BISTOLFI, Leonardo
Figlio di Giovanni, intagliatore in legno, morto nel 1861, e di Angela Amisana, maestra, nacque a Casal Monferrato il 15 marzo 1859. Con una borsa di studio del comune di Casale, poté studiare a Brera (1876-79), dove frequentò il corso di scultura di Giosuè Argenti. Nel 1880 andò a Torino per seguire all'Albertina il corso di Odoardo Tabacchi, che tuttavia lo congedò ben presto considerandolo già esperto.
Il B. aprì allora a Torino un modesto studio in via Bava e nel 1881 ebbe dalla famiglia Braida la prima commissione per un monumento funerario da sistemare nel locale cimitero: L'Angelo della Morte, opera d'impostazione idealistica.
Ben diverse furono le opere successive. Ispirandosi all'Assommoir di Zola, il B. tradusse in plastica la baruffa tra due donne (Le lavandaie) in modi così spregiudicatamente veristici che il lavoro fu rifiutato alla Promotrice di Torino del 1882: per protesta il B. espose il pezzo in una vetrina del negozio Janetti. Seguirono, nel 1883, il busto di A. Fontanesi (Torino, Accademia),Tramonto, e poi Amanti (1884),Vespero (1885), il busto di L. Delleani (1886), Piove (Roma, Galleria naz. d'arte moderna),Contadini,Al sole (tutti del 1887),Mater Dolorosa (1888) ed infine Il crepuscolo (1892), opere che, nonostante un certo piglio di brutale verismo (il cui apice è forse il Ritratto di donna all'inginocchiatoio), riecheggiano per l'impronta impressionistica l'ambiente antiaccademico milanese, dominato dal romanticismo degli "scapigliati" e dall'esempio del Grandi e del Cremona.
Nel 1888 il B. partecipò al concorso per un monumento a Garibaldi da erigere a Milano. Vinse lo Ximenes, ma gli artisti milanesi fecero tradurre in bronzo a loro spese il bozzetto del B. e lo donarono al comune (Castello Sforzesco).
Ma, come aveva già testimoniato L'Angelo della Morte, il B. tendeva più allo spirituale che al reale, più al simbolo che alla natura. Questa tendenza doveva affermarsi definitivamente con La Sfinge (1889-92), per la tomba della famiglia Pansa (Cuneo). La reazione simbolista fin de siècle al verismo, la fortuna del decorativismo liberty trovarono in B. un assertore ed un paladino nell'Italia dei decenni precedenti la grande guerra. Il B., considerato uno dei maggiori scultori del momento, riempì i cimiteri dell'Italia settentrionale con le sue opere, tanto da essere denominato "il poeta della Morte" (Corradino).
Fra i più importanti dei suoi monumenti funerari sono l'altorilievo Le Spose della Morte (1895) della cappella Vochieri a Frascarolo Lomellina; la tomba a Borgo S. Dalmazzo dell'ingegner Grandis, autore del traforo del Fréjus, con La Bellezza della Morte (pure del 1895), esposta a Venezia; il monumento sepolcrale a G. Durio in Madonna di Campagna (Torino) con Il Dolore confortato dalle memorie, del 1898, che, presentato all'Esposizione di Torino di quello stesso anno, venne premiato con medaglia d'oro; La Morte e la Vita (tomba Abegg, Zurigo, 1902: il modello fu esposto alla Biennale del 1914), opera alquanto teatrale in cui "la morte cammina come allora camminava Eleonora Duse" (Marchiori); L'Olocausto (1903, esposto a Venezia nel 1905) per il monumento funerario Crovetto a Montevideo (M. Labò, in L'arte decorativa moderna, III, pp. 129-134).
Nella produzione del B. non mancarono ritratti - busti di Vittorio Emanuele II e di Umberto I (1897 e 1900, Saluzzo), di Giacosa, (bronzo, Colleretto-Giacosa, villa Albertini; gesso, Roma, Burcardo), di De Amicis, di Graf - e le sculture monumentali civili quali i monumenti a Garibaldi (San Remo, 1908), a Zanardelli (Maderno, 1908) e a G. Modena (Torino, 1910; bozzetto a Roma, Burcardo), ed il gruppo del Sacrificio per il monumento a Vittorio Emanuele II in Roma.
Nel 1913 veniva sistemato a Bergamo il suo monumento a Cavour: la figura femminile, nella sua simbologia, ricorda non poco il nudo uscente dalla rupe del monumento funebre a Segantini per il cimitero del Maloja (1906: marmo a Roma, Galleria naz. d'arte moderna; gesso a Torino, Galleria d'arte moderna; v. M. Labò,Il monumento a Segantini..., in L'arte decorativa moderna, II, pp. 289-295), che risale a sua volta al Sogno del monumento funebre per la signora Cairati a Milano (1900; il gesso fu esposto alla Biennale del 1901).
Nel 1902 il B. ebbe parte attiva nel comitato promotore dell'Esposizione internazionale delle arti decorative moderne a Torino per la quale disegnò il cartellone ("piacevole prova del suo imborghesito stile Mucha all'italiana": Bossaglia, p. 930; E. T.,Il cartellone..., in Emporium, XIII [1901], p. 477). Nello stesso anno fondò con D. Calandra, G. Ceragioli, G. A. Reycend ed E. Thovez il periodico L'arte decorativa moderna (pubblicato a Torino) che sostenne vivacemente l'art nouveau, con articoli assai informati sul movimento moderno all'estero (Bossaglia). Il B. vi collaborò con pochi articoli, ma con molte illustrazioni.
Nel 1905, dopo la morte del Tabacchi, fu preferito al B., per la successione all'Accademia Albertina, F. Zocchi: ne nacque una polemica (v. L'Arte decorativa moderna, II, pp. 211-214). Nello stesso periodo il B. fece parte della commissione che scelse il bozzetto del Carminati per il monumento a Verdi. Membro della sottocommissione reale per la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele in Roma, nel 1907 diede le dimissioni (lettere in U. Ojetti,Il monumento a Vittorio Emanuele..., Milano 1907, pp. 82 s.).
Alla Biennale di Venezia del 1905 (catal., pp. 74 s.) il B. ebbe una sala con oltre venti opere (dalla Sfinge del 1892 alle più recenti; conseguì il premio per la scultura): D'Annunzio, dopo averle viste, pubblicò per lo scultore il sonetto Maestro ! Quando Apolline di Delo... nel settimanale Avanti delle domeniche (S. Fiducia,Un sonetto di D'Annunzio per lo scultore L. B., in La Sicilia, 9 febbr. 1956). A Venezia il B. era stato presente già alle Biennali del 1895 (catal., p. 149), 1899 (catal., p. 63), 1901 (catal., p. 17), e vi fu ancora nel 1912 (catal., p. 25) e nel 1914 (catal., pp. 64, 133). La sua ultima apparizione a Venezia fu nel 1920 con cinque vasi scaldini di terraglia decorati a rilievo con la Via Crucis (Pastore): la Salita al calvario era già stata trattata con rilievi decorati dal B. (1892-94) nella sedicesima cappella del santuario di Crea nel Monferrato (Negri). Queste assieme al Cristo in bronzo di villa Camerini (Piazzola sul Brenta), del 1899, e al Cristo (marmo con dorature) acquistato nel 1900 per la Galleria naz. di arte moderna di Roma e ora nella Civica Pinacoteca di Ascoli Piceno, sono tra le poche opere di soggetto sacro del Bistolfi.
Dopo la guerra la stella del B. cominciò a calare: il suo stile appare quello d'un sopravvissuto. Tuttavia, stabilitosi nella sua villa a La Loggia (Torino), dove restò fino agli ultimi giorni, egli continuò a lavorare infaticabilmente, distraendosi con il violino e intensificando quell'attività letteraria che occasionalmente aveva svolto, ma su un piano del tutto secondario, anche in gioventù (discorsi, poi pubblicati, collaborazioni alle pubblicazioni del Circolo degli artisti con A. Rizzetti; prefazioni al trattato La stampa incisa di P. A. Gariazzo, Torino 1907, alla raccolta di Versi di G. Camerana, Torino 1907). Fra gli scritti, assai più numerosi, posteriori al suo ritiro alla Loggia, si citano: il discorso Per l'inaugurazione della targa monumentale a Giulio Monteverde in Bistagno l'8 sett. 1920 (Acqui 1921); le prefazioni alle Impressioni pittoriche della ritirata dell'esercito serbo di A. Carpi (Milano 1917), ai Disegni di guerra di P. Morando (Milano s.d.), ai Disegni... di G. Porcheddu (Torino 1928), all'Albo pascoliano con acqueforti di U. Viganò (Bologna 1924), a Michelangelo poeta, scelta di rime commentate da F. Rizzi (Milano s.d.); la presentazione, con M. Sarfatti e F. Ciarlantini, della Mostra personale del pittore L. Viani... (Milano 1929).
Alla Loggia inoltre il B. dipingeva paesaggi, sulla scia del Fontanesi, diletto che sin dalla giovane età aveva coltivato, dapprima a Morozzo in compagnia del Delleani, poi in Riviera, a Racconigi, a Oropa (Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell'800, Torino 1964, p. 39).
Tra le sculture degli ultimi anni vanno segnalati il monumento a Cesare Lombroso a Verona (1922); il gruppo La famiglia nella cappella Serralunga del cimitero di Oropa (1922); il monumento a Garibaldi in Savona (1923); il Monumento ai caduti, con la celebre figura del fante, di Casale Monferrato, inaugurato nel 1928; il Monumento a Carducci di Bologna (1916-28), che nella figura centrale s'ispira al Pensatore di Rodin (C. Tomaselli, in Il Corriere della Sera, 26 dic. 1927; U. Ojetti,ibid., 13 giugno 1928; E. Cozzani, in L'Eroica, XVI [1928], pp. 120 s.); l'ara a Giosue Carducci (Fonti del Clitunno e Piacenza, Galleria d'arte moderna Ricci Oddi). Era in esecuzione per Agliè il monumento a Gozzano (ultimato dal suo allievo G. Giorgis), quando il B. morì dopo tre anni di grave malattia a La Loggia (Torino) il 2 settembre 1933.
Il B. fu anche medaglista. Suo è il disegno della moneta da 20 centesimi in nichel coniata nel 1908-194 e 1919-1922 (modelli presso la Zecca, Roma). Fra le numerose medaglie (Niccodemi), si ricordano quelle della Crociera italiana nell'America Latina (1924), di A. Toscanini, di G. Giolitti, di F. Ruffini, di C. Lombroso, di G. Camerana, di A. Fradeletto e di Mussolini, il quale, avendo il B. sin dall'inizio aderito al partito fascista, lo fece nominare senatore il 1º marzo del 1923.
Impostata sulla variazione di pochi motivi, spesso di derivazione troppo scopertamente letteraria, la scultura del B. appare oggi esteriore, enfatica, priva d'una vera partecipazione dell'autore che non sia quella tutta sdilinquita della sua "poesia della Morte", la quale ultima viene sempre vista da lui come evasione dalla realtà nel regno dei simboli e, quindi, mai concepita come fatto drammatico o naturale. Il B., che si avvaleva anche della lezione - peraltro fraintesa - di Rodin da un lato e di Medardo Rosso dall'altro, è inquadrabile nell'ambito della stagione del decadentismo europeo, ma di esso non sembrerebbe, a giudicare dalle sue opere più note, aver avvertito i sussulti, i tormenti e le scoperte.
E tuttavia non sono da trascurare, per completare il quadro dell'esperienza artistica e culturale del B., quei motivi meno noti che sono il segno di un'apertura, sia pure sporadica ma non casuale, alle moderne correnti artistiche europee, di un'attenzione ai contenuti satirici o di denuncia sociale insiti in tanta parte dell'arte dell'Ottocento e del primo Novecento: le sculture veriste del periodo 1882-92, la fondazione del "coraggioso e informatissimo" (Bossaglia) periodico L'arte decorativa moderna, il suo rinnovato interesse per Viani (già prima della citata presentazione alla mostra del 1929 il B. aveva scritto la prefazione all'Esposizione personale dell'opera del pittore L. Viani, Milano 1915) sono fatti che non si accordano col B. ufficiale e rappresentativo, bensì col B. che si commuoveva dinanzi all'Erede del Patini (A Teofilo Patini..., Aquila 1906, p. 3) e che nella Via Crucis che aveva scolpito sugli scaldini nel 1918 raffigurava il pretoriano nella veste di soldato tedesco.
Suo figlio Gian nacque a Torino il 16 ag. 1886 e morì a Scansano (Grosseto) il 13 sett. 1962. Giornalista (redattore, tra l'altro, della Tribuna e della Tribuna illustrata), autore di libri per ragazzi, di novelle, ecc., scrisse versi per la favola musicale La bella addormentata di O. Respighi, che venne rappresentata a Roma, al teatro Odescalchi, il 13 apr. 1922. Dal 1919 Gian Bistolfi si occupò di cinema sia come regista sia come sceneggiatore e soggettista (Enciclopedia dello Spettacolo, II, col. 552).
Bibl.: Le opere del B. precedenti alla prima guerra mondiale sono riprodotte nelle tavole pubblicate a Milano da Bestetti e Tuminelli, s.l. né d. (1911?) sotto il titolo L. B.; si vedano inoltre i necrologi comparsi in Corriere della Sera,Gazzetta del Popolo,Gazzetta di Venezia (R. Protti), 3 sett. 1933; Sera (D. Bonardi),Sentinella d'Italia, Cuneo (E. Bissoni), 4 sett. 1933; Giornale d'Italia (C.Tridenti),Corriere Padano, Ferrara (A. Margotti),L'Italia, 5 sett. 1933; L'Illustrazione Italiana T. Torriano, p. 378); Quadrivio, 10 sett. 1933; Nuova Antologia (V. Guzzi, pp. 307 ss.), 16 sett. 1933; Lo Scultore e il marmo, Milano, 21 sett. 1933; Il Mattino d'Italia, Buenos Aires (M. Bernardi-G. Camerana), 26 sett. 1933; Il Nazionale, Torino, 30 sett. 1933; Pensiero, Bergamo (A. Biancotti), 3 ott. 1933; Torino (V. Falletti), 1933, n. 2, pp. 39-49; Emporium (E. Zanzi), LXXVIII (1933), pp. 187-189. Si veda inoltre: F. Negri,Il Santuario di Crea..., Alessandria 1902, p. 54; C. Corradino, L. B., in Natura e Arte, XXV (1903-04), pp. 435-443 e 516-521; E. Rod,Un poète de la mort: le sculpteur B., in Gazette des Beaux-Arts, XXXI (1904), pp. 495-505; A. R. Ottino, L. B., in L'Artista moderno, IV (1905), n. 18-19; G. Cena, L. B., in Nuova Antologia, Roma, 1º maggio 1905, pp. 1-20; G. Bevione,Lo scultore moderno dell'idea cristiana, in Il Secolo XX, Roma 1905, pp. 452-467; R. Paralupi,La VI Esposizione d'Arte a Venezia, in La Nuova Parola (Roma), VIII (1905), pp. 305-316; V. P. (Pica),Il monumento a Giovanni Segantini, in Emporium, XXIII (1906), p. 477; F. Picco,Il busto del Moncalvo,ibid., XXIV (1907), p. 477; E. Cozzani,La Morte e la Vita di L. B., in L'Eroica, XV (1907), pp. 23-31; U. Ojetti,Ritratti d'artisti italiani, Milano 1911, I, pp. 126-141; C. Caversazzi,Il monumento a Cavour in Bergamo, in Emporium, XXXVIII (1913), pp. 310-314; A. Pastore,Via Crucis modellata su scaldini da L. B., in Rassegna d'arte, XVIII (1918), parte 2, pp. 83-94; F. Sapori,La XII Mostra d'Arte a Venezia, in Emporium, LI (1920), pp. 268 s.; G. Marangoni,Maestri contemporanei dell'arte italiana, Bergamo 1922, pp. 27-40; A. Gigliotti d'Andrea,L. B. nelle sue ultime concezioni artistiche, in Emporium, LVII (1923), pp. 240-248; A. Berardelli,Vita e Arte..., Roma 1929, pp. 131-149; A. Biancotti, L. B. in mezzo ai suoi marmi, in Il Pensiero, 15 luglio 1930; E. Mazzucco,Per L. B., in Alexandria, II (1934), pp. 342-344; A. Biancotti,Il Cristo nell'arte di L. B., ibid., VI (1938), pp. 109-114; V. Faletti,Nel quinquennale della morte di L. B., in ABC (Torino), 1938, n. 10, pp. 3-5; G. Niccodemi,Medaglisti italiani moderni: L. B., in Riv. ital. di numismatica, XLIII (1941), pp. 143-147 M. Bernardi,Ottocento piemontese, Torino 1946, pp. 247-256 e passim; G. Marchiori, Scultura ital. moderna, Venezia 1953, p. 1 delle illustrazioni; E. Lavagnino,L'Arte Moderna, Torino 1956, pp. 785-787; M. Venturoli,La patria di marmo, Pisa 1957, pp. 201, 391; P. Della Pergola,Necrologio di M. Labò, in Boll. della Dep. di st. patria per l'Umbria, LVII (1960), p. 137; R. Bossaglia,Testimonianze critiche dell'età liberty in Italia…, in Arte in Europa..., I, Milano 1967, pp. 911-942 e passim; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, IV, pp. 69-71; Enc. Ital., VII, p. 108.