In linguistica, alterazione di pronuncia che tocca sistematicamente intere classi di articolazioni (per es., tutte le consonanti sorde, tutte le consonanti sonore ecc., salvo eventualmente quelle che si trovino in particolari posizioni). Il termine, variamente tradotto in italiano (mutazione, o rotazione consonantica), fu introdotto dai comparatisti tedeschi della prima metà del 19° sec. a indicare quei mutamenti sistematici che il consonantismo delle lingue germaniche presenta rispetto a quello delle altre lingue indoeuropee (1ª L.) e gli altri mutamenti che il consonantismo del tedesco meridionale presenta rispetto a quello del germanico più antico (2ª L.). Le due L. sono state e sono tuttora argomento di indagine così che la concezione odierna diverge per molti aspetti da quella dominante nel 19° secolo. Anche altre lingue presentano analoghe e indipendenti L. (per es., l’armeno).