leggenda
Al confine tra storia e immaginazione
La leggenda è un racconto tradizionale di argomento mitico, religioso o eroico, in cui fatti e personaggi storici o immaginari legati a luoghi o festività particolari vengono reinventati dalla fantasia popolare e continuamente riproposti e ricreati
Le leggende sono brevi racconti che nascono quando l’immaginazione popolare ‘gioca’ con la realtà. Nel loro insieme sono certamente uno dei più bei prodotti dell’intelligenza umana perché parlano, sì, di fatti veri, ma lo fanno usando tutti i trucchi delle finzioni narrative dei grandi scrittori. È per questo che molte leggende hanno attraversato i secoli passando di bocca in bocca da padre a figlio.
I racconti leggendari sono moltissimi e parlano praticamente di tutto. Non si contano, per esempio, le leggende sulle forze della natura e sui rapporti dell’uomo col mondo fisico. Sono le leggende che hanno come protagonisti i mille fenomeni della natura e della vita: le stelle, che una leggenda dei pellirosse vede come bambini volati in cielo chiamati dalla Luna; le piante, di cui spesso si dice che aiutano e proteggono gli uomini, come il biancospino nel Sud dell’Italia, il corbezzolo nell’antica Roma o la noce nelle tradizioni nordiche; le pietre, che nascondono quasi sempre esseri umani così trasformati per qualche loro colpa. E poi il mare, con la superficie solcata da vascelli fantasma o le profondità abitate da piovre giganti, e ancora vulcani, tempeste, venti e così via.
Altre bellissime leggende spiegano invece i rapporti tra l’uomo e tutto ciò che si crede appartenga a un mondo soprannaturale. Sono di questo tipo, e sono molto importanti, le tante leggende sulla vita dei profeti e dei santi, le cosiddette leggende agiografiche: la parola agiografia è di origine greca e significa «scrittura relativa ai santi». Accanto alle leggende agiografiche se ne trovano poi moltissime altre i cui protagonisti sono dei, demoni, fantasmi, eroi o anche comuni mortali, visti a seconda dei casi come l’origine di sogni, malattie, nascite o morti, guarigioni, casi fortunati o sfortunati.
Nessuno sa, infine, quante siano le leggende che raccontano come sono andati episodi storici vissuti dalle tante comunità umane. È certo, comunque, che per ogni evento storico di qualche importanza l’immaginazione popolare non manca mai di giocare con la storia inventando una leggenda. Succede con l’origine dei gruppi umani o con la costruzione di monumenti religiosi; con le guerre vittoriose o con le carestie devastanti; con le imprese individuali e con quelle collettive.
Una caratteristica particolare della leggenda consiste nel fatto che questa forma di narrazione somiglia molto ad altre forme di narrazione, ma non è mai uguale a nessuna di esse.
Un caso molto frequente è quello delle leggende che somigliano alle fiabe o alle favole. A differenza delle favole, però, che sono storie senza né luogo né tempo (per esempio, non è interessante sapere quando e dove è nata Cenerentola), le leggende indicano sempre luoghi e date precise, anche se fantasiosi.
In altri casi le leggende sembrano veri e propri racconti (novelle e racconti). I racconti, però, in genere parlano solo di esseri umani, mentre le leggende sono piene di ogni specie di protagonisti.
Sono poi molte le leggende che sembrano veri miti, ma anche in questo caso ci sono differenze decisive. I racconti mitici, infatti, fanno parte integrante delle convinzioni religiose di un popolo. Le leggende, invece, preferiscono parlare di fatti più comuni e quotidiani e non arrivano mai ad avere una vera importanza religiosa.
Ma come mai le leggende riescono a parlare di tante cose e a somigliare a tante forme di narrazione diverse? Il segreto è nascosto nel fatto che la leggenda segue pochissime regole: non deve essere molto lunga, deve avere pochi personaggi e deve usare parole facilmente comprensibili. Tutto qui. Per il resto, la leggenda gode di una grande libertà espressiva, può cioè raccontare le cose come meglio crede.
Per esempio, sappiamo tutti che una grande città non può nascere in un preciso e unico giorno. Eppure la leggenda della nascita di Roma sul Palatino dice, con grande precisione, che questa città è stata fondata il 21 aprile di circa 27 secoli fa. È un’aggiunta di fantasia, ma molto efficace, perché fa felice tutti i Romani, che il 21 aprile di ogni anno festeggiano con un giorno di vacanza il natale della loro città.
Un altro trucco narrativo molto usato dalla fantasia popolare è quello di trasportare fatti o personaggi da una storia all’altra, trasformandoli a piacere. In Africa una leggenda spiega perché il facocero, un mammifero simile al cinghiale, ha il muso piatto. La leggenda dice che tanto tempo fa il facocero era molto amico del falco e per questo ardeva dal desiderio di volare. Il falco, per aiutarlo, chiese miele alle api e penne agli struzzi e costruì un paio di ali che legò alle zampe dell’amico. Poi, con una liana, lo portò in alto e di lì il facocero, felicissimo, prese a volare. Ma, ahilui, ben presto il Sole torrido dell’equatore sciolse il miele. Le penne delle ali si staccarono e il povero facocero cadde rovinosamente con il muso per terra. Da allora, muso piatto per sempre. Ebbene, la leggenda del facocero somiglia molto da vicino a un mito greco, quello del giovane Icaro, che invece di usare con assennatezza le ali che il padre Dedalo aveva fabbricato con penne e cera per fuggire dal labirinto in cui erano prigionieri, volle volare verso il Sole fin tanto che il calore sciolse la cera facendolo precipitare al suolo.
Ma il bello delle leggende sta nel fatto che possono cambiare anche la natura e il valore delle storie da cui si ispirano. Tutti ricordiamo cosa dice la Bibbia su Adamo ed Eva. Come si sa, alla creazione del mondo Adamo ed Eva erano i padroni della Terra, ma Eva disobbedì a Dio mangiando il frutto proibito e i due per punizione vennero cacciati per sempre dal Paradiso terrestre. All’altro capo del mondo, in Giappone, la leggenda del dio Izanagi e della dea Izanami è molto simile al racconto biblico. Si narra infatti che Izanagi e Izanami erano stati incaricati dagli altri dei di creare la Terra: presa dall’entusiasmo per l’importante incarico, Izanami chiede a Izanagi di sposarla e questi acconsente prontamente. Gli dei però avevano stabilito che la domanda di matrimonio poteva essere fatta solo dall’uomo e così, per punizione, i due protagonisti sono condannati ad avere due figli mostruosi.
Come si vede, sia in Occidente, con la Bibbia, sia nell’Estremo Oriente, con le divinità giapponesi, se si disobbedisce a una volontà divina ne segue una punizione severissima. Sennonché, la storia degli dei giapponesi prosegue, e l’intera leggenda prende un significato completamente diverso. Si racconta infatti che Izanagi, capito l’errore e spinto da sincero e ricambiato amore per la sua compagna, non esitò a chiederle se voleva essere ancora sua moglie. Izanami ne fu felice e accettò la proposta con gratitudine. In questo modo il volere superiore era stato ristabilito e in premio ai due creatori vennero dati due figli bellissimi, nientedimeno che Honshu e Hokkaido, le due isole più grandi di cui è fatto il Giappone.
Alla fantasia dei popoli poco importa, come si è visto, che il racconto leggendario deformi la realtà. L’importante è che le vicende narrate vengano ricordate nei secoli e che la storia della comunità sia esaltata o resa tipica. Quando esisterà una biblioteca in cui si potranno leggere tutte le leggende del mondo sarà sicuramente piena di ragazzi, ma non mancheranno i professori, gli scrittori, i registi, i musicisti, i cantanti pop e tanti altri ancora. Il fatto è che il libero gioco tra la razionalità e l’immaginazione popolare non smette mai di far nascere leggende. Una vera cuccagna per chi cerca idee affascinanti da raccontare.