LERIDA
LÉRIDA (lat. Ilerda; catalano Lleida)
Città della Spagna nordorientale, capoluogo della provincia omonima, nella regione della Catalogna, L., città-ponte sul fiume Segre, al centro di importanti pianure alluvionali, fu fin dall'epoca romana un luogo di importanza strategica.L'occupazione musulmana durò a L. molto più a lungo che nel resto della Catalogna, liberata già dall'epoca di Carlo Magno. Nell'882 il governo di Córdova fece di L. un avamposto militare, determinando il rapido processo di islamizzazione della città. Dopo la caduta del califfato di Córdova e la disgregazione della Spagna musulmana, vi si stabilì un emirato autonomo, che diventò in breve tempo tributario dei conti di Barcellona. Il 24 ottobre 1149 Raimondo Berengario IV di Barcellona si impadronì di L. con l'aiuto del conte d'Urgell, che ne divenne signore per un terzo. Venne ristabilita la sede vescovile e nella città si insediarono coloni provenienti dalle vicine regioni di Pallars e di Ribagorça, dall'Urgell e persino dalla Linguadoca, che coabitarono con la popolazione musulmana, adottandone le tecniche agricole e artigianali.Già nel sec. 12° iniziò un processo che portò all'autonomia municipale. Poco dopo la sua ascesa al trono nel 1196, il re Pietro II di Aragona accordò agli abitanti di L. il diritto di designare consoli e consiglieri; all'inizio del sec. 13° gli elettori si distinguevano in majores e popolo. Come le altre città del principato di Catalogna, L. fu attivo centro economico e la sua popolazione continuò ad aumentare fino alla fine del 15° secolo.In epoca musulmana, al di sotto del promontorio dal quale la cittadella della Zuda dominava il paese, era stata edificata la Grande moschea, che, dopo la Reconquista, fu adattata a cattedrale. Solo all'inizio del sec. 13° il vescovo Gombau de Camporrells diede l'avvio a un edificio destinato al culto cristiano, commissionato all'architetto Pierre de Coma; il 20 luglio 1203 fu posta la prima pietra della chiesa, consacrata nel 1278.L'edificio, chiamato cattedrale Vecchia per distinguerlo dalla successiva fabbrica settecentesca, è un esempio del c.d. tipo architettonico ispano-linguadocano: la pianta è a tre navate con transetto sporgente sul quale si innestano a scalare cinque absidi parallele, mentre l'alzato è a due piani, scandito da pilastri costituiti da fasci di colonnine, e la copertura è a volta a ogive arcaiche. L'incrocio è sormontato da un tiburio impostato su trombe, con cupola suddivisa in spicchi da nervature.La decorazione plastica della cattedrale prese il via dal capocroce negli anni 1210-1215, sotto la direzione di uno scultore di origine italiana, discepolo di Benedetto Antelami. L'insieme comprende un numero considerevole di capitelli e cinque portali: due alle estremità del transetto, due alle campate mediane delle navate laterali e un quinto al centro della facciata occidentale, quest'ultimo tra due portali di forme più semplici. Nonostante siano stati realizzati nel sec. 13°, i portali sono a tutto sesto e privi di timpano. La decorazione, che si sviluppa sugli archivolti, unisce a motivi di tradizione romanica elementi di origine musulmana; forma una trama fitta e poco aggettante di figure geometriche, di viticci e di intrecci che imprigionano animali con connotazioni regali (pavoni, leoni, tigri, cani) e animali fantastici (basilischi, sirene, centauri, chimere, arpie); particolare fortuna vi ebbe il tema del cavaliere che lotta contro il leone. Le botteghe di scultori della cattedrale esercitarono, fino all'inizio del sec. 14°, il loro influsso non soltanto in Catalogna, ma anche in Aragona e nell'area di Valencia.Il chiostro rettangolare, iniziato nel secondo quarto del sec. 13° e proseguito fino al 14°, non si addossa a una delle navate laterali, ma è situato davanti alla facciata occidentale, anomalia spiegabile con il fatto che sarebbe subentrato alla corte dell'antica moschea; è dominato nell'angolo sud-ovest da un alto campanile, che avrebbe preso il posto del minareto. La decorazione plastica dei capitelli e dei fregi del chiostro costituisce stilisticamente la prosecuzione di quella dei portali della cattedrale, ma ciò che conferisce una bellezza particolare al complesso è l'elegante decorazione a traforo delle arcate.Le sculture del portale del chiostro, detto degli Apostoli, differiscono per stile dalle restanti della cattedrale. Infatti l'originario portale, opera di Guillaume de Solivella, maestro d'opera della cattedrale alla fine del sec. 14°, fu sostituito ca. cinquant'anni più tardi. La nuova opera appare insolita per la Catalogna, non tanto per l'iconografia del timpano, un arcaico Giudizio universale, quanto piuttosto per lo stile decisamente 'moderno', caratterizzato da pienezza delle forme, semplicità del panneggio e dolcezza delle fisionomie, com'è particolarmente evidente nelle figure degli stipiti. Del portale, eseguito da tre scultori tra i quali si distingue Jordi Safont, schiavo di Marc Safont, l'architetto del Palau de la Generalitat di Barcellona, rimane parte delle sculture del timpano: solo alcune fotografie documentano le altri parti dell'opera, distrutta in questo secolo, durante la guerra civile.Il portale degli Apostoli costituisce un episodio isolato nella consueta produzione di L., dove lo stile gotico era stato introdotto dal grande scultore catalano Jaume Cascalls, autore, con la propria bottega, delle tombe reali del monastero di Poblet. Nel 1360 egli divenne maestro della cattedrale di L., dove la sua attività portò alla trasformazione della struttura dei retabli d'altare scolpiti; dalla semplice forma rettangolare con dimensioni piuttosto ridotte si passò a strutture complesse, dotate di coronamenti di tipo architettonico e ornate di baldacchini, seguendo il modello dei dossali dipinti. Primo esempio di questa trasformazione fu il retablo dell'altare maggiore della cattedrale, al quale nel 1361-1362 lavorava Bartomeu Robio; l'opera è in gran parte perduta ed è perciò difficile determinare in quale misura essa dipendesse dalle idee di Cascalls e quale fosse l'apporto personale di Robio.Le opere di maggior interesse per l'arte medievale si trovano attualmente nella chiesa di Sant Lorenç, dopo la cattedrale la più importante delle chiese di Lérida. Essa conserva tra l'altro il piccolo retablo di S. Pietro, quelli di S. Lucia e di S. Orsola e quello dell'altare maggiore, dedicato al santo titolare, Lorenzo. Queste opere sono tutte caratterizzate da uno stile aggraziato, delicato ed efficace, che peraltro spesso scade in routine di bottega e che, senza il minimo segno di rinnovamento, sopravvisse fino alla fine del 14° secolo.Durante il primo e il secondo terzo del sec. 15° a L. era attiva un'importante bottega di pittura che in seguito venne diretta da due membri della famiglia Ferrer - probabilmente padre e figlio - entrambi con il nome di Jaume. L'ambito di attività di Jaume I fu sostanzialmente locale, nella diocesi di L. e nella regione di Huesca; in una prima fase della sua carriera, all'inizio del sec. 15°, egli continuò a lavorare nell'ultimo stile di Pere Serra; in seguito arricchì la sua arte di elementi ripresi da Lluís Borrassà, che non alterarono però una personalità già solida, i cui tratti si evidenziano più chiaramente nel pannello della Cena (Solsona, Mus. Diocesà i Comarcal). La documentazione relativa a Jaume Ferrer II è scarsa; egli soggiornò in più occasioni a Barcellona, dove poté seguire l'evoluzione della pittura catalana da Bernat Martorell a Jaume Huguet. Nel 1457 lavorava al retablo della chiesa parrocchiale di Alcover; partendo da quest'opera sicuramente autentica, si è potuto stabilire un catalogo della produzione dell'artista, che comprende in particolare il retablo della chiesa di Santa Maria di Verdú (1432-1434; Vic, Mus. Arqueologic-Artistic Episcopal) e quello della cappella della Paeria, il palazzo municipale di L. (1450-1455 ca.).Come nella maggior parte delle città catalane, il Medioevo ha lasciato a L. anche diversi edifici civili. La cittadella musulmana della Zuda fu trasformata in castello reale all'epoca di Raimondo Berengario IV (1131-1167). A Pietro il Cerimonioso si deve il restauro che diede all'edificio l'aspetto definitivo, sia all'interno sia all'esterno; il castello è stato però per buona parte distrutto dagli eventi bellici del 1812 e del 1936.La Paeria, anche se sottoposta a pesanti restauri, fu un prototipo per l'architettura civile catalana; il nome deriva da paers (dal lat. medievale paciarius), titolo attribuito ai consiglieri. Si trattava di un palazzo che presentava fin dal sec. 13° tutti i caratteri della ricca casa urbana gotica catalana; le diverse parti sono organizzate intorno a una corte rettangolare, dove si trova la scala che conduce al piano superiore. La facciata è caratterizzata da una decorazione molto ricca e al contempo da rigore compositivo; al piano terreno si apre un portale a tutto sesto con ghiera di conci molto allungati, mentre il primo piano è scandito da ampie trifore con capitelli, indubbiamente opera delle maestranze attive alla cattedrale. In alto, al di sotto di un cornicione aggettante, corre una galleria costituita da corte colonnine architravate.Le istituzioni assistenziali ebbero un ruolo considerevole in Catalogna. Già alla metà del sec. 15° esistevano a L. almeno sette ospedali, ma sia gli insediamenti sia le risorse erano modesti. Essi si fusero in un organismo unico e nel 1454 venne posta la prima pietra del nuovo complesso, ma i lavori, rallentati da difficoltà finanziarie, si prolungarono fino all'inizio del secolo successivo. Le sale dei malati e i servizi dell'antico ospedale di L. occupavano quattro corpi di fabbrica disposti intorno a una corte rettangolare. Una scala posta a un angolo conduceva alla galleria del piano superiore.Tra i musei di L. va menzionato il Mus. Diocesà de Pintura Medieval, dove, oltre a opere di pittura, sono conservati frammenti di scultura provenienti dalla cattedrale.
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