Burd, Laurence Arthur
Nacque a Shrews bury il 1° giugno 1863 e studiò al Clifton College di Bristol e poi al Balliol College di Oxford, dove si laureò in classics nel 1885. Istitutore del figlio di lord Acton, insegnò poi alla Repton School nel Derbyshire, dove lavorò fino alla morte, avvenuta il 12 aprile 1931. Escluso il rapporto privilegiato con lord Acton, autore della prefazione alla sua edizione del Principe (1891), l’attività di B. maturò in un ambiente provinciale e fu estranea ai tradizionali canali accademici. Sebbene nella prefazione si affermasse (p. VII) che la sua edizione era «pensata soprattutto per l’uso di coloro che non avessero ancora familiarità con la vita e gli scritti di Machiavelli», essa risulta a tutt’oggi una miniera di informazioni anche per gli specialisti. Nella prefazione si possono già ravvisare le prime tracce di quel ‘contestualismo’ che caratterizzerà l’intepretazione novecentesca di M. in ambito anglosassone, quando si mette in guardia il lettore «contro l’idea che le opinioni espresse da Machiavelli fossero qualcosa di essenzialmente peculiare a lui solo, in cui egli si poneva in opposizione ai suoi contemporanei» (pp. VIII-IX). D’altro canto in B. si trovano già espressi dei caveat contro alcuni eccessi a cui tale interpretazione è andata incontro, vedendo in M. nulla più di uno dei tanti umanisti in cerca di un impiego per la loro retorica politica: «Nel caso di Machiavelli», ammoniva B., «possiamo dire con certezza che il motivo principale non fu il desiderio di un impiego; la composizione del Principe fu dovuta a considerazioni di più ampio carattere» (p. 22), come la crisi della libertà italiana, di cui offriva un historical abstract nell’edizione del Principe e nel capitolo sulla Firenze di M., composto, sempre su sollecitazione di lord Acton, per la Cambridge modern history (1902).
Tuttavia, più che nello scavo contestuale, il pregio dei lavori di B. si misura nella sua capacità di ricostruire il retroterra testuale da cui emersero le opere di M., non solo il Principe, ma anche l’Arte della guerra, alle cui fonti letterarie egli dedicò un importante studio. In B. si possono ritrovare, inoltre, alcune anticipazioni, senza le asprezze polemiche che ne hanno ostacolato l’accoglienza, delle più recenti tesi sulla formazione culturale di M.:
Supporre che egli abbia studiato approfonditamente gli autori sopra citati [Aristotele, Senofonte, Cicerone], finora, nel momento stesso in cui era totalmente occupato nella vita politica attiva, sarebbe forse voler dimostrare troppo ed esagerare nel fare di lui un grande uomo (L.A. Burd, in Il Principe, 1891, p. 173).
Inoltre il suo commento continua a indicare numerose piste di ricerca, molte delle quali ancora inesplorate, nella consapevolezza che l’impresa di rintracciare le fonti di M. non sia esclusivamente spassionato scrupolo filologico, ma affondi le sue radici all’interno delle polemiche sul machiavellismo: «Si è soliti citare Ranke come il primo a mettere in relazione il Principe con la Politica di Aristotele; in realtà tale somiglianza fu notata per la prima volta nel 1599» (p. XI). Tale capacità, mostrata alla fine del 19° sec., di confrontarsi criticamente con la secolare polemica su M. è uno dei tratti migliori di B., studioso convinto che la polemica sul machiavellismo «fosse in gran parte dovuta alla forma in cui Machiavelli scrisse: se avesse specificato i suoi giudizi o fosse stato meno costantemente chiaro e distinto, difficilmente sarebbe stato visto come un mostro di iniquità» (p. 17).
Bibliografia: N. Machiavelli, Il Principe, ed. L.A. Burd, Oxford 1891; Le fonti letterarie di Machiavelli nell’Arte della guerra, «Atti della Reale accademia dei Lincei», 1896, 5, 4, pp. 187-261.
Per gli studi critici si vedano: R. Price, L. Arthur Burd, Lord Acton, and Machiavelli, in Victorian and Edwardian responses to the Italian Renaissance, ed. J.E. Law, L. Østermark-Johansen, Aldershot 2005, pp. 257-80.