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LEONE III imperatore d'Oriente

di Angelo Pernice - Enciclopedia Italiana (1933)
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LEONE III imperatore d'Oriente

Angelo Pernice

Sulla sua patria d'origine esistono delle divergenze nelle fonti: Teofane lo dice isaurico e come tale è passato alla storia; ma in altre fonti è detto siriaco ("genere syrus", συρογενής) e s'indica, anche dallo stesso Teofane, Germaniceia, città posta al confine fra la Cappadocia e la Siria, come luogo della sua nascita. Per quanto questa indicazione sembri la più attendibile, gli storici moderni, seguendo ormai la tradizione, dicono isaurico Leone e isaurica la dinastia da lui fondata. Nacque intorno al 695. Alla caduta di Gemmaniceia in potere degli Arabi, emigrò con la famiglia a Mesembria in Tracia. Entrò nell'esercito al tempo di Giustiniano II e si elevò rapidamente ai più alti gradi. Nel 713 era già a capo del tema anatolico e, mentre a Bisanzio si passava da una rivolta all'altra, combatteva con successo contro i musulmani acquistandosi il nome del più valente generale dell'impero. Agl'inizî del 717, acclamato basileus dalle sue truppe in Amorione, conchiuse una tregua col generale arabo Maslamah e si portò a Costantinopoli dove, deposto Teodosio III, fu incoronato il 15 marzo dal patriarca Germano.

La situazione era gravissima. Gli Arabi, approfittando dell'anarchia in cui da alcuni anni si trovava l'impero romano, avevano ampliata la loro conquista nell'Anatolia e, nonostante la tregua poco innanzi accettata da Maslamah, alcuni mesi dopo l'avvento di L., occupata Abido sul mar di Marmara, erano passati in Europa e avevano assalito per terra e per mare Costantinopoli. Fu quello un momento terribile non solo per l'impero d'Oriente, ma anche per tutto l'Occidente, e per la cristianità, poiché se gli Arabi avessero superato il baluardo di Bisanzio, avrebbero potuto avanzarsi senza incontrare serî ostacoli verso l'Europa centrale, come nel contempo, sbarcati a Gibilterra, si avanzavano nella Spagna. L. fu pari al pericolo. Ogni attacco arabo s'infranse contro le mura di Costantinopoli, mentre la flotta musulmana, che secondo i cronisti bizantini ammontava a circa 1800 navi, fu quasi totalmente distrutta in grazia principalmente della terribile arma del fuoco greco. Nello stesso tempo L. riuscì a gettare i Bulgari, coi quali conchiuse un'alleanza, contro gli assedianti. Dopo un anno d'inutili attacchi che costarono loro perdite enormi, gli Arabi, nell'agosto del 718, si ritirarono dal suolo d'Europa. La vittoria di L. segna una data decisiva nella guerra fra il mondo cristiano e il mondo musulmano quanto, e forse più, quella riportata quattordici anni più tardi da Carlo Martello a Poitiers. Lo slancio aggressivo dei musulmani fu allora rotto definitivamente. La lotta fu riportata di colpo in Asia, dove L. riuscì ad attrarre nell'orbita dell'alleanza bizantina il khān dei Chazari, una cui figliuola sposò il principe ereditario Costantino. Gli Arabi furono gradatamente respinti dall'Anatolia verso il Tauro e l'Eufrate e, nel 740, pienamente sconfitti nella battaglia di Acroinon.

Il nome di L. è legato anche al moto iconoclastico che egli iniziò nel decimo anno del suo regno (726), promulgando il primo decreto contro l'esposizione e il culto delle sacre immagini. Intorno alle cause e agli svolgimenti di tale moto si è parlato altrove (v. iconoclastia); basti pertanto notare, per quanto si riferisce a L.: 1. che l'intervento imperiale nel regolare questioni attinenti alla disciplina e al culto della chiesa, sebbene sempre respinto dal papato, era una tradizione in Bisanzio e costituiva quello che con parola espressiva è stato chiamato "il cesaropapismo"; 2. che l'iconoclastia da L. fu concepita non come una semplice riforma religiosa, ma come un aspetto, e certo non secondario, della più vasta riforma dello stato alla quale, dopo la vittoria sugli Arabi, dedicò il meglio della sua attività. Nello stesso anno in cui emanava il primo decreto iconoclastico L. pubblicava un codice di leggi detto Ecloga (Εκλογὴ τῶν νύμων, cioè "scelta di leggi") in cui fu modificata, e, almeno nelle sue intenzioni, migliorata la legislazione giustinianea.

"L'Ecloga è divisa in diciotto titoli e ha per oggetto, soprattutto, il diritto civile e, in misura più ristretta, il diritto criminale. Vi si tratta del matrimonio, del fidanzamento, della dote, dei testamenti e degl'intestati, della tutela, dell'affrancamento degli schiavi, delle testimonianze, della compra-vendita, delle rendite. Un solo titolo contiene un capitolo di diritto criminale sulle pene". A differenza del codice giustinianeo, contiene disposizioni tratte dall'uso e dalle consuetudini orientali ed è scritta in greco. Essa servì di manuale nell'insegnamento del diritto fino all'avvento della dinastia macedonica. Alcuni studiosi attribuiscono all'attività legislativa di L. altri tre codici, cioè: 1. il νόμος γεωργικός (codice agrario); 2. il νόμος ῥοδίων ναυτικός (codice nautico rodio); 3. il νόμος στρατιωτικός (codice militare); ma non è sicuro che essi siano propriamente l'opera di L. per quanto portino il nome suo e del figlio Costantino. Il codice agrario presenta un particolare interesse sia perché è il primo esempio di una legislazione diretta a tutelare e regolare l'agricoltura, sia perché contiene disposizioni intorno alla piccola proprietà, ai comuni e alla libertà di movimento dei contadini; disposizioni che alcuni studiosi attribuiscono all'influsso slavo.

Notevole fu anche l'opera da L. rivolta alla riforma amministrativa. Seguendo una tendenza, manifestatasi già sin dal tempo di Eraclio, egli procedette a generalizzare il regime dei temi affidando, nelle provincie, il potere civile all'autorità militare e variando le circoscrizioni territoriali secondo le esigenze della difesa dello stato. Al suo tempo l'impero appare diviso in 11 temi, 7 asiatici (Opsichion, Anatolico, Trachesion, Armeniacon, Kiberaioticon, Bucellarion, Koloneia) e 4 europei (Tracia, Ellade, Macedonia, Sicilia). Nello stesso tempo egli provvide a rafforzare la difesa di Costantinopoli, riparando le mura dai guasti prodotti dal passato assedio e dai terremoti e costruendo nuove torri.

L. morì nel 741 lasciando il trono al figlio Costantino che egli aveva incoronato e associato al potere nel 720.

Bibl.: Nonostante l'importanza del suo regno, non esiste una monografia su L. Buoni gli studî parziali di K. Schenk, Kaiser Leon III., I (Dissert.), Halle a S. 1880; id., Kaiser Leons III. Walten in Innern, in Byz. Zeitsch., V (1896). La migliore sintesi è quella di Bury, J. B., A History of the later Roman Empire, II, Londra 1889.

Vedi anche
Teodòsio III imperatore d'Oriente Teodòsio III imperatore d'Oriente. - Collettore delle imposte in Adramittio nella Misia (m. Efeso 722); pervenne al trono inopinatamente (716), acclamato dalle truppe del tema Opsìkion, ribellatesi ad Anastasio II, da esse deposto; le milizie d'Asia non lo riconobbero e acclamarono imperatore Leone III ... iconoclastia La dottrina e l’azione di coloro che nell’Impero bizantino, nel sec. 8° e 9°, avversarono il culto religioso e l’uso delle immagini sacre. La lotta contro le immagini cominciò con le disposizioni prese nel 726 dall’imperatore Leone III Isaurico, mosso sia da considerazioni di ordine pratico immediato ... Isauria (gr. ᾿Ισαυρία) Regione storica dell’Asia Minore meridionale, tra Pisidia, Licaonia, Cilicia, percorsa dalla catena del Tauro e affacciata sulla costa; fu abitata da una popolazione bellicosa. Nel 78 a.C. la città principale, Isaura, fu presa da Publio Servilio, che ebbe il titolo di Isaurico. Nel 64 ... Impero Bizantino Denominazione con cui si indica solitamente l’Impero Romano d’Oriente, da Bisanzio antico nome della capitale Costantinopoli.  storia ● L’antagonismo fra Occidente latino e Oriente ellenistico prese corpo già con la riforma di Diocleziano (284-305). Col trasferimento della capitale dell’Impero a Bisanzio ...
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Vocabolario
leóne
leone leóne (ant. e poet. lióne) s. m. [lat. leo -ōnis, ant. prestito del gr. λέων]. – 1. a. Carnivoro della famiglia felidi (lat. scient. Panthera leo), che vive nelle savane africane a sud del Sahara e, con una piccola popolazione, in...
melior est canis vivus leone mortuo
melior est canis vivus leone mortuo ‹mèlior ... leòne mòrtuo› (lat. «meglio un cane vivo che un leone morto»). – Parole della Bibbia (Ecclesiaste 9, 4), in un contesto dove, nel quadro dell’amaro pessimismo che pervade tutto il libro, si...
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