LAZZARINI
Famiglia di stampatori, fu attiva a Roma con edizioni datate dal 1740 al 1814.
Il capostipite Giuseppe nacque a Roma nel 1702 circa. Apparteneva a una ricca famiglia di computisti e sensali, con casa e ufficio in via Frattina, guidata da Giovanni Carlo (morto nel 1704) e Giuseppe senior (morto nel 1720). Giuseppe sposò Anna Maria Politi (nata nel 1714), figlia del cassiere ed esattore Pietro Paolo Politi, che diresse dal 1723 il Banco Rospigliosi. Entrò così in contatto con G.B. Bernabò, dell'importante famiglia di stampatori, dal 1731 marito di Teresa Politi, sorella maggiore di Anna Maria. Le ricche sorelle, tra loro molto legate, procurarono stretti rapporti di amicizia e di affari tra i due cognati acquisiti, che nel 1738 fecero società per gestire la tipografia ereditata da Bernabò dopo la morte del padre Rocco. Bottega e officina furono trasferite dal vicolo dei Chiodaroli in una nuova e ampia sede in piazza di Sciarra "sotto l'Arco di Carbognano"; in quella casa i soci abitarono per tutta la vita formando quasi un'unica famiglia.
La ditta prosperò e nel 1748 ottenne l'appalto della Stamperia camerale al canone annuo di 20.000 scudi, con proficui risultati per i soci e per la Camera apostolica, onde il rinnovo degli appalti novennali del 1757 (canone annuo di 18.000 scudi) e del 1766 (canone annuo di 22.000 scudi). Il 22 dic. 1758 Giuseppe rimase vedovo. Quando Bernabò morì (28 marzo 1769) il terzo novennio di appalto della Stamperia camerale era in corso e per sei anni figurarono nominalmente la vedova e la figlia del defunto titolare, ma di fatto la gestione fu di Giuseppe. Per il successivo novennio egli ottenne dal governo pontificio il rinnovo della concessione a nome suo e del figlio Luigi al canone diminuito di 19.000 scudi annui.
Giuseppe morì nel 1779 o 1780 lasciando l'azienda nelle ormai esperte mani di Luigi (nato nel 1741), mentre l'altro figlio, Pietro Paolo (nato nel 1742), si era fatto sacerdote (1767) e coltivava le lettere come membro dell'Arcadia (Flumenio Messoliaco). Luigi ottenne da Pio VI una nuova sede stabile per la Stamperia camerale nel palazzo già Cornaro alla fontana di Trevi (1780); perciò quella strada prese da allora il nome, tuttora in uso, di via della Stamperia. Nello stesso edificio fu collocata anche la Calcografia camerale, che vi rimase fino al 1837. Allo scadere del novennio Luigi ottenne il rinnovo dell'appalto al medesimo canone (1784); un ulteriore rinnovo si ebbe per il novennio 1793-1802 con il canone diminuito a 16.000 scudi annui, ma si interruppe nel 1798, per l'abolizione delle privative deliberata dal nuovo governo repubblicano. L'incarico di stampatore camerale e la concessione in appalto furono ristabiliti due anni dopo e assegnati a Luigi e famiglia con un contratto di ben 14 anni (1800-14), a condizioni ancora più convenienti (canone annuo di 12.000 scudi, ridotti di 5500 dal 1804).
Luigi morì nel 1813 e gli subentrarono gli eredi Francesco e Felice, ma i due, pur pagando per gli anni 1814-15 un canone maggiorato (23.900 scudi), furono quasi subito sostituiti dal loro fideiussore V. Poggioli, che offriva al restaurato governo pontificio ottime garanzie sotto il profilo economico e politico, mantenendo l'appalto fino al 1827.
L'attività editoriale dei L. appare notevole sia in senso quantitativo sia per la presenza di opere di rilievo storico-culturale. Accanto alle numerose edizioni di testi pubblicati a nome della Stamperia camerale, molti altri recano il nome L., dimostrando una autonoma capacità di promozione editoriale della ditta. Per i rapporti con il governo pontificio è molto indicativo il lungo permanere nell'incarico di stampatori camerali e l'assegnazione di una sede stabile in un grande palazzo di proprietà pubblica (Pio VI lo aveva rilevato in enfiteusi perpetua dal principe Doria Pamphili). Ma i L., come molti altri imprenditori e uomini di cultura, cercarono di mantenere il loro ruolo pubblico nel turbinoso periodo giacobino e napoleonico barcamenandosi tra le opposte parti, e forse questa parziale disponibilità verso il nuovo regime costò loro l'esclusione dall'incarico della Stamperia camerale nell'epoca della Restaurazione. Il percorso politico della ditta si può evincere anche da alcuni titoli importanti usciti dalla loro tipografia: nel 1793 l'orazione funebre per Luigi XVI recitata a Pio VI da P. Leardi; l'anno seguente un'ampia illustrazione della politica economica di Pio VI (P. Vergani, Della importanza e dei pregi del nuovo sistema di finanza dello Stato pontificio). Ancora più significativi appaiono testi di propaganda, tra i quali spicca, sempre nel 1794, la Congiura contro la religione cattolica ed i sovrani di J.-Fr. Lefranc, a cura dell'abate G. Tanursi di Ripatransone, presentata come "opera che compisce di smascherare i Liberi Muratori, e di confondere i Filosofi ed i Settarj di tutti i generi". Ma nel 1798 la tipografia Lazzarini si affrettava a stampare le Leggi relative alla costituzione della Repubblica Romana.
Fra le altre edizioni dei L. si segnalano per importanza alcune opere storiche (F. Bussi, Istoria della città di Viterbo, 1742; P.M. Corradini, De primis antiqui Latii populis, 1748; E. Lucidi, Memorie storiche dell'antichissimo municipio ora terra dell'Ariccia, 1796), in particolare la Storia dei solenni possessi de' sommi pontefici detti anticamente processi o processioni di F. Cancellieri (1802). Nel 1746 usciva dalla tipografia Lazzarini e Bernabò la seconda edizione del famoso saggio di S. Maffei, Dell'impiego del denaro, contenente un'enciclica di Benedetto XIV all'autore; l'anno dopo il catalogo di A. Berti della scelta raccolta libraria Capponi, che fu acquistata dalla Biblioteca Vaticana; nel 1792 le Notizie storiche delle Accademie d'Europa, di P. Mastai Ferretti. Tra le edizioni di interesse artistico, accanto all'Accurata e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma di R. Venuti (1763), spiccano due grandi edizioni del 1791: la ristampa dell'edizione latina delle Picturae antiquae cryptarum Romanarum di G.P. Bellori (in folio con 19 nuove tavole) e la Storia del duomo di Orvieto di G. Della Valle, comprendente un atlante in foglio massimo con 38 magnifiche tavole. Non mancano interessanti testi scientifici (G.V. Petrini, Gabinetto mineralogico del Collegio Nazareno, 1791-92; D. Morichini, Saggio medico-chimico sopra l'acqua di Nocera, 1807), vari testi legati alle Marche (Ancona, Ripatransone), numerosi libretti per musica (soprattutto nel periodo in società con Bernabò) e un interessante trattato di musica, la Grammatica melodiale teorico-pratica, del francescano Francesco di Rossino (1793); l'opera, lodata da I. Costa, maestro di cappella del re di Portogallo, e da S. Silveira, maestro di canto nel Seminario romano, si propone come chiara esposizione del canto fermo liturgico.
Fonti e Bibl.: S. Franchi, Le impressioni sceniche. Diz. bio-bibliografico degli editori e stampatori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800, in collaborazione con O. Sartori, I, Roma 1994, pp. 49, 58-60, 401-403 (con riferimenti bibliografici e alle fonti d'archivio); II, Integrazioni, aggiunte, tavole, indici, ibid. 2002, pp. 106 s.; A.M. Giorgetti Vichi, Gli Arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, Roma 1977, p. 132.