LEGAZIONI e DELEGAZIONI
Nomi sotto i quali si designavano negli antichi territorî pontifici le provincie nelle quali era diviso lo stato.
Le varie trasformazioni attraverso le quali questo era passato, si erano gradualmente consolidate, come ci appaiono nell'ordinamento di Clemente XI (1700-1781), in una suddivisione in dodici provincie (Lazio, Patrimonio di San Pietro, Campagna e Marittima, Umbria, Sabina, (Ducato di Spolelo, Marca di Ancona, Bologna, Romagna, Ferrara, Urbino, Montefeltro), oltre le contee di Avignone e del Venassino in Francia, e i territorî di Benevento e Pontecorvo nel regno di Napoli. Le provincie erano allora amministrate da goivernatori, in parte prelati, in parte giuristi laici; ma Bologna, Ferrara, la Romagna, Urbino e Avignone avevano alla loro testa cardinali legati, sotto i quali stavano vicelegati. Qualche mutamento di non molta importanza nell'ordinamento e nella determinazione si ebbe nel corso del secolo. Con la Rivoluzione francese lo Stato pontificio perdette dapprima la legazione di Avignone e il contado Venassino; ma più tardi, con la pace di Tolentino (1797), dovette rinunciare alle legazioni di Bologna, Ferrara e Romagna. L'anno dopo lo Stato della Chiesa cessò di esistere per breve tempo (Repubblica Romana). Con il 1800 Pio VII ripartì il territorio non ceduto a Tolentino, in 7 delegazioni, sotto prelati apostolici (Viterbo, Spoleto, Perugia, Camerino, Macerata, Ancona, Urbino). Dopo la temporanea soppressione napoleonica del 1809, lo stato, restaurato nel 1814 senza Avignone e il Venassino, fu diviso in 11 provincie, distinte in delegazioni di 1ª classe (Romagna, Bologna, Ferrara), di 2ª (Marittima, Campagna, Patrimonio), di 3ª (Urbino, Sabina, Umbria, Camerino, Marca, Benevento). Più tardi le legazioni furono fissate nel numero di quattro, rette da cardinali legati e prelati vicedelegati: Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna. Le altre provincie, salite al numero di 14, furono clhiamate delegazioni (Urbino e Pesaro, Ancona, Fermo, Frosinone, Macerata, Perugia, Spoleto, Viterbo, Ascoli, Benevento, Camerino, Civitavecchia, Rieti, Comarca di Roma). Alle delegazioni fu preposto un prelato come delegato apostolico, eccetto che alla Comarca, i cui due centri, Tivoli e Subiaco, furono retti da laici dottori in diritto.
Nuova ripartizione fece Leone XII (1827), riunendo insieme alcune minori delegazioni. Queste furono in numero di 13, oltre la Comarca. Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna, rette da un cardinale, conservavano il nome di legazioni, titolo usato promiscuamente anche per le delegazioni riunite di Pesaro e Urbino, Fermo e Ascoli, Macerata e Camerino, Spoleto e Rieti, Viterbo e Civitavecchia. ln uno dei due capoluoghi stava il delegato, nell'altro un luogotenente. La Comarca era retta da un presidente. Legazioni, delegazioni e Comarca si ripartivano in podesterie. Legati, delegati e presidenti dipendevano amministrativamente dagli organi dell'amministrazione centrale, meno che per le materie ecclesiastiche, per quelle di ordine giudiziario civile e per l'amministrazione finanziaria, per le quali dipendevano dagli appositi dicasteri. I funzionarî erano tutti di nomina pontificia. Gregorio XVI conservò le innovazioni di Leone XII, ma ristabilì l'autonomia delle delegazioni di Ascoli, Rieti e Civitavecchia, alle quali unì l'altra di Orvieto. Alle legazioni aggiunse quella di Velletri, retta in perpetuo dal cardinal decano. La ripartizione dello stato fu fissata in 21 provincie, delle quali sei legazioni (Velletri, Urbino e Pesaro, Ravenna, Forlì, Bologna, Ferrara), tredici delegazioni (Frosinone e Pontecorvo, Civitavecchia, Viterbo, Orvieto, Rieti, Spoleto, Perugia, Camenno, Macerata, Fermo, Ascoli, Ancona, Benevento), il territorio di Roma e Comarca, il distretto di Loreto. Gregorio XVI stabilì anche che quando a una delegazione di 1ª classe (come avvenne per Urbino e Pesaro) veniva preposto un cardinale, la delegazione assumesse il titolo di legazione e il cardinale quello di legato con speciali prerogative, volta per volta assegnate con un breve (editto 5 luglio 1831 e riparto territoriale del 1833). La durata normale del governo di un legato era di tre anni, ma poteva essere prorogato. Indeterminata era, invece, la durata di quello dei prelati delegati.
Le rivoluzioni e le guerre del Risorgimento mutarono radicalmente la ripartizione e l'ordinamento delle legazioni e delegazioni pontificie, tolte una dopo l'altra al pontefice (v. chiesa, X, p. 38 segg.; romana, questione; e sotto i nomi delle singole città).