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LIBIA

di Carlo DELLA VALLE – F. G. - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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LIBIA (XXI, p. 57; App. I, p. 790; II, 11, p. 196)

Carlo DELLA VALLE – F. G.

Confini, area, ordinamento. - I confini del nuovo stato libico sono rimasti quali erano al tempo in cui la L. era italiana. Il confine con l'Algeria, che risultava incerto, è stato fissato in modo preciso (accordo francolibico concluso a Tripoli nel 1955), lasciando in territorio algerino una grande striscia posta ad ovest e a sud-ovest di Gat, coi pozzi di Tim Alcum, Acruf, In Ezzàn, Anai, che nella cartografia ufficiale italiana erano compresi in territorio libico. La superficie, di 1.759.740 km2, è assegnata per 353.000 km2 alla provincia tripolitana, per 806.500 a quella cirenaica e per poco più di 600.000 a quella fezzanese, le tre unità in cui è ripartito il Regno Unito di L. non solo dal lato politico, ma anche da quello amministrativo. Nel campo dell'ordinamento, da ricordare la costituzione del 7 dicembre 1951 e la legge organica della Tripolitania del 27 dicembre 1952.

Popolazione. - Al censimento italiano del 1936 era di 839.524 ab., saliti nel 1954, nonostante l'esodo di moltissimi italiani ed ebrei, a 1.091.830, dei quali 746.064 nella Tripolitania, 291.328 nella Cirenaica e 54.438 nel Fezzàn. La densità media della popolazione era quindi passata nell'intervallo 1936-1954 da 0,48 ab. per km2 a 0,60 circa. Gli Italiani residenti nella L. sono andati via via diminuendo: i 110.000 del 1939 si erano già ridotti nel 1954 a 47.000, che nel 1956 erano ancora calati a 42.000 circa e a 38.950 nel dicembre 1958, quasi tutti residenti in Tripolitania; di essi, più della metà vive nei centri urbani, come commercianti, artigiani, addetti a piccole attività industriali, professionisti. Rilevantissima pure la riduzione nel numero degli ebrei, che da quasi 28.000 nel 1936 erano diminuiti a soli 5000 nel 1954, soprattutto perché emigrati verso lo stato d'Israele (il maggior numero di partenze si ebbe nel periodo 1948-53). La città più popolosa è Tripoli, che al 1958 ha rivelato di avere 172.000 ab., dei quali 131.415 libici (nel 1954 la popolazione era di 130.238 ab.). Molto inferiore è il numero degli abitanti di Bengasi (70.533 nel 1954, ossia quasi quanti erano nel 1939); quanto a Sébha, capol. del Fezzàn, nel 1954 gli abitanti erano 7193. Gli altri centri libici di maggiore importanza, dopo i tre capoluoghi provinciali, erano: in Tripolitania, Zavia (115.100 ab., nel distretto), Misurata (66.700, nel distr.), Homs-Cussabat (62.390, nel distr.), Zliten (41.100, nel distr.), Tarhuna (40.600, nel distr.) e Zuara (30.800, nel distr.); in Cirenaica, Barce (134.200 ab. nel distretto, di cui 10.000 nel territorio comunale), Derna (36.000, nel distr.), Beida (31.000, nel distr.), Agedabia (27.700, nel distr.) e Tobruch (19.000, nel distr.). Mentre Bengasi e Tripoli hanno per ora, rispettivamente, le funzioni di capitale residenziale e di capitale amministrativa, è in costruzione in Cirenaica, a el Beida, a sud di Cirene, alle pendici del Gebel al-Akhdar, una città destinata ad essere la capitale della Libia.

Condizioni economiche. - Nonostante l'ambiente fisico poco favorevole, l'economia libica è sempre basata, prevalentemente, sull'agricoltura e sull'allevamento, in quelle aree che sono suscettibili di utilizzazione e che erano già in via di progressiva valorizzazione nell'ultimo periodo del dominio italiano, ma che successivamente si sono contratte per l'allontanamento dei coloni italiani. Questo esodo è stato totale nella Cirenaica, dove i dieci villaggi agricoli creati nel Gebel fra il 1936 e il 1939 dall'Ente per la colonizzazione della L. sono stati abbandonati e sono in gran parte andati in rovina, o sono utilizzati in qualche modo dagli indigeni, mentre i sedici villaggi sorti nello stesso tempo in Tripolitania sono rimasti, sostanzialmente, in efficienza. Attualmente l'area coltivata da agricoltori italiani ammonta a circa 210.000 ha, ossia a circa il 55% di quella che è la più adatta all'utilizzazione agricola (383.000 ha). Le concessioni derivate da concessioni governative italiane, o private, hanno una ampiezza fra i 25 e i 50 ha, e per la tecnica colturale e per la bontà dei terreni dànno certamente un forte apporto all'economia agricola locale; notevole pure è l'apporto di quelle aree che erano state oggetto di colonizzazione statale diretta. Per quanto riguarda il complesso del territorio libico, indagini eseguite nel 1945 hanno mostrato che la superficie utilizzabile in qualche modo per le colture e per l'allevamento è di soli 14.125.000 ha, dei quali 10 milioni in Tripolitania, 4 milioni in Cirenaica e soltanto 125.000 ha nel Fezzàn. Si tratta quindi di aree che, nell'insieme, costituiscono circa l'8% della superficie territoriale totale.

In particolare, dei 14 milioni di ha di superficie agraria e forestale, poco più di 11 milioni sono di terreni adatti al pascolo (8 milioni di ha in Tripolitania, 3,1 milioni di ha in Cirenaica), mentre 2,1 milioni rappresentano terre adatte ad agricoltura seminomade (1,6 milioni di ha in Tripolitania e 500.000 ha in Cirenaica) e solo 550.000 ha circa (per essere più esatti, 400.000 in Tripolitania e 145.000 in Cirenaica) sono di suoli atti a una utilizzazione agricola permanente. A ciò si devono aggiungere 103.000 ha di superficie forestale (3000 ha in Tripolitania e 100.000 in Cirenaica), 700 ha di giardini irrigui nelle oasi (200 ha e 500 ha, rispettivamente, nelle due province), e infine 134.000 ha di palmeti non irrigui, la maggior parte dei quali nel Fezzàn. Dei circa 550.000 ha utilizzabili per colture permanenti ne sono coltivati effettivamente quasi 280.000 in Tripolitania, fra seminativi e colture legnose agrarie, e poco più di 50.000 in Cirenaica. Fra i cereali, di importanza preminente sono sempre l'orzo e il grano, nella parte settentrionale del territorio, il grano e il miglio in quella meridionale. La produzione di orzo da 400.000 q annui dell'anteguerra si aggira ora sul doppio, con qualche annata di eccezionale resa, come nel 1949, quando se ne raccolsero circa 1.800.000 q. Diminuito è invece il raccolto del grano, che da 250.000 q annui medî del periodo immediatamente precedente al 1940 è sceso a 120-130.000 q annui attuali, soprattutto per essersi ridotto a circa 1/3 il prodotto della Cirenaica.

Gli oliveti, largamente ampliati ad opera degli italiani (e il numero delle piante non è inferiore a 3,5 milioni), hanno tuttora notevole importanza economica, specie in Tripolitania, dove ve ne sono per 16.000 ha (circa 40.000 q di olio nel raccolto 1957). Sempre in Tripolitania e in Cirenaica è sviluppata ancora, su oltre 5000 ha (4000 e 1000, rispettivamente), la viticoltura, con una produzione complessiva che si aggira attorno ai 40.000 hl. La proibizione ai musulmani di consumare vino ha contribuito a ridurre la coltura della vite, introdotta dagli italiani, e che aveva già circa 20 milioni di piante, delle quali l'85% in Tripolitania. Tuttora interessante la coltivazione dei tabacchi, di varietà orientali, a Tigrinna, nel Gebel tripolitano, con una resa che oscilla adesso sui 12-14.000 q annui. Nell'alimentazione indigena è sempre notevole l'importanza del dattero, la cui produzione oscilla attorno ai 400.000 q annui. Fra le colture di introduzione recente spiccano gli agrumi, in Tripolitania ormai abbastanza diffusi.

L'allevamento si è ripreso, dopo il periodo bellico: in Tripolitania nel 1957 c'erano 47.000 bovini (20.000 nel 1949), 574.000 ovini (208.000), 575.000 caprini (202.000). In Cirenaica il patrimonio zootecnico nel 1956 era costituito da 33.000 bovini (31.000 nel 1949), 545.000 ovini (363.000) e 524.000 caprini (436.000). I cammelli, aumentati in Tripolitania da 66.000 a 81.000 nell'intervallo 1949-57, in Cirenaica erano passati da 22.500 a 76.000 nel periodo 1949-56. C'erano altresì, nel 1956,18.000 cavalli e 50.000 asini, in tutta la Libia. Ragguardevole la produzione della lana e delle pelli.

L'attività estrattiva del sale nel 1955 ha reso 15.000 tonnellate nelle saline di Tripoli e di Bengasi, già modernamente attrezzate dagli Italiani; si estrae zolfo in Cirenaica e si pescano spugne lungo varî tratti delle coste libiche. Alla fine del 1957 si è avuto il primo ritrovamento di un giacimento petrolifero, seguito da un altro nel luglio 1958, e, nel giugno 1959, da un altro ancora, a Zelten, nel Gebel cirenaico, a circa 1680 m di profondità. Molti sono, comunque, i permessi di prospezione concessi finora. L'industria trasformatrice si mantiene modesta, con parte delle attività esistenti al tempo in cui la L. era italiana. Un sensibile aumento c'è nella produzione di energia elettrica, di origine termica: nell'intervallo 1956-57 essa è passata, ad es., da 67 a 75 milioni di kWh. Il commercio estero nel quinquennio 1953-57 ha avuto l'andamento che segue (espresso in migliaia di sterline libiche):

Si nota quindi un forte recente aumento delle importazioni, di fronte a un relativamente modesto incremento delle esportazioni, con conseguente grave accrescimento del deficit commerciale. Nel 1957 i paesi che più hanno esportato in Libia sono stati: Italia (27,4%), Gran Bretagna (21%), S.U.A. (16%), Repubblica Federale Tedesca (8,1%), Francia (5,3%). Le esportazioni dei prodotti libici si sono dirette soprattutto verso: Italia (58,3%), Gran Bretagna (17%), Egitto (9,2%), Malta (3,6%), Repubblica Federale Tedesca (3,5%).

Comunicazioni. - Ci sono 360 km di ferrovie, di cui 200 in Tripolitania, e 3544 km di strade a pavimentazione artificiale, compresi i 1822 km della litoranea. Gli autoveicoli in circolazione nel 1956 erano poco più di 11.900. Gli aeroporti più importanti sono quelli di Tripoli e di Bengasi.

Finanze. - A fianco del bilancio federale, che viene sottoposto all'approvazione del Parlamento, esistono i bilanci delle province, le quali usufruiscono per le proprie spese di entrate provenienti dal bilancio federale.

Le entrate relative all'esercizio finanziario terminato il 31 marzo 1959 sono state stimate in 12,1 milioni di lire libiche, di cui 5,4 quali entrate del governo federale, 3,3 quale aiuto finanziario concesso dalla Gran Bretagna in base a un accordo del 1958, e 3,4 concessi dagli Stati Uniti d'America. Le spese relative allo stesso esercizio sono state stimate in 12,4 milioni di lire libiche; il disavanzo è stato coperto con somme prelevate dai fondi di riserva. L'ammontare delle spese per l'esercizio finanziario 1° aprile 1959-31 marzo 1960 è stimato in 13,4 milioni di cui 5 milioni a carico del bilancio federale, 6,2 milioni a carico dei bilanci delle province e il rimanente a enti per lo sviluppo economico. Dato che le entrate coprono solo la metà delle spese si ritiene che il deficit venga coperto da aiuti internazionali concessi dai governi degli S. U. A., della Gran Bretagna e della Francia.

Con la legge n. 30 del 1955 è stata creata la Banca nazionale di Libia, avente lo scopo di provvedere alle emissioni di banconote, di mantenere riserve con l'intento di salvaguardare la stabilità monetaria interna, di controllare la situazione creditizia a vantaggio del Regno, e di fungere da banchiere del governo e delle amministrazioni provinciali. L'organizzazione bancaria è stata regolata da una legge, emanata con il proclama n. 211 del 15 novembre 1950, la quale oltre a stabilire la forma e il capitale minimo che devono avere le banche estere per poter svolgere la loro attività in L., ha istituito un comitato di controllo bancario. Con una nuova legge di fine 1958 ha avuto poi inizio una totale revisione del sistema bancario; a Tripoli e a Bengasi sono state istituite sedi della Banca nazionale dell'agricoltura.

Il cambio fisso della moneta (creata il 24 marzo 1952 ed equivalente alla sterlina britannica) è stabilito dal 12 agosto 1959 in 0,3571 lire libiche per 1 dollaro U.S.A. (1 lira libica è pari a 2,80 dollari U.S.A.). La Libia fa parte dell'area della sterlina.

Storia. - Alla creazione di uno stato libico indipendente si giunse solo sei anni dopo la fine della guerra, come conclusione di una lunga schermaglia politica e diplomatica. La totale estromissione dell'Italia fu compiuta allorché l'assemblea delle N. U. respinse nel 1949 il compromesso Bevin-Sforza che prevedeva un'amministrazione fiduciaria italiana in Tripolitania, accanto a una inglese per la Cirenaica e francese per il Fezzàn. Avendo invece le N. U. raccomandato la creazione di uno stato indipendente e sovrano, la Libia fu retta tra il 1949 e il 1951 da un commissario delle N. U.; nell'ottobre 1951 un'assemblea costituente elaborò una costituzione federale (non senza vivi contrasti di chi caldeggiava invece uno stato unitario), e la monarchia federale di Libia fu proclamata il 24 dicembre 1951. A sovrano del regno fu chiamato Mohammed Idrīs es-Senūsī, il capo di quella famiglia e Confraternita senussita che aveva impersonato la maggior resistenza indigena all'occupazione italiana.

Il nuovo regno si rivelò subito bisognoso di assistenza militare e finanziaria, cui provvidero con una serie di accordi gli stati che più avevano contribuito alla sua formazione: con gli accordi del 1951 e 1954 gli S. U. A., e con quelli del 1953 la Gran Bretagna si impegnarono, in cambio di basi aeree e navali, a contributi ventennali per un programma di opere pubbliche e di sviluppo dell'agricoltura; mentre la Francia per gli accordi del 1955 sgombrava il Fezzàn. I rapporti con l'Italia, dopo lunghi negoziati, sboccarono nell'accordo del 2 ottobre 1956, che liquidava le pendenze dell'occupazione e della guerra, riconoscendo le private proprietà degli Italiani in Tripolitania (la Cirenaica rimase ed è tuttora inaccessibile di regola agli Italiani), e chiudendo così come meglio si poteva da parte italiana il gravoso strascico della guerra e colonia perduta. Eliminata l'influenza politica, e ridotta assai modesta quella economica, resta soprattutto la possibilità di un influsso culturale dell'Italia in L.: influsso culturale che la presente classe dirigente riconosce e manifesta in pieno, ma che senza adeguate previdenze è incerto quanto possa mantenersi in avvenire, nella "riorientalizzazione" culturale delle nuove generazioni, che sentono e coltivano naturalmente in primo luogo i legami col restante mondo arabo. L'università libica di Bengasi, fondata nel 1956, e l'istruzione media ed elementare di tutto il regno, trae infatti buona parte del personale straniero dall'Egitto e dagli altri paesi arabi, e in minima parte da stati europei.

La L. è stata accolta nella Lega Araba nel 1953, e tra le N. U. nel 1956. La sua politica entro il blocco arabo è stata di appoggio a ogni solidarietà panaraba, e nello stesso tempo di equilibrio fra il dinamismo del vicino Egitto, poi R. A. U., e i vincoli dall'opposta parte col Maghrìb, specie con la Tunisia con cui nel 1957 essa ha concluso un trattato di amicizia. Vedi tav. f. t.

Bibl.: F. Rowland e E. Robb, Survey of land resources in Tripolitania, Tripoli 1945; A. Rompietti, Brevi note sull'ovicoltura libica, in Rivista di agricoltura subtropicale e tropicale, 1951, pp. 47-61 e 200-212; P. Artigue, Libye, nouveau royaume, in Hommes et Mondes, 1952, pp. 103-114; H. J. Legg, Economic and commercial conditions in Libya, Londra 1952; W. B. Fischer, Problems of modern Libya, in Geographical Journal, 1953, pp. 182-189; R. Guidotti, Agrumicoltura in Libia, in Rivista di agricoltura subtropicale e tropicale, 1955, pp. 113-116; V. H. Serrano, Libya. The new Arab Kingdom of North Africa, Ithaca (N. Y.), 1956; R. Institute of International Affairs, Libya, a brief political and economic survey, Londra 1956; United Kingdom of Libya, External trade statistics, 1957, Tripoli 1958; A. Gaudio, La Libia nell'era del petrolio, in L'Universo, XL (1960), pp. 997-1016.

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Vocabolario
lìbito
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libaménto
libamento libaménto s. m. [dal lat. libamentum], raro. – Ciò che si offre agli dei nelle libagioni, e la libagione stessa: fatti a Nettuno e agli altri numi I libamenti (Pindemonte).
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