LAOS
(XX, p. 522; App. II, II, p. 153; III, I, p. 963; IV, II, p. 299)
Con una superficie di 236.800 km 2 si estende per 1100 km da nord a sud e confina con Birmania, Cina, Cambogia e, soprattutto, con Thailandia a ovest e Vietnam a est. Non possiede sbocchi sul mare e risente maggiormente, anche per questa ragione, delle vicende politiche dei paesi limitrofi. In particolare la guerriglia comunista del Pathet Lao ha portato alla caduta della monarchia (1975) e alla nascita della Repubblica Democratica Popolare. Questa, in seguito al conflitto vietnamita, ha trovato nel vicino Vietnam un alleato militarmente potente che, raggiunta la vittoria, non ha esitato a inviare in L., accanto agli aiuti economici, anche le proprie forze armate, presidiando quindi il paese al fine ufficiale di assicurargli stabilità politica e ripresa economica. Negli ultimi anni, tuttavia, la presenza militare vietnamita ha subito una graduale riduzione, mentre non altrettanto può dirsi per l'influenza politica ed economica.
Montuoso a nord (con altitudini che raggiungono gli oltre 2800 m), è percorso dal Mekong e dai suoi affluenti. Il Mekong, per un lungo tratto, segna il confine con la Thailandia, da cui provengono le acque copiose del suo principale tributario, e lambisce la capitale Vientiane, che, con i suoi 378.000 ab. (1985), rappresenta, oltre che il centro politico del paese, anche la maggiore concentrazione urbana, economica e industriale. Non sono altrettanto favorite le altre città che, nel caso delle maggiori, si aggirano intorno ai 50.000 ab.: nel nord montuoso, Luang-Prabang, e nel sud Savannakhet. Seguono vari centri minori, tutti sotto i 15.000 abitanti.
La popolazione, al censimento del 1985 pari a 3.585.000 ab., è variamente distribuita. Scarsa nel Nord, tende a concentrarsi lungo le vallate, ma in ogni caso la densità media di 15 ab. per km2 non subisce troppe oscillazioni, arrivando nelle aree più popolate a valori di 50-60 ab. per km2. È comunque distinta da un fortissimo incremento che alla fine degli anni Ottanta oscillava intorno al 2,9% annuo. Buddisti in prevalenza, i Laotiani appartengono al gruppo cinese (60%); seguono i Kha (20%) e i gruppi etnici minori, come i Meo, gli Yao, ecc.
L'economia è in condizioni di pesante arretratezza: stime effettuate dalla Banca mondiale attribuivano al L. un reddito pro capite non superiore ai 250 dollari (dato relativo al 1991). I tre quarti della popolazione attiva sono impiegati nel settore primario, che contribuisce con meno del 60% alla formazione del prodotto nazionale lordo.
Solamente il 3,8% del territorio risulta arativo; ad esso si aggiunge un 3,4% di prati e pascoli. Oltre il 54% è coperto da foreste che vengono largamente sfruttate per ricavarne vari tipi di legname fra cui il teak. L'agricoltura, in gran parte collettivizzata, poggia su cooperative, ma denuncia un fortissimo ritardo. Accanto al riso, al mais, alle patate, alla manioca e alle arachidi, vengono coltivati tabacco, cotone, e frutta appartenente a varie regioni climatiche (agrumi, banane, ananas, ecc.). L'allevamento è rivolto soprattutto ai suini e ai bufali impiegati anche nei lavori rurali. La pesca è praticata lungo i fiumi e negli stagni. Il sottosuolo sembra ricco, ma poco valorizzato. Per il momento viene estratto soprattutto lo stagno, ma vengono segnalati anche apprezzabili giacimenti di minerali di piombo e zinco.
A parte pochi impianti per la lavorazione del tabacco, del cemento e del legname (segherie), l'industria è ancora a livelli di artigianato e soddisfa i mercati locali. È comunque in corso un programma di sviluppo, sostenuto da paesi europei, allo scopo di migliorare le condizioni socio-sanitarie (nel 1987 oltre 130.000 sono stati i casi di malaria) ed economiche, oggi tra le più precarie del mondo. Il paese dipende pressoché totalmente dalle importazioni, provenienti soprattutto dalla Thailandia, e dagli aiuti internazionali. I piani di sviluppo economico si susseguono negli anni: quello relativo all'intervallo 1991-95 ha come obiettivi il potenziamento delle infrastrutture e la creazione di attività produttive orientate all'esportazione, nel tentativo di migliorare il grave deficit della bilancia dei pagamenti. Nel contempo, però, le esportazioni tradizionali sono in declino e le importazioni denunciano forti incrementi.
Bibl.: M. Dufumier, Les premières transformations socialistes de l'agriculture en République du Laos, in Tiers Monde, 1980, pp. 813-30; G. Condominas, R. Pottier, Les réfugiés originaires de l'Asie du Sud-Est, Parigi 1982; C. Taillard, Les transformations de quelques politiques agricoles socialistes en Asie entre 1878 et 1982, ivi 1983.
Storia. - Il 23 agosto 1975 le forze filocomuniste del Pathet Lao assunsero formalmente il controllo dell'intero paese; ma alla guida del governo nazionale rimase una coalizione presieduta dal principe neutralista Souvanna Phouma, che comprendeva anche la corrente moderata del principe Souphanouvong. Il 2 dicembre dello stesso anno il re Savang Vatthana abdicò e venne proclamata la Repubblica democratica popolare del L. la cui presidenza fu assunta da Souphanouvong, mentre la carica di primo ministro veniva affidata a Kaysone Phomvihane, segretario del Partito rivoluzionario del popolo laotiano. L'indirizzo ideologico della nuova leadership portò, nel luglio 1977, alla firma di un trattato venticinquennale di cooperazione economica e militare con la Repubblica democratica del Vietnam e alla rottura dei rapporti con i paesi del blocco occidentale, e, in particolare, con la Francia accusata di proteggere e aiutare gli oppositori del regime. In politica interna, l'introduzione di un'economia pianificata si concretizzò nell'attuazione del primo piano quinquennale 1976-81, che diede risultati parzialmente positivi: accanto a una crescita del PNL, si registrò un aumento della produzione agricola, in particolare del riso, nonostante l'arretratezza dei sistemi di produzione e la mancanza di macchine e di fertilizzanti, mentre l'introduzione della proprietà collettiva della terra si rivelava un fallimento e veniva abbandonata verso la metà degli anni Ottanta.
In molte zone del paese si verificò un rafforzamento del Fronte di liberazione nazionale del popolo laotiano, costituitosi nel settembre 1980 con lo scopo di restaurare il regime monarchico; nell'agosto 1982 nacque a Bangkok un governo democratico del L. guidato dall'ex primo ministro Phoumi Nosavan e nel quale entrarono tutte le forze ostili al regime comunista.
Nel gennaio 1983 un rimpasto del governo vide il ridimensionamento del ruolo di alcuni personaggi storici del movimento rivoluzionario a favore dei ''tecnocrati'', che andavano acquistando un peso crescente nel tentativo di porre rimedio al disastrato sistema economico. In campo internazionale il governo di Vientiane, pur continuando a privilegiare i rapporti con Hanoi e con Mosca, riallacciò, il 30 novembre 1987, le relazioni diplomatiche con la Cina dopo anni di aspra polemica a causa del sostegno fornito dal governo di Pechino alla fazione filocinese del Pathet Lao. La normalizzazione dei rapporti tra i due paesi venne sanzionata dall'incontro, nell'ottobre 1989, tra Kaysone Phomvihane e Deng Xiaoping. Il 29 ottobre 1986 Phoumi Vongvichit divenne presidente della Repubblica al posto di Souphanouvong, dimessosi per motivi di salute.
Nel novembre 1986 il 4° Congresso del partito riconfermò Kaysone segretario generale e primo ministro e votò l'adozione di un programma di riforme economiche che ponevano fine al modello statalista inaugurato dopo il 1975.
Il ritorno a meccanismi di mercato fu scandito dalla costituzione di joint ventures, dalla competizione tra aziende pubbliche e dall'introduzione nelle campagne di un sistema fondato sulla responsabilità familiare e sulla libera vendita dei prodotti agricoli. La nuova politica economica varata dal governo tendeva ad accelerare lo sviluppo attraverso un maggior dinamismo nei rapporti con i paesi occidentali e soprattutto con la Thailandia e il Giappone. Il successo fu particolarmente evidente nelle aree urbane, mentre le campagne vennero appena sfiorate dall'accresciuto benessere. Significativo fu, in quest'ottica, il viaggio, nel novembre 1989, di Kaysone Phomvihane in Giappone, primo paese a economia di mercato visitato da un leader del regime laotiano a partire dal 1975. Anche con gli Stati Uniti furono migliorati i rapporti, tanto che alla fine del 1989 il governo di Washington concluse con quello laotiano un accordo per la concessione di un prestito di 9 milioni di dollari.
Nel marzo 1989 si tennero le prime elezioni nella storia del L. comunista. Tali elezioni portarono alla formazione di una nuova Assemblea nazionale la cui strategia politica fu però ancora elaborata da Kaysone. Questi avviò una ''perestroika social-buddhista'' allo scopo di far fronte sia a un crescente attivismo delle organizzazioni antigovernative, in particolare del Fronte unito di liberazione lao, sia al diffuso malcontento della popolazione per la situazione economica sempre precaria e per il rifiuto a ogni ipotesi di pluripartitismo e di apertura democratica opposto dal gruppo dirigente.
Due anni dopo, il 5° Congresso del partito apportò cambiamenti di rilievo alla linea politica. Nell'agosto 1991 fu varata la prima costituzione della Repubblica democratica del popolo del Laos. Questa confermò il ruolo guida del Partito rivoluzionario del popolo laotiano (partito unico) e affidò al presidente, eletto dall'Assemblea nazionale per cinque anni, il potere esecutivo. Kaysone Phomvihane venne eletto presidente della Repubblica (sostituito nella carica di primo ministro da Khamtay Siphandone), mentre uscivano di scena alcuni capi storici del movimento rivoluzionario come il principe Souphanouvong e Phoumi Vongvichit. Il 21 novembre 1992 Kaysone Phomvihane moriva e suo successore era nominato Nouhak Phoumsavan, presidente dell'Assemblea nazionale e numero due del regime.
Nel dicembre 1992 fu eletta la nuova Assemblea nazionale che nella sua prima sessione, tenutasi tra il 20 e il 25 febbraio 1993, confermò Phoumsavan alla presidenza e Siphandone alla carica di primo ministro.
Bibl.: Contemporary Laos: studies in the politics and society of the Lao people's Democratic Republic, a cura di M. Stuart-Fox, New York 1982; J. Dommen, Laos: keystone of Indochina, Boulder (Colorado) 1985; M. Stuart-Fox, Laos politics, economics and society, ivi 1986; W. Sage, J.A.N. Henchy, Laos: a bibliography, in Library Bullettin, 16 (1986), Singapore, Institute of Southeast Asian Studies; J.J. Zasloff, L. Unger, Laos: beyond the revolution, New York 1991.