FEA, Leonardo
Nacque a Torino il 24 luglio 1852 da Paolo, professore di disegno all'Accademia Albertina, e da Anna Roda. Sulle orme del padre, apprese a disegnare e soprattutto ad incidere, specie su legno. Quest'arte sarebbe stata poi ben utilizzata per la rappresentazione fedele e ricchissima dell'ingente materiale zoologico da lui raccolto nei viaggi.
Fin da giovanissimo coltivò un forte interesse per l'entomologia, cui lo guidarono lo zoologo V. Ghiliani, allora assistente presso il Museo zoologico dell'università, e il collezionista F. Baudi di Selve, che fu tra i promotori della Società entomologica italiana. Nel 1872 il F. riuscì ad impiegarsi, come disegnatore e conservatore delle raccolte entomologiche, presso il Museo civico di storia naturale di Genova, creato nel 1867 da G. Doria. Un impiego, questo, molto adatto ai suoi interessi, perché proprio in quegli anni fioriva il movimento degli esploratori naturalisti italiani, che facevano capo al museo, inviando materiale dai paesi dell'Asia, dell'Africa e di altri continenti; materiali così abbondanti che il museo nel 1913 dovette lasciare la villetta Di Negro, dove era stato collocato, divenuta troppo angusta, per trasferirsi nella sede attuale.
Dal '72 all'85 il F. visse lavorando alla conservazione degli esemplari zoologici, imparando a fondo questa tecnica, e partecipando ai grandi preparativi ed ai rientri dai viaggi di 0. Antinori, 0. Beccari, A. Issel ed altri. Da ciò nacque un progetto di esplorazione che egli poté realizzare con l'aiuto materiale della Società geografica italiana e l'appoggio del mecenate capitano E.A. D'Albertis: recarsi a raccogliere esemplari della fauna terrestre e fluviale in Birmania, per completare le collezioni ricchissime della Papuasia e Malesia, già presenti nel museo, portate dal D'Albertis, dal Beccari e dallo stesso Doria.
Fu scelta felice, data la posizione geografica della Birmania che, percorsa da una serie parallela di catene montuose in direzione Nord-Sud, distesa lungo il golfo del Bengala e occupata in gran parte dalla vallata dell'Irrawaddy, in una estensione non molto rilevante presenta gran varietà di suolo e di clima cui corrispondono appunto una flora e una fauna eccezionalmente ricche, già esplorate da J. Anderson, che riportò i risultati zoologici delle sue ricerche sui monti Kachin nella monumentale opera Anatomical and zoological researches... (Calcutta 1879), e da A. R. Wallace, seppure, da quest'ultimo, in modo assai incompleto.
Il F. partì da Genova il 24 marzo 1885, diretto a Rangoon, ed in quattro anni, fino all'89, svolse lunghe e complesse ricerche nella valle dell'Irrawaddy, nel Tenasserini e nel paese dei Karen rossi, nel Nord della penisola. S'interessò in particolare al settentrione della Birmania, perché quando iniziò il suo viaggio era ancora regno indipendente e perciò meno conosciuto. In un primo soggiorno, da giugno ad ottobre, a Bliamo e poi a Shwegoo, raccolse un buon numero di esemplari, ma, a causa dello scoppio della guerra anglo-birmana, dovette ritirarsi a novembre nella capitale e poi fino a Rangoon, per rifarsi l'equipaggiamento che i Birmani, insieme a gran parte delle collezioni, gli avevano rubato o distrutto.
Tornò nell'aprile dell'86 a Bliamo per altri sette mesi, avventurandosi fin sui monti Kachin, nel territorio già in parte esplorato da J. Anderson, che però dovette subito abbandonare, cacciato dalla rivoluzione e dai briganti, non senza tuttavia ottenere anche qui esemplari zoologici di ogni classe (tranne quella degli Uccelli) grazie alla collaborazione dei montanari locali.
Dall'11 gennaio al 14 maggio dell'87 condusse l'esplorazione del Tenasserini (Viaggio zoologico nel Tenasserim, Roma 1888), regione così nominata da una specie di canna che vi cresce abbondante, e vi raccolse gran quantità di materiale prezioso che fece poi sistemare da un preparatore a Malewa, nel Sud della regione. Infine, dal dicembre del 1887 al gennaio del 1889 il F. si dedicò all'esplorazione dei monti del Kareni ove, in un territorio di notevole estensione nel senso NordNordest e ad altitudini varianti tra 1900 e i 1.400 metri, raccolse la messe zoologica più copiosa dopo quella della Birmania settentrionale, ma con un numero ben maggiore di specie, in quanto arricchita dalle raccolte fatte dagli indigeni. Il 1º febbr. 1889, ammalato, il F. lasciava Rangoon e la Birmania per rientrare a Genova il 29 marzo. La quantità di materiale riportato dalla spedizione fu eccezionale, tanto più ammirevole ed ammirata allora, in considerazione delle difficoltà incontrate dal F. non solo nella raccolta, ma anche nella conservazione, a causa di un clima che favorisce la decomposizione degli esemplari e l'assalto di parassiti e predatori.
Al suo rientro a Genova il F. fu accolto tra i membri della Società geografica italiana, nominato cavaliere della Corona d'Italia ed incaricato dall'amministrazione comunale dell'insegnamento della xilografia nella scuola industriale femminile "Duchessa di Galliera". Si mise allora a riordinare le raccolte che il Museo di Genova poi offrì allo studio degli zoologi interessati. Risposero i più esperti sistematici del tempo.
Complessivamente il viaggio fruttò circa 80.000 esemplari zoologici ed oltre 8.540 tra specie e varietà, di cui 3.120 già note, 2160 nuove e 3.240 ancora indeterminate al tempo in cui scriveva il Fea. 1 tipi rappresentati erano i Vertebrati, i Molluschi, gli Artropodi e i Vermi. 1 primi due furono studiati quasi completamente, gli altri parzialmente. Lo stesso F. stese nel 1897 un Riassunto generale dei risultati zoologici (in Ann. d. Museo civ. di st. nat. di Genova, s. 2, XVII [1897], pp. 385-658) in cui si proponeva di mostrare la ricchezza della massa riportata, di indicare gli studi già eseguiti su di essa e di mettere in rilievo quante novità di specie e di varietà erano state individuate per la fauna birmana. Si servì per questo delle pubblicazioni utilizzabili allora: il primo dei due volumi, uscito nell'82 a Hertford, del Burma: its people and productions di W. Theobald, il testo più completo esistente per i tipi dei Vertebrati e dei Molluschi; il Catalogue of Mammals and Birds of Burma (in Journ. of the Asiatic Soc. of Bengal, XLIV [1875], numero speciale) di E. Blyth; A Handbook to the Birds of British Burma, London 1883, di E. W. Oates e il volume già citato dell'Anderson, su tutte le classi. Sugli altri tipi zoologici presenti in Birmania, la letteratura era molto scarsa, per cui fl F. poté fare solo un esame sommario dei materiali raccolti e desumere le specie e varietà nuove per la scienza, le quali, dunque, potevano essere considerate nuove per la Birmania.
O. Thomas e G. Doria si occuparono dei Maminiferi con 115 specie di cui 4 nuove: tra queste ultime il Cervulus Fesae, un grande ungulato, "magnifica addizione alla fauna del Tenasserim" come sottolineò il Thomas nel dedicarlo allo scopritore (vedi O. Thomas-G. Doria, Diagnosi di una nuova specie del genere Cervulus raccolta da L. F. nel Tenasserim, in Ann. d. Museo civ. di st. nat. di Genova, s. 2, IV [1887], pp. 631-635). Gli Uccelli, con 332 specie di cui 13 nuove, furono studiati da T. Salvadori; i Rettili e gli Anfibi, per la cui raccolta era stata decisiva la collaborazione degl'indigeni, furono classificati da G. A. Boulenger che definì circa 170 specie di cui 30 nuove. Tra queste un grosso Anfibio, il Rachoporus Feae dalla elegante livrea, quattro specie di Leptobrachium, interessanti per il forte dimorfismo sessuale, il Buto macrotis e l'Ichtiophis glutinosus.
Anche se non poté dedicarsi allo studio zoologico delle sue raccolte (scrisse una sola nota, Cenno sopra i Coleotteri di L. F., in Ann. d. Museo civ. di st. nat. di Genova, XVIII [1882-83], pp. 759-774, per illustrare la raccolta fatta in viaggio nelle Canarie, ospite dei capitano D'Albertis), il F. cercò di contribuirvi non solo con le splendide riproduzioni che di propria mano aggiunse ai testiS ma anche annotando, con acuto spirito di osservazione, i caratteri etologici e le relazioni ambientali, evidenti durante la raccolta ma destinati a perdersi con il sacrificio dell'animale. Quanto all'ittiofauna fluviale, fu possibile al F. raccoglierne soprattutto a Rangoon, zona di estuario, più che a Mandalay e a Bliamo, città dell'interno, che però offrirono un campionario più rispondente al proposito del F. relativo ai Pesci birmani di acqua dolce. Fu D. Vinciguerra ad esaminarla, trovando, tra le 160, una decina di specie nuove per la scienza e 25 nuove per la Birmania; interessante l'Anabas scandens che sale lungo i rami degli alberi ed è capace di respirare anche in ambiente aereo. Il testo di riferimento utilizzato dal F. per questa fauna fu il British Burma Gazetteer, art. Ichthyology (Rangoon 1880). Gli esemplari di Molluschi furono 2.600, affidati alle cure di C. Tapparone Canefri, che descrisse 115 fra specie e varietà con 34 specie nuove.
Il F. riportò circa 60.000 esemplari di Insetti, alcuni presi senza difficoltà durante la stagione delle piogge, quando essi si diffondono in ondate di abbondanza quasi prodigiosa, come ebbe a fare esperienza la prima volta il F. sul piroscafo che lo conduceva a Bliamo; altri - soprattutto Stafilinidi, Scarabei, Curculionidi e grossi Lucanidi - attirandoli con l'esca dei germogli succulenti di gigantesche Graminacee, accumulati e lasciati a macerare. Un materiale entomologico copiosissimo, determinato solo parzialmente. I Formicidi furono esaminati in parte da C. Emery, e sono tuttora nel museo di Genova, oggetto di studio da parte di mirmecologi di tutto il mondo. Tra i Coleotteri fu trovato un Carabus Feae, specie nuova anche se non particolarmente attraente, e un Ichthyhyurus Feae, teleforino illustrato da R. Gestro. Dei 500 esemplari di Miriapodi si occupò R. I. Pocock che identificò, tra le 80 specie di Chilopodi e le 80 di Diplopodi, circa 63 specie nuove. T. Thorell cominciò ad esaminare gli Aracnidi ma non poté continuare perché si ammalò. La raccolta di Vermi, un gruppo eterogeneo così nominato sommariamente, fu scarsa quanto a numero di specie e venne studiata da D. Rosa (per gli Oligocheti terrestri), R. Blanchard (per gli Irudinei), L. Camerano e C. Parona.
Nel '96 il F. pubblicò a Milano un grosso volume, meno rigidamente legato al dato scientifico e più aperto alle impressioni di viaggio e ad un ventaglio di temi che vanno dalla geografia all'etriologia, all'industria, all'arte, alla sociologia, alla storia: Quattro anni tra i Birmani e le tribù limitrofe.
Risalta la vivida e classica figura dell'esploratore ottocentesco che, con pochi mezzi ma con entusiasmo, intelligenza e spirito di avventura, affronta climi insopportabili, popoli dalle abitudini sorprendenti, fenomeni naturali straordinari, linguaggi indecifrabili e difficoltà fisiche di ogni genere. Il libro, ricchissimo di illustrazioni, come di consueto eseguite dal F., è anche perciò un punto di riferimento per studi antropologici ed etnologici, oltreché ovviamente zoologici.
Le raccolte etnologiche sono oggi nel Museo preistorico ed etnologico L. Pigorini di Roma. Le notizie non sono tutte originali del F. ma provengono anche dalle conoscenze di altri viaggiatori da lui incontrati (T. Barberis, Cinque anni in Birmania, Milano s.d.).
Dopo questo costruttivo periodo di riposo in patria il F. volle riprendere le esplorazioni, ma decise di effettuarle in terre meno lontane, considerate le condizioni di salute non più perfette. In un primo tempo scelse le isole del Capo Verde, ove si recò nel dicembre del 1897; riuscì a visitarle quasi tutte ma senza grandi successi per la raccolta, che comunque gli fruttò la scoperta, a San Nicola, di una nuova Procellaria, la Oestrelata Feae Salvadori, e di qualche rara specie di Uccelli (questi furono poi tutti studiati da T. Salvadori, il quale annotò l'arricchimento di ii specie della fauna ornitologica già nota del Capo Verde e la presenza di Macroscincus coctei, una specie gigante di Rettile, endemica nei due isolotti dell'arcipelago, Branco e Razo). E comunque, in questa missione non particolarmente felice, il F. poté raccogliere un ragguardevole numero di Insetti, in particolare di Coleotteri. Lasciato Capo Verde nel dicembre del '98, decise di trasferirsi nel golfo di Guinea; sostò prima nella Guinea portoghese, fino al 1900; poi, dal maggio 1900, nelle isole dell'arcipelago, di cui programmò una metodica esplorazione.
Iniziò dalle piantagioni dell'isola São Tomé, poi passò all'isota Principe, donde scrisse l'ultima lettera alla Società geografica e dove si ammalò seriamente per il clima insalubre; trasferitosi dal giugno nell'isola Fernando Póo per curarsi meglio, pur continuando a raccogliere Insetti e Molluschi, riprese il mare nel marzo 1902 per sbarcare ad Annobón, ove trovò una sistemazione molto disagiata. Nonostante le sofferenze causategli dal gonfiore ai piedi invasi da Pulex penetrans, continuò le escursioni da cui ricavò scarsa varietà di Insetti ma molti Uccelli, con interessanti specie di Rapaci notturni, tra cui lo Scops Feae Salvad.
Completata così la visita delle quattro più importanti isole dell'arcipelago africano (le notizie su di essa sono ricavabili unicamente dalle lettere, accurate, ricche di dati e insieme molto suggestive, inviate alla Società geografica e pubblicate sul Bollettino), nel giugno del 1902 il F., costretto dalla malattia, partì e raggiunse il Camerun, ove fece ancora qualche raccolta, poi il Congo francese nell'agosto del 1902, ove fu ospitato da missionari francesi. Qui riuscì a procurarsi un bell'esemplare di Gorilla e uno di Manatus (con i quali il Museo civico di storia naturale di Genova arricchì la sua rinomata raccolta di scimmie antropornorfe). Continuò il viaggio per Lambaréné, poi capo Lopez, fece alcune tappe in altrettante piantagioni, sempre a caccia di insetti ed altri animali, finché fu costretto a ricoverarsi nell'ospedale di Libreville, in dicembre. Rimessosi in viaggio, attraversò ancora il Camerun poi, passando per le Canarie, tornò in Italia nel marzo 1903. Giunto a Torino, dopo una breve sosta a Genova per rivedere il museo, vi morì il 27 aprile dello stesso anno.
Questo viaggio africano del F. non fruttò certo una raccolta così ricca e varia di esemplari faunistici quanto quella realizzata coll'esplorazione della Birmania, tuttavia non fu privo di risultati. Furono quasi subito studiate le collezioni ornitologiche, mentre le altre restarono a disposizione dei sistematici che via via le andarono utilizzando. Attualmente il Museo di storia naturale di Genova conserva tutte le collezioni del F., che servono come materiale di studio e comparazione per i sistematici di tutto il mondo. Gli esemplari di ogni specie sono utilizzati come paradigma di riferimento. Alcune collezioni del F. hanno anche un valore di documento storico come testimonianza delle specie esistenti allora in quei luoghi. Infatti, come ad esempio è accaduto a Capo Verde, le coltivazioni intensive, in questo caso di the e caffè, le deviazioni dei corsi d'acqua, i disboscamenti hanno provocato la sparizione di alcune specie.
Fonti e Bibl.: L'elenco delle memorie scientif. in cui sono illustrate le sue collezioni si trova in: R. Gestro, L. F. ed i suoi viaggi, in Ann. d. Mus. civ. di st. nat. di Genova, XLI (1904), pp. 95-152, e in C. Bertacchi, La Birmania e i viaggi di L. F., in Mem. della Soc. geogr. ital., XI (1906), pp. 241-285. Altre fonti sono: C. Parona, L. F., in Atti d. Soc. ligust. di sc. nat. e geogr., XIV (1903), pp. 304-308; R. Gestro, Le origini e lo sviluppo del Museo civico di Ist. nat. di Genova, in Boll. d. Soc. degli amici del Mus. civ. di st. nat. "G. Doria", I (1928), pp. 1-53; C. Bertacchi, Geografi ed esploratori ital. contemporanei, Milano 1929, pp. 349-367; W. Horn-J. Kahle, Über entomologische Sammlungen. Entomologen und Entomuseologie, in Entomol. Beihefte, I, 2, Berlin-Dahlem 1935, p. 73; E. Zavattari, L. F. naturalista viaggiatore della Birmania, in L'Italia d'Oltremare, VII (1942), pp. 124-27; F. Capra, Le collezioni entomologiche del Museo civico di storia naturale "G. Doria" di Genova, in Atti d. Acc. naz. ital. di entomol. Rend., XI (1964), pp. 35-57; W. Derksen-H. Scheiding, Index litteraturae entomologicae, I, p. 29; F. Rodolico, Naturalisti esploratori dell'Ottocento ital., Firenze 1965, pp. 269-290; C. Conci, Repertorio delle biografie e bibliografie di scrittori e cultori ital. di entomologia, in Mem. d. soc. entomol. ital., XLVIII (1969), 4, pp. 907 s.; E. Tortonese, G. Doria, in Diz. biogr. d. Italiani, XLI, Roma 1992, pp. 336-339.