Le radici economiche della discriminazione
Una regolarità statistica riscontrata ovunque indica che le donne guadagnano meno degli uomini anche quando hanno le loro stesse competenze e svolgono l’identica attività. L’ampia diffusione di differenziali salariali non è tuttavia sufficiente per arrivare alla conclusione che sul mercato del lavoro ci sia necessariamente discriminazione tra uomo e donna. Nello stesso modo, dal confronto degli stipendi di lavoratori appartenenti a differenti etnie all’interno dello stesso paese non è possibile trarre solide conclusioni sulla presenza di datori di lavoro razzisti. Il problema è che esistono tanti fattori non facili da misurare – le abilità innate, l’efficacia del processo educativo, l’influenza del background familiare – che concorrono a determinare, oltre alla possibile presenza di atteggiamenti discriminatori, le differenze salariali.
A studiare questi temi si sono dedicati alcuni dei migliori economisti a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, quando il futuro premio Nobel Gary Becker scrisse la sua tesi di dottorato proprio sulla discriminazione, un tema fino a quel momento off-limits per gli economisti. Oggi tra i più brillanti studiosi della discriminazione economica c’è un indiano, con nome e cognome impronunciabili, Sendhil Mullainathan.
Nato in un piccolo villaggio di campagna, Mullainathan si è poi laureato in computer science alla Cornell University e ha preso il suo PhD in Economia al MIT di Boston. Oggi insegna a Harvard ma, nonostante i suoi studi sofisticati (o forse proprio grazie a essi), usa metodi semplici e innovativi – ben presto adottati in tutto il mondo – per capire come la discriminazione abbia un effetto sugli stipendi e sulle possibilità di trovare lavoro.
Per grattare sotto la superficie dei dati del mercato del lavoro, da cui non è facile cogliere la presenza o l’assenza di discriminazione, Mullainathan ha pensato di studiare il ruolo dei cognomi – del loro suono e della loro radice o desinenza – nel determinare le scelte dei responsabili delle risorse umane.
A partire da una semplice domanda che possiamo formulare come segue: se sul tavolo di un manager delle risorse umane italiano arrivano due curricula, identici in tutto tranne che uno appartiene al signor Abdul Aziz e l’altro al signor Paolo Rossi, chi ha la maggiore probabilità di ricevere una telefonata che gli fissa un colloquio di lavoro?
La risposta trovata da Mullainathan (su dati americani) è inequivocabile: il lavoratore con il nome dal suono familiare ha una ben più alta probabilità di essere selezionato rispetto a quello con il nome straniero.
A dispetto del fatto che la similarità delle loro competenze dovrebbe rendere la scelta tra l’uno e l’altro del tutto casuale, simile al risultato di testa o di croce in seguito al lancio di una moneta verso l’alto. Con un risultato come questo tra le mani, si può ben parlare di discriminazione.
In un’altra recente ricerca basata su dati sudafricani, Mullainathan ha anche calcolato che, quando ci si rivolge per iscritto a un istituto di credito per ottenere un prestito, l’inclusione di una bella foto – un piccolo dettaglio con valenza esclusivamente psicologica – può condurre a una sostanziosa riduzione del tasso di interesse debitorio praticato dalla banca. La discriminazione non influenza dunque solo il mercato del lavoro ma anche quello del credito, non meno cruciale nella vita delle persone. Per i suoi studi, che evidentemente controbilanciano la virtuale impronunciabilità del suo cognome, Sendhil Mullainathan è il favorito nella corsa per la Clark Bates Medal del 2012, la medaglia che premia il migliore economista attivo in America sotto i 40 anni e che in passato ha spesso preannunciato al suo vincitore il conseguimento del premio Nobel dopo qualche decina di anni. E a buon diritto: i risultati da lui conseguiti sulla presenza di discriminazione indicano l’urgenza di incorporare elementi non razionali nell’economia tradizionale in modo da capire meglio i comportamenti sociali.
John Bates Clark
Economista americano e pioniere della ‘rivoluzione marginalista’, John Bates Clark (1847-1938) insegnò per la maggior parte della sua carriera alla Columbia University di New York dopo essersi formato in ambiente tedesco (a Zurigo e Heidelberg). La medaglia a lui intitolata, assegnata dall’American Economic Association, può premiare qualsiasi economista attivo negli Stati Uniti, anche se di altra nazionalità, e di fatto ad aggiudicarsela sono studiosi nati, cresciuti e formatisi al di fuori dei confini americani. Tra i suoi vincitori dodici hanno poi ricevuto il Nobel per l’economia: l’ultimo è stato Paul Krugman (n. Long Island, 1953) nel 2008; prima di lui ci sono stati Paul Samuelson (1915-2009), Milton Friedman (1912-2006) e Joseph Stiglitz (n. Gary, 1943), per citare solo i nomi più noti anche fra i non addetti ai lavori.
Donne in politica e nell’economia
Condoleeza Rice è stata la seconda donna dopo Madeleine Albright (1997-2000) e la seconda persona di origini afroamericane (dopo Colin Powell) a ricoprire il ruolo di segretario di Stato; in precedenza era stata consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti. Christine Lagarde, la prima donna ministro dell’Economia in Francia e nell’intero G8, e dal giugno 2011 nuovo direttore generale del FMI, è solo l’ultima di una serie di donne che nell’ultimo decennio sono ascese a posizioni di responsabilità in tutti i campi. Il caso italiano, in cui Emma Marcegaglia e Susanna Camusso guidano le principali associazioni di imprenditori e lavoratori, non è isolato: anche le confederazioni degli industriali francesi e britannici hanno presidenti donna. Soprattutto nell’ultimo decennio sono numerose le donne ascese a posizioni di elevata responsabilità politica: nel 2011 ricordiamo Dilma Rousseff (presidente del Brasile), Yingluck Shinawatra (primo ministro della Thailandia), Hina Rabbani Khar (nuovo ministro degli Esteri pachistano), Helle Thorning-Schmidt. Inoltre, Helen Alexander, Carme Chacón, Angela Merkel, Laurence Parisot sono state le prime donne a rivestire le cariche che attualmente ricoprono.
Gary Becker
Nato nel 1930, premio Nobel per l’economia nel 1992, Gary Becker ha insegnato alla Columbia University e poi a Chicago. Oltre che di discriminazione sui mercati (sia del lavoro sia dei beni) si è occupato di problemi legati agli investimenti in capitale umano e al comportamento delle famiglie e ha teorizzato la possibilità di analizzare in termini ‘economici’ (cioè di costi e benefici) il comportamento criminale e altre attività umane spesso, ma a torto, esaminate indipendentemente da simili considerazioni.
Il Poverty action lab
Sendhil Mullainathan è stato, nel 2003, uno dei fondatori di quello che è oggi conosciuto come Abdul Lateef Jameel Poverty Action Lab (che prende il nome dal padre del mecenate che lo ha finanziato nel 2005) presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT). Tale istituzione, oggi attiva in Africa, America Latina, Asia ed Europa in collegamento con università situate in loco, ha come obiettivo quello di usare il metodo della ‘valutazione randomizzata’ (randomized evaluation), impiegato da Mullainathan nel suo studio sulla discriminazione nel mercato del lavoro, allo scopo di testare e migliorare l’impatto di programmi e politiche volti alla riduzione della povertà.
Fare le domande giuste
Nel 2008, Sendhil Mullainathan è stato fra i fondatori del centro studi Ideas 42 (www.iq.harvard.edu/programs/ideas42), basato sul principio che «fare le domande giuste è il presupposto di qualsiasi lavoro ben fatto». Fra i suoi obiettivi c’è quello di dare un’applicazione pratica alle più recenti scoperte dell’economia e della psicologia circa i fattori che influenzano il comportamento umano.
Per saperne di più
Sendhil Mullainathan (con Marianne Bertrand), ‘Are Emily and Greg More Employable than Lakisha and Jamal? A Field Experiment on Labor Market Discrimination’, in American Economic Review, 94 (4), 2004, pp. 991-1013.
Sendhil Mullainathan (con Abhijit Banerjee, Marianne Bertrand, e Saugato Datta), ‘Labor Market Discrimination in Delhi: Evidence from a Field Experiment’, in Journal of Comparative Economics, 37 (1), 2009, pp. 14-27.
Sendhil Mullainathan (con Marianne Bertrand e Rema Hanna), ‘Affirmative Action in Education: Evidence from Engineering College Admissions in India’, in Journal of Public Economics, 94 (1-2), 2010, pp. 16-29.
Sendhil Mullainathan (con Marianne Bertrand, Dean Karlan, Eldar Shafir e Jonathan Zinman), ‘What’s Advertising Content Worth? Evidence from a Consumer Credit Marketing Field Experiment’, in Quarterly Journal of Economics, 125 (1), 2010, pp. 1-45.