Anatomista (n. Asti 1530 - m. 1587). Seguì, a Pavia, le lezioni di anatomia di G. Falloppio. Esercitò la chirurgia a Parigi, tornando però spesso in Italia. Fu medico di Elisabetta d'Austria, di Carlo IX, di Luisa di Lorena e di Caterina dei Medici. Nel De curandis vulneribus sclopettorum (1560) negò, così come aveva fatto pochi anni prima A. Paré, che le ferite da arma da fuoco fossero venefiche, come allora si sosteneva, e scrisse sulla trapanazione del cranio; escluse (Luis venereae curandae ratio, 1563) che il centro dell'infezione sifilitica fosse il fegato. Ma egli è soprattutto noto per la descrizione dei cosiddetti dotto di B. e forame di B., in effetti già noti prima di lui, ma che egli ha avuto il merito di aver riportato all'attenzione degli studiosi, sì che dai contemporanei gliene fu attribuita la scoperta.