LESINA (croato Hvar; A. T., 24-25-26 bis)
Una delle maggiori isole dell'arcipelago meridionale dalmata, allungata per 68 km. da est a ovest, fra Punta S. Giorgio e C. Pellegrino, larga km. 10 e mezzo al massimo, fra il Canale di Lesina e quelli di Curzola e della Narenta, che la separano rispettivamente dall'Isola di Brazza, dall'Isola di Curzola e dalla penisola di Sabbioncello. Dipendono da Lesina anche le Isole Spalmadori e Torcola, che non sono abitate. Per area essa è la seconda isola fra quelle dalmate (kmq. 288,3) dopo Brazza, ed è costituita da una piega rilevata di calcare cretacico, che si allunga in una catena mediana elevantesi fino a m. 626 (M.S. Niccolò) verso l'estremità occidentale più espansa. Sul versante meridionale, a ripido declivio, affiora una lunga fascia di terreni marnosi dell'Eocene; i quali ricompaiono anche a nord, nella depressione fra Cittavecchia e Verbosca, immergendosi poi nell'ampio e profondo vallone di Cittavecchia. Il clima è nettamente mediterraneo, con temperatura media del luglio di 25°1 e di 8°6 in gennaio, benché la bora spiri violenta sulle coste settentrionali. Le piogg, non molto abbondanti (mm. annui 798), hanno un massimo in novembre (15% del totale) e un minimo in luglio (2%).
La flora è nettamente mediterranea, con boschi di Pinus halepensis, come nelle altre isole dalmate, alternati alla "macchia" con piante aromatiche, insieme con agavi, opunzie ed eucalipti e altre piante esotiche. Fra le coltivate si hanno l'ulivo, la vite, il pesco, il carrubo, particolarmente sfruttato, il melograno e perfino l'arancio e il limone, nonché la palma da datteri, che, insieme con il tabacco, preferiscono le zone calcaree e solatie del versante meridionale. Particolarmente interessante è la presenza a Lesina dello sciacallo, proveniente dalla vicina penisola di Sabbioncello, ma oggi ridotto a pochi esemplari. L'area a bosco o a macchia copre quasi la metà della superficie dell'isola (48%), specie sulla dorsale orientale; il pascolo (20%) è invece limitato quasi solo alla punta occidentale; mentre i terreni a coltura (29%) si stendono in una fascia intermedia intorno a Cittavecchia e a Lesina. Fra le coltivazioni, primeggia il vigneto (ett.8400), che dà vini rossi da taglio (l'"opollo") e quelli bianchi di tipo marsala (il "prosecco"), i quali vengono esportati e, insieme con l'olio, formano la ricchezza dell'isola; scarsi invece sono i campi a coltura erbacea (ett. 1700). Piccolissimo è il numero dei cavalli, mentre numerosi sono gli asini (103 ogni 1000 ab.); mancano i bovini, ma molti sono gli ovini (350 per 1000 ab.).
Fra le poche industrie di Lesina v'è quella della pesca costiera delle sardelle; nonché lo scavo dei calcari cristallini assai pregiati; ma un'industria ancora fiorente è quella dell'essenza di rosmarino ("aroma della regina"), che si esporta in Inghilterra e in America.
Abitata fin dal Neolitico, poi colonizzata da Greci e da Latini, l'isola ha oggi una popolazione (circa 20.000 ab.) prevalentemente croata, ma nel 1910 accoglieva ancora numerosi Italiani: 586, secondo il censimento austriaco; però dovevano essere assai di più, se nel 1900 il solo centro di Cittavecchia ne contava 2163. La densità della popolazione supera i 60 ab. per kmq., ma la popolazione sparsa è inferiore al 10%.
Capoluogo dell'isola e sede vescovile è Lesina (ab. 2892), al fondo di un golfo riparato dalle Isole Spalmadori, circondata da mura e da forti in rovina (Forte Spagnolo e Forte S. Nicolò), con un duomo lombardesco del sec. XIV, che ha pale del Palma il Giovane e di Tiziano, "La Loggia", l'arsenale, il palazzo Paladino e il convento dei francescani. Cittavecchia è la maggiore cittadina dell'isola (ab. 3100), al fondo del vallone omonimo, in mezzo a una fertile conca sul lato settentrionale dell'isola, con avanzi di mura ciclopiche. Seguono Verbosca (ab. 1100), all'estremità della vallata che scende da Cittavecchia, con la parrocchiale contenente quadri di Paolo Veronese, e S. Giorgio all'estremità orientale. Nell'interno vi sono altri 10 minori centri agricoli, collegati fra loro da mulattiere.
Lesina fa parte del banato del Primorje (Litorale) del regno di Iugoslavia.
Storia. - Verso il 385 a. C., e con l'appoggio di Dionisio il Vecchio di Siracusa, l'isola fu colonizzata dai Parî e perciò detta Φάρος (latino Pharia, Pharius). Anche la colonia che ivi sorse, sul luogo della odierna Cittavecchia, si denominò, secondo alcuni, Paros. Dopo un secolo e mezzo di vita fiorente fu attratta nell'orbita del regno illirico. La troviamo così in quest'epoca sotto la signoria di un suo cittadino al servizio degli Illirî, Demetrio, che, per esser passato in tempo dalla parte dei Romani durante la prima guerra illirica, fu compensato da costoro con una notevole parte della costa illirica quando ebbero disfatta la regina Teuta (229 a. C.). Ma dopo qualche anno, allorquando l'avvenire di Roma pareva seriamente minacciato dalla rinascita pùnica, Demetrio riprese, d'accordo con la Macedonia, le incursioni piratesche a danno delle città greche. I Romani inviarono allora contro di lui il console L. Emilio Paolo che in brevissimo tempo lo disfece e spogliò dei suoi stati (219 a. C.). In questa occasione la città greca di Lesina fu espugnata e distrutta.
Però la città risorse in seguito dalle proprie rovine; non se ne conosce l'epoca, ma è certo che Lesina era fiorente nell'epoca imperiale.
Sino alla metà del sec. IX l'isola fece parte del tema bizantino di Dalmazia. La occuparono quindi i Narentani, sotto i quali si andò costituendo il cosiddetto dominium insularum (Lissa, Brazza e, nei tempi più antichi, anche Curzola, Lagosta, Meleda), di cui Lesina era centro. Nel 1099-1100 s' incontra per la prima volta la denominazione - del resto antichissima e di radice preromana - di Lesina. In quel periodo sostò a Lesina - città già allora in pieno sviluppo, essendo ottimo porto e scalo necessario di ogni nave che percorresse l'Adriatico - l'armata del doge Vitale Michiel di ritorno dalla Terra Santa. Nella prima metà del secolo XII al dominio narentano succede la sovranità ungherese. Per quanto sotto l'Ungheria il dominium rimanga sempre una specie di feudo riservato ai regi ammiragli che vi fungono da conti, comincia tuttavia nel secolo XII a configurarsi il comune. Nel 1145 sorge il vescovado, suffraganeo prima di Zara, poi di Spalato. Nel sec. XIII la politica orientale svevo-angioina investe anche il dominium. Per proteggersi dai Narentani, che mai non cessavano dal molestarle, le isole si buttano dapprima dalla parte di Carlo d'Angiò, poi, il 3 aprile 1278, si dànno a Venezia, la quale ne invia al governo un potestas biennale, residente a Lesina. Il dominio veneziano dura fino al 1358; subentra l'ungherese fino al 1390; poi, per periodi brevissimi, successivamente i re di Bosnia, d'Ungheria, di Napoli, il duca Hrvoje, il comune di Ragusa, il conte Vladislao Jakez. Venezia ne rientra in possesso nel 1420 e vi si mantiene ininterrottamente fino al 1797. Questo lungo dominio veneziano fu fortemente benefico specialmente per Lesina, città che, nonostante sanguinose lotte fra nobili e popolari (1510), e la pressoché completa distruzione portata dai Turchi nel 1571, assurse ad altissimo grado di benessere e di civiltà. Lingua, costumi e vita sociale si venetizzarono completamente. Redditi ingenti derivavano dall'agricoltura, dalla pesca, dalla navigazione, dal commercio. Il movimento nel porto era vivissimo. Caduta Venezia, Lesina passò all'Austria; dal 1806 al 1813 la tennero i Francesi, ma continuamente insidiati e assaliti dagli Anglo-russi e da navi corsare; nel 1813 tornò all'Austria. Il 13 novembre 1918 fu occupata dall'Italia e il 18 aprile 1921, in seguito al trattato di Rapallo, assegnata alla Iugoslavia.
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