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LERIDA

di Giuseppe CARACI - José F. RAFOLS - Federico PFISTER - Ramon D'ALOS-MONER - Giuseppe CARACI - - Enciclopedia Italiana (1933)
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LERIDA (A. T., 37-38, 41-42)

Giuseppe CARACI
José F. RAFOLS
Federico PFISTER
Ramon D'ALOS-MONER
Giuseppe CARACI

Città della Spagna, capoluogo di provincia, la maggiore delle quattro in cui è divisa la Catalogna. Lérida, l'antica Ilerda, sorge sulla destra del Segre, a 150 m. s. m., sui fianchi di una collina sormontata dall'antica fortezza e dalla bellissima cattedrale romano-gotica che le è congiunta. La parte vecchia della città, a O. del castello, fra questo e il fiume, ha le solite viuzze serpeggianti, anguste e in pendio, dei vecchi centri spagnoli; la parte nuova si è sviluppata in direzione della stazione ferroviaria. Il nucleo urbano supera di poco i 30 mila abitanti: il termino municipal si avvicina ai 45 mila (43.730 secondo il censimento del 1930).

Monumenti. - Della sua romanità Lérida conserva ancora alcuni resti delle mura di cinta e soprattutto il ponte, il saxenus pons, sul Sicoris, dall'arco ingente, il più importante e il meglio conservato fra i ponti romani di Catalogna. L'edificio medievale più importante è la cattedrale vecchia, consacrata nel 1278, basilica a croce latina e cupola, tra il romanico e il gotico, con tracce di moresco. Vi lavorarono gli architetti Pere Cescomes e Pere de Penyafreita, che costruì la base ottagona della cupola. Mentre tutte le arcate sono acute, le finestre hanno archi a tutto sesto con colonne agli stipiti. Nei capitelli la scultura floreale, d'intrecci, d'animali e di figure è vigorosa e ricca, e tale è pure nei portali. Il chiostro, gotico, è della prima metà del sec. XIV. Il robusto campanile, cominciato da Guillem Solivella (dal 1391 al 1408), condotto a fine dal francese Charles Galtis (dal 1410 al 1416), è ottagono con speroni e guglie angolari. La chiesa di S. Lorenzo ha un bel campanile prismatico terminato con gargolle e arcate cieche (sec. XV). Della stessa epoca è l'ospedale di S. Maria, dell'architetto Andreu Pi. Ha cortile quadrato ad archi acuti, facciata semplice, ma elegante. Nella cattedrale nuova (sec. XVIII), notevoli stalli corali intagliati da Lluis Bonifàs. Il palazzo "de la Zuda" ricostruito nel sec. XIII, mostra influenze moresche.

Storia. - Ilerda fu città dell'Hispania Tarraconensis nel territorio dei Surdaones, lungo la via da Tarraco a Caesaraugusta e nel punto in cui prendeva origine una diramazione verso Osca (Huesca), ed era posta sopra un' altura alla destra del Sicoris (Segre). Nel 205 a. C. cadde in potere dei Romani; nel 49 a. C. Cesare la cinse d'assedio e vi fece capitolare Afranio e Petreio, luogotenenti di Pompeo, che vi si erano rinchiusi. Fu municipium, iscritta nella tribù Galeria e appartenne al conventus iuridicus Caesaraugustanus. Alcune sue iscrizioni ci ricordano i suoi magistrati, duoviri ed aediles, e il flamen (Corp. Inscr. Lat., II, pp. 408 e 940).

Nel 714 cadde in potere dei musulmani, venne riconquistata nel 1149 dal conte di Barcellona, Raimondo Berengario IV, aiutato da quello di Urgel, Ermengaudo VI, e dai Templarî. Ermengaudo la ricevette in feudo dal conte di Barcellona, il quale restaurava subito l'antica sede vescovile che per l'invasione islamica era stata trasferita a Roda, nell'Aragona; poco dopo (1150) le elargiva un'importante carta di comune. I principi successori, re d'Aragona, la fecero oggetto di larghe concessioni di privilegi: notevole tra questi quello di Pietro I (II), per cui fu organizzato il comune di Lérida mediante l'istituzione del consolato (in seguito i consoli furono chiamati paciarii, pahers). Contemporaneamente si andava formando un diritto consuetudinario proprio, compilato nel 1228 dall'insigne giureconsulto console Guglielmo Botet, autore delle Consuetudines Ilerdenses. Lérida fu sempre riputata fra le prime città catalane, anzi la vera capitale della regione occidentale, e in essa si radunarono più volte le Corts catalane. La sua situazione quasi nel centro degli stati federati e la ricchezza del suolo fecero sì che Giacomo II la elesse per sede della prima università catalano-aragonese (1300), ottenuta che ebbe da Bonifazio VIII la concessione delle stesse prerogative di quella di Tolosa. Lo studio leridano, che nell'organizzazione interna prese in parte modello dall'università di Bologna, venne soppresso da Filippo V dopo la guerra di successione di Spagna e trasferito a Cervera (1717).

La provincia di Lérida. - La provincia di Lérida rappresenta circa i due quinti della Catalogna. Ha un'estensione di kmq. 12.150 e una popolazione di 319 mila abitanti (1930). Il territorio si stende dal confine francese sui Pirenei al medio Segre, al quale convergono tutte le acque, salvo l'estrema cuspide di NO., tributaria dell'Atlantico (bacino della Garonna). Tre tipi di paesaggio contrassegnano questo distretto: le alte valli pirenaiche, la zona piatta e leggermente acclive sul medio Segre, e le sbarre rilevate - piuttosto montagne che altipiani - interposte fra questa e quella. L'unità meglio individuata è la valle d'Aran, chiusa entro un'alta chiostra di cime a E. della Maledetta e volta, attraverso la Garonna, alla Francia, con cui ha rapporti evidenti (dialetto), ma dalla quale fu divisa sul finire del Medioevo, per rimanere poi sempre unita al regno aragonese. Carattere meno alpestre ha il finitimo Pallars, corrispondente al bacino superiore del Noguera; sebbene assai meno ricco di acque dell'Aran, è stato possibile ricavarne notevoli vantaggi con l'impianto di centrali idroelettriche (Capdella). Questa e le altre valli pirenaiche (Andorra) del versante spagnolo sono delimitate a S. dai rilievi secondarî del Gervas, del Boumort e dalla elevata (2638 metri) Sierra del Cadi: quest'ultima fa da spalla alla Cerdaña, di cui la parte O. rientra nella provincia di Lérida, le altre racchiudono a NE. e NO. la conca di Tremp, che si allarga su uno dei caratteristici bacini lacustri terziarî della Catalogna, ed è attraversata dal Noguera Pallaresa (pur esso utilizzato per energia elettrica). A sud della Sierra del Monsech comincia la piana ondulata in cui si trova Lérida e che scende fino all'Ebro, continuazione, in parte, del Somontano aragonese e trasformata, in epoca relativamente recente, da steppa a campiña delle più produttive della Catalogna, per mezzo dell'irrigazione artificiale (Canal de Aragon y Cataluña, Canal del Urgel, ecc.). In condizioni molto diverse è invece l'estremità sud della provincia (Las Garrigas), dove la prevalenza del calcare e la scarsezza delle piogge riducono grandemente le possibilità agricole. Salvo che qui, tutta la parte meridionale della provincia, specialmente lungo il medio Segre dove le colture hanno carattere intensivo, produce grandi quantità di cereali, vini, olî, frutta, ortaggi, e, localmente, barbabietola da zucchero; nelle zone montuose, invece, prevalgono di gran lunga il pascolo e il bosco, e, dov'è quantità sufficiente di terreno alluvionale, cereali (segale), ortaggi e patate. Ancora più potenziali che reali sono le altre risorse su cui si fa conto (idroelettriche e industriali).

La popolazione della provincia è cresciuta relativamente poco dopo il 1880, e ha segnato anzi una diminuzione fra il 1890 e il 1900 (1877 : 285 mila ab.; 1900 : 274 mila), in rapporto con un'intensa emigrazione dai distretti montani. I centri principali corrispondono alle unità regionali cui s'è accennato: Viella nell'Aran a 975 m. s. m., Sort nel Pallars, Seo de Urgel nell'alta Cerdaña, Tremp nella conca omonima, Solsona nella Segarra, Balaguer e Lérida nei Llanos de Urgel, ma sono quasi tutti - salvo quest'ultima - inferiori ai 5000 ab.

Bibl.: J. Pleyán de Porta, Apuntes de historia de Lérida, Lérida 1873; R. Schneider, Ilerda, Berlino 1886; G. Stoffel, Guerre civ. de César, Parigi 1887; A. Blarquer, Via Romana de Huesca a Lérida, in Bol. de la ac. d. l. his., LXXXII; R. Gras de Esteva, Catálogo de los privilegios y documentos que se conservan en el archivio reservado de la Ciudad de Lérida, Lérida 1897; R. Gras y de Esteva, La Pahería de Lérida, Lérida 1911; J. M. Roca, L'Estudi general de Lleyda, Barcellona 1927; C. Martinell, La Catedral nova de Lleida, Valladolid 1927; J. Bergós, La Catedral vella de Lleida, Barcellona 1928; A. Calzada, Historia de la arquitectura en España, Barcellona 1928; E. Serra Ráfols, Discurso acerca de una Universidad medieval. El estudio general de Lérida, Madrid 1831.

Vedi anche
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