibre artificiali, la cui importanza relativa passa dallo zero nel 1890 a esattamente 22% nel 1959 (l'importanza relativa della seta essendo nulla).
Per ciò che riguarda le variazioni della produzione della l. nel decennio 1950-1959, la tendenza al continuo aumento è manifesta, passando essa da 1.856.000 t, che è la media 1948-52 (base sucida), a 2.401.000 t nel 1958, con un aumento del 29%. In base ai dati disponibili, è lecito supporre che si avrà un ulteriore aumento di circa il 5% nel 1959 rispetto all'anno precedente.
Esaminiamo ora brevemente lo sviluppo della produzione di l. nei principali centri esportatori che sono i tre paesi del Commonwealth Australia, Nuova Zelanda e Unione Sudafricana, le due repubbliche dell'America Meridionale, Argentina e Uruguay, e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Tutti questi centri - eccetto l'Uruguay - accusano aumenti - in più casi ragguardevoli - della produzione di l. tra la media 1948-52 e 1959: Australia un aumento del 49%; Nuova Zelanda uno del 43%; Unione Sudafricana uno del 40%; Argentina uno del 3%; Regno Unito uno del 35%. La produzione dell'Uruguay si mantiene piuttosto costante nel periodo considerato, subendo però dal 1957 al 1958 una forte riduzione a causa delle cattive condizioni atmosferiche (gravi inondazioni) nell'inverno del 1958, che hanno di molto ridotto gli effettivi delle pecore. Degli altri paesi grandi produttori ma non forti esportatori è degno di rilievo il forte aumento del 66% dell'URSS tra la media 1948-52 e il 1959, e quello più ristretto degli S.U.A. che fu del 7% tra gli stessi estremi. I dati della produzione dell'URSS in costante sostenuto aumento mettono in evidenza l'esistenza di un piano di sviluppo, mentre negli altri paesi dell'Europa orientale (Bulgaria, Polonia e Romania) la produzione si sviluppa senza forti sbalzi. Effettivamente, per l'URSS c'è un piano governativo che prefissa una produzione di l. di 548 migliaia di t (base sucida) per il 1965.
Tra i produttori minori di l. vi sono varî paesi che accusano notevoli sbalzi in avanti tra la media 1945-52 e il 1959. I più importanti sono: Cina continentale (con un aumento del 78%), Pakistan (73%), Irlanda (67%), Turchia (39%), Brasile (37%) e Iran (33%).
Equivalente della produzione mondiale della lana in lana lavata. - Le considerazioni fatte fino a questo punto si riferiscono alla produziune di l. sucida. La seconda parte della tabella 2 riproduce i dati statistici corrispondenti della l. sucida espressi in l. lavata. I totali mondiali della produzione di l. lavata per la media 1948-52 e per gli anni 1955-1958 rappresentano solo il 57% (58% per il 1956 e 1957) della l. sucida, ciò che significa che la perdita della l. sucida in seguito alle operazioni di lavaggio è del 43% (42% per 1956 e 1957). Questi dati vanno d'accordo con i dati pubblicati dal Commonwealth Economic Committee. È degno di rilievo che la percentuale di perdita per la media prebellica 1934-38 pubblicata da questo Comitato è del 47%, ciò che significa che negli anni più recenti la l. prodotta contiene meno impurità che nel passato. Ovviamente queste percentuali variano da paese a paese e da stagione a stagione. L'Australia, la cui importanza relativa nella produzione mondiale di l. è stata del 28% nella media 1948-52, accusa le medesime percentuali di perdita in seguito al lavaggio che la produzione mondiale, eccetto per il 1958, quando tale perdita fu del 44% invece del 43% della produzione mondiale.
Un problema di grande importanza economica è la distribuzione della l. per qualità. Nello specchietto seguente riportiamo la distribuzione delle produzioni mondiali in l. merinos, l. incrociate e da tappeto per le medie 1934-38, 1946-50 e gli anni 1955-1958 (base sucida).
Tra le due medie 1934-38 e 1946-50 sono notevoli la riduzione percentuale delle l. merinos e l'aumento corrispondente delle l. incrociate, mentre rimane inalterata la posizione delle l. da tappeto. È evidente poi la tendenza della produzione mondiale di l. a ristabilire le posizioni del periodo prebellico delle 3 categorie di l. riducendo le l. da tappeto in favore delle l. incrociate.
Commercio mondiale della lana. - La tabella del commercio mondiale mette in evidenza i fatti salienti verificatisi nell'ultimo decennio. La prima parte di essa non si riferisce solo alla l. sucida, ma a tutte le specie di l. oggetto del commercio; perciò si usa la denominazione di commercio mondiale della l., peso reale (ingl. actual weight). Non è quindi possibile confrontare la prima parte della tabella della produzione della l. base sucida, con la prima parte della tabella del commercio, l. peso reale. Un confronto è bensì fattibile tra le seconde parti delle due tabelle.
La quota parte dell'esportazione mondiale rispetto alla produzione mondiale di l. va diminuendo da 68,8% nella media 1948-52 a 56,9% nel 1958. Ciò sta a significare che vi sono paesi che nel periodo considerato hanno aumentato la produzione nazionale senza aumentare l'esportazione, come è il caso tipico dell'URSS che ha aumentata la sua produzione da 153.000 t nel 1955 a 190.000 t (base lavata) nel 1958, mantenendo l'esportazione tra queste due date quasi costante. Queste percentuali aumentano per i paesi essenzialmente esportatori, come per es. l'Australia alla cui esportazione nel 1958 rappresentò l'80% della propria produzione.
I due più importanti esportatori del mondo sono l'Australia e la Nuova Zelanda. A grande distanza da questi seguono l'Argentina e l'Unione Sudafricana. Tra gl'importatori di l. figurano la più grande parte dei paesi europei che hanno una notevole industria tessile. Il primo tra questi e il primo importatore mondiale è il Regno Unito con ben 198.000 di t importate nel 1958. Il secondo importatore di l. base lavata è la Francia, seguita dagli S.U.A. e dal Giappone. Anche l'Italia (56.000 t importate nel 1958) e la Germania occidentale (55.000) figurano tra i notevoli importatori.
Prezzi della lana. - Una caratteristica dei principali mercati è il metodo delle aste pubbliche di vendita: metodo, questo che ha evitato l'accumulo di stocks invenduti che avrebbero potuto abbassare il prezzo della l. a livelli pericolosi per l'economia dei paesi esportatori. In quanto alle oscillazioni dei prezzi sui varî mercati si osserverà una forte caduta tra 1950 e 1951, ad eccezione per le quotazioni della l. sucida nel Regno Unito e negli S.U.A., per le quali si osserva un movimento contrario. Il livello dei prezzi del 1951 si mantiene per i successivi 1952 e 1953 con una lieve tendenza all'aumento, sempre ad eccezione dei due mercati di cui sopra. Una nuova diminuzione si ha nei successivi 1954 e 1955 (questa volta per tutte le quotazioni). Il 1956 è un anno di prezzi alti su tutta la linea seguito da 1957 e 1958 di bassa e, 1959 di un nuovo relativo rialzo. Seguendo da vicino le variazioni, si può scorgere un vero movimento ciclico delle quotazioni, con un anno di prezzi relativamente alti seguito da due anni di bassa. È da osservare che tali oscillazioni vanno però man mano smorzandosi. Infatti, riferendoci alla qualità più pregiata 64's (l. lavata) nel Regno Unito, i prezzi più alti avutisi successivamente negli anni 1950, 1953, 1956 e 1959, sono stati successivamente di 5,78, 3,56, 3,35 e 2,33 dollari degli S.U.A. per kg, ossia una riduzione di 38,4% tra 1950 e 1953, di 5,9% tra 1953 e 1956 e di 30,5% tra 1956 e 1959. Se paragoniamo poi i prezzi del 1950 a quelli del 1959 si osserva che questi ultimi presentano una riduzione di ben 59,7% e questa è approssimativamente la riduzione di tutte e altre qualità di l. tra i due estremi.
Produzione italiana. - La situazione laniera italiana è caratterizzata dalle seguenti serie:
Con una popolazione ovina in diminuzione e, conseguente scarsa produzione di l., di fronte a un forte consumo che ha superato le 100.000 t negli ultimi anni, l'Italia è costretta ad importare notevoli quantità di l. per alimentare una fiorente industria laniera.
Nel 1958 sono state importate 97.504 t di l. in massa, comprendente 85.404 t di l. sudice o lavata addosso e 12.100 t di l. lavata a fondo, per un valore complessivo di 92,3 miliardi di lire, di cui 78,6 miliardi spesi per l. sudice e l. lavata addosso. I fornitori più importanti furono l'Australia con 55.509 t (53,7 miliardi di lire), l'Unione Sudafricana con 10.066 t (9,5 miliardi), la Nuova Zelanda con 9.256 t (7,7 miliardi), la Francia con 8.979 t (7,9 miliardi) e il Regno Unito con 6.575 t (6,3 miliardi di lire). Numerosi altri fornitori di tutti i continenti figurano nelle statistiche commerciali italiane, come indicazione dell'adattamento dei compratori italiani alla congiuntura dei mercati lanieri mondiali. Di fronte a questi dati d'importazione relativamente imponenti, si ha una esportazione (nel 1958) di sole 765 t di lana in massa di un valore di 0,4 miliardi di lire.
Bibl.: FAO: Per caput fiber consumption levels, Roma 1958; Istituto Cotoniero Italiano, Annuario-Statistiche tessili, Milano 1959; Industrie lainière française: Annuaire statistique 1958, Deuxième partie, Monde, Parigi 1959; Istituto Nazionale di Economia Agraria, Annuario dell'agricoltura italiana, Roma 1959; FAO, Production and Trade Yearbooks, Roma 1958-1959; FAO, Monthly bulletin of agricultural economics and statistics, IX aprile e maggio 1960; Commonwealth Economic Committee, Industrial fibres, Londra 1960; International Wool Secretatriat and Wool Bureau Inc., World Wool Digest, pubblicazione bimens., annate 1958 a 1960, Londra e New York.