Latini
I primi abitanti del Lazio
I Latini erano un popolo indoeuropeo giunto in Italia nel 3° o 2° millennio a.C. Stabilitisi nel Lazio, essi costituirono numerose comunità autonome che si federarono in leghe politico-religiose. Alternarono con Roma periodi di alleanza e di ostilità, ma nel 4° secolo a.C. furono sottomessi e assorbiti nello Stato romano
La regione in cui si stanziarono – il Latium vetus (in latino «Lazio antico») – si estendeva dal basso corso del Tevere, a nord, al promontorio del Circeo e a Terracina, a sud. Forse erano arrivati nella penisola insieme con i Siculi, che poi proseguirono verso meridione. Quel che è certo è che i Latini in età storica erano così radicati nel territorio da aver perso la memoria del loro arrivo e ritenersi autoctoni, cioè nativi della regione.
Una tradizione tramanda che il loro nome originario era in realtà Aborigeni e che quello di Latini era derivato dal re Latino, di cui si hanno solo notizie leggendarie. E proprio sul re Latino verte la prima testimonianza scritta sull’esistenza di questo popolo, costituita dalla Teogonia, poema del greco Esiodo (8°-7° secolo a.C.). In essa si legge che Latino era figlio di Ulisse e della maga Circe.
Un’altra tradizione, narrata nell’Eneide dal poeta romano Virgilio (1° secolo a.C.), racconta che Enea, fuggito da Troia dopo la sua distruzione, giunse nel Lazio, dove si scontrò con Latino, re dei Latini, e Turno, re dei Rutuli. Vinse Enea, che uccise Turno e sposò Lavinia, figlia di Latino. Diventato re dei Latini, Enea fondò una città che in onore della moglie chiamò Lavinium (oggi Pratica di Mare). Suo figlio, Ascanio, fondò invece Alba Longa, sui Colli Albani, nei pressi dell’odierno Castel Gandolfo. Da Enea sarebbero discesi anche Romolo e Remo, fondatori di Roma. I Latini non erano l’unico popolo dell’odierno Lazio, popolato anche dagli Italici: ai tempi dei Romani il nome fu esteso dapprima a tutti i popoli uniti nella Lega sacra del Monte Albano, poi a quelli che parlavano il latino.
I Latini erano divisi in gruppi, chiamati populi, politicamente autonomi. La forma di governo inizialmente era la monarchia, che venne poi sostituita da magistrature elettive. Vivevano di agricoltura e abitavano in villaggi collocati sulle alture.
I populi latini erano soliti federarsi in leghe politico-religiose, che veneravano una divinità comune. Le leghe erano dirette da un dittatore (dictator latinus), eletto a turno dai diversi popoli. I federati mettevano in comune gli eserciti, si spartivano i bottini di guerra, fondavano colonie, commerciavano tra loro. La lega più importante fu quella che venerava Giove Laziale nel santuario del Monte Cavo (la vetta più alta dei Colli Albani). Essa raccolse 47 comunità sotto l’egemonia di Alba Longa: tra i centri più importanti c’erano Antium, Ardea, Aricia, Laurentum, Praeneste, Tibur, Tusculum e Velitris.
Ogni primavera i federati s’incontravano al santuario per celebrare la festa delle Ferie Latine, in cui veniva sacrificato un toro bianco. Più tardi, dopo che il re di Roma Tullo Ostilio (7° secolo a.C.) ebbe distrutto Alba Longa, il re Servio Tullio (6° secolo a.C.) dedicò un tempio a Diana sul colle Aventino, per inaugurare una nuova lega sacra sotto la direzione di Roma. Molte città latine, però, rifiutarono l’egemonia romana e fondarono una propria lega, sempre dedicata a Diana, ma con centro ad Aricia, presso il Lago di Nemi.
All’inizio del 5° secolo a.C., dopo una serie di scontri e la vittoria presso il Lago Regillo (499, o 496 a.C.), i Romani costrinsero i Latini a diventare loro alleati. Fu il console Spurio Cassio a realizzare nel 493 a.C. l’accordo – chiamato foedus Cassianum («patto di Cassio») – che istituiva una lega per la difesa comune da altri popoli, come Equi, Volsci, Sabini ed Etruschi.
L’alleanza non fu però stabile: quando i Galli invasero e incendiarono Roma (390 a.C.) i Latini si divisero e lo stesso accadde durante le guerre sannitiche. Per questo i Romani, vittoriosi a Trifanum, sciolsero la lega (338 a.C.) e assorbirono i Latini nello Stato romano. Grazie allo ius Latii («diritto latino»), i Latini ebbero dei privilegi rispetto agli altri popoli italici sottomessi da Roma, come il diritto di cittadinanza se risiedevano a Roma.