ALLACCI, Leone
Eminente teologo ed erudito greco del sec. XVII. Nato a Chio nel 1586 da Nicola Allatios ('Αλλάτιος, in ital. Allacci o Allaccio, o Allazio), fece i primi studî sotto lo zio materno Michele Neuridis, che lo volle condurre a Roma per collocarlo nel collegio greco di S. Atanasio. Ma Leone, essendo ancor troppo giovane per esservi ammesso, rimase a Paola e a Napoli affidato alle cure di Mario Spinelli che gli fece studiare più il latino che il greco. Entrato nel collegio greco alla fine del 1599, studiò profondamente le lingue classiche, si laureò in filosofia e teologia, senza però accedere agli ordini sacri. Rimasto per un triennio al servizio di Bernardo Giustiniani vescovo di Anglona e Tursi, si recò a Chio, dove l'arcivescovo latino Marco Giustiniani lo elesse suo vicario generale. Ritornato a Roma, per dedicarsi allo studio della medicina sotto la guida di Giulio Cesare Lagalla, di cui poi scrisse la vita in latino, conseguì il diploma di dottore nell'ottobre 1616. Ma non per questi studî, sibbene per la vasta sua conoscenza degli autori sacri e profani tanto greci quanto latini la reputazione dell'Allacci crebbe di giorno in giorno. Paolo V lo nominò professore (ora scrittore) di lingua greca alla Biblioteca Vaticana; Gregorio XV gli affidò l'incarico di trasportare a Roma da Heidelberg la Biblioteca Palatina (ora fondo Vaticano-Palatino) donata alla Santa Sede dall'elettore di Baviera Massimiliano I dopo l'espugnazione della città per opera del Tilly. Di questa delicata missione compiuta con prudenza ed energia, della quale stese un'accurata breve relazione, il pontefice pensava di premiarlo degnamente. Ma per l'inattesa morte di Gregorio XV l'Allacci fu privato di un augusto protettore, che non ritrovò nel successore Urbano VIII. Godette però la protezione del cardinale Lelio Biscia, e Francesco Barberini lo nominò suo bibliotecario. Alla morte di Luca Holstenio (1661) fu da Clemente VII eletto primo custode della Biblioteca Vaticana. Morì il 19 gennaio 1669.
Della sua instancabile operosità, della sua vastissima erudizione nella letteratura sacra e profana fanno bella testimonianza le così dette Carte Allacciane della Biblioteca Vallicelliana di Roma, formanti duecentotrenta mazzi o volumi, nelle quali, oltre alle opere manoscritte dell'Allacci, di cui parecchie ancora inedite, sono copie sue e dei suoi amanuensi ed eredi di molti codici greci, latini e italiani. Le numerosissime pubblicazioni dell'Allacci (una sessantina) comprendono: 1. edizioni di testi antichi, tradotti e annotati, per le quali si meritò la lode di Editor princeps (Socratis, Antisthenis et aliorum Socraticorum epistulae, Parigi 1637; Monumentum Adiulitanum, Roma 1638; Excerpta varia Graecorum Sophistarum ac Rhetorum, Roma 1641; Σύμμικρα sive opusculorum Graecorum et Latinorum vetustiorum et recentiorum libri decem, Roma 1668; Georgii Acropolitae historia, Parigi 1651, nella collezione storica bizantina del Louvre); 2. opere riguardanti le controversie tra Roma e Bisanzio, scritte coll'intento di attenuare le divergenze e di accentuare le concordanze dottrinali e disciplinari comuni alle due chiese (opera capitale De Ecclesiae occidentalis atque orientalis perpetua consensione, Colonia 1648); 3. opere di storia letteraria (De patria Homeri, Lione 1640, e una serie di diatribe De Psellis eorumque scriptis, Roma 1634, De Georgiis, Parigi 1651, De Symeonum scriptis, Parigi 1664, ecc., con le quali tentò di eliminare le confusioni prodotte dall'omonimia); 4. opere di varia erudizione (Animadversiones in antiquitatum Etruscarum fragmenta, Parigi 1640 e Roma 1642; De mensura temporum antiquorum et praecipue Graecorum, Colonia 1645).
L'Allacci si rese pure benemerito della letteratura italiana con due opere importanti: 1. Poeti antichi raccolti da codici manoscritti della Biblioteca Vaticana e Barberina, Napoli 1661, accompagnati da dotte Illustrazioni (ristampate a Firenze nel 1847), prima parte di più ampio lavoro intorno ai poeti italiani dei primi secoli, 2. Drammaturgia divisa in sette indici, Roma 1666, ricchissima lista di opere teatrali edite e inedite in lingua italiana (accresciuta e continuata fino all'anno 1755, Venezia 1755). Come altri umanisti del tempo, scrisse anche poesie d'occasione in greco e latino (Eridanus, Melissolyra in lode del Petavio, Hellas per il natale del Delfino, poesie per Cristina di Svezia).
Bibl.: S. Gradi, Leonis Allatii vita (incompleta, in Mai, Nova Patrum Bibliotheca, VI, ii, pp. v-xxviii); E. Legrand, Bibliographie hellénique du XVIIḥme siècle, III, Parigi 1895, 435-471; C. Mazzi, Leone Allacci e la Palatina di Heidelberg, in Propugnatore, n. s., IV-V, Bologna 1891. - Per le carte Allacciane v. Archives des Missions scientifiques et littéraires, 1887, 3ª serie, XIII, pp. 850-856; E. Martini, Catalogo di manoscritti greci esistenti nelle biblioteche italiane, II, Milano 1902, pp. 201-233.