lavoro di cittadinanza
loc. s.le m. Sostegno pubblico da erogarsi temporaneamente ai lavoratori in difficoltà nel loro rapporto di lavoro.
• Stefano Fassina parla con «Repubblica» di numeri astrusi e propaganda becera. «Per quell’intervento di miliardi ne servono almeno 30, gli interventi proposti non arrivano a 4». Poi, da politico più che da viceministro: «Io sono per il lavoro di cittadinanza, non per l’assistenza. Quella proposta, oltre a essere irrealistica, rinuncia a dare alla persona la dignità che solo il lavoro consente di raggiungere». (Annalisa Cuzzocrea, Repubblica, 9 novembre 2013, p. 4) • «Riparto da zero con la forza delle mie idee»: no al reddito di cittadinanza proposto dai Cinque stelle, allora, «dobbiamo trovare un paracadute ma non dire ai giovani “tranquillo, ci pensa papi”, dove papi è lo Stato», piuttosto lo chiama un «lavoro di cittadinanza: provaci e se hai bisogno ti aiuto» (Matteo Renzi riportato da Francesca Schianchi, Secolo XIX, 27 febbraio 2017, p. 2, Primo piano) • Un po’ tutti, da sinistra a destra e viceversa, sembrano affascinati dal riferimento alla centralità della lotta alla povertà e alle crescenti diseguaglianze sociali; così tutti si lanciano a definire la platea dei potenziali destinatari di tale lotta: selezionandone i livelli e i territori; inventando formule mediaticamente prensili (salario o lavoro di cittadinanza); stendendo tabelle e infografiche per far capire cosa si intende fare; mettendo a fuoco le risorse finanziarie e le strutture organizzative necessarie. (Giuseppe De Rita, Corriere della sera, 14 marzo 2017, p. 1, Prima pagina).
- Composto dal s. m. lavoro, dalla prep. di e dal s. f. cittadinanza.