LIBIA (XXI, p. 57; App. I, p. 790; II, 11, p. 196; III, 1, p. 990)
La L., già federazione delle province di Cirenaica, Tripolitania e Fezzan, è diventata nel 1963 uno stato unitario, suddiviso nei seguenti dieci distretti, affidati a commissari di nomina governativa (tra parentesi la popolazione al 1973): Tripoli (5.709.117), Bengasi (331.180), Sebha (112.318), Gharyān (155.162), Zauia (244352) Homs (162.673), Misurata (179.316), Derna (123.397), Gebel Akhdar (131.071), el-Kahlīg (108.451). Secondo il censimento del 1973, la popolazione complessiva era di 2.257.000 abitanti, con un incremento, rispetto alla popolazione censita nel 1954, del 106,7%. Nello stesso periodo la densità media è salita da 0,6 a 1 ab. per km2. Gl'Italiani, che già nel 1962 erano scesi a 35.000, si sono ridotti a 1500 nel 1971. La popolazione urbana costituiva nel 1973 il 23,9% della popolazione totale; i nomadi e seminomadi sono ancora il 25%. Particolarmente intenso l'incremento demografico della capitale, che supera il mezzo milione di ab. (551.500 nel 1973) e di Bengasi, la cui popolazione (137.300 ab.) è pressoché raddoppiata rispetto al 1954. Delle altre città solo el-Beidā (58.800 ab.) e Sebhā (35.890 ab.) si configurano come nodi importanti della rete urbana del paese.
Condizioni economiche. - La struttura economica della L. si presenta radicalmente trasformata rispetto alla fine degli anni Cinquanta. In quel periodo la L. doveva fare assegnamento sugli aiuti economici dei paesi esteri per integrare le proprie modeste risorse, basate essenzialmente su un'agricoltura di pura sussistenza. La scoperta dei giacimenti petroliferi di Zelten (aprile 1959), seguita negli anni successivi da altri importanti ritrovamenti, ha segnato una svolta decisiva per le sorti del paese. La produzione di petrolio da 8 milioni di t nel 1962 è salita a 150 milioni nel 1969, collocando la L. al primo posto tra i paesi produttori arabi, al quinto posto nella graduatoria dei paesi produttori e al terzo posto tra gli esportatori mondiali.
Nei primi anni di questo decennio, per effetto della brusca evoluzione che ha radicalmente mutato i rapporti tra i paesi produttori e consumatori, la L. ha poi sensibilmente ridotto il ritmo di sfruttamento delle proprie risorse petrolifere (la produzione è scesa da 104,8 milioni di t nel 1973 a 79,2 nel 1974 e a 72,8 nel 1975), pur continuando a ricavare enormi profitti da questa risorsa. Il valore delle esportazioni risulta infatti pressoché triplicato fra il 1970 e il 1974. La rivoluzione del petrolio ha avuto profonde ripercussioni di natura economica e sociale: le campagne si sono spopolate e il settore agricolo ha finito con l'assumere un ruolo del tutto marginale nel contesto dell'economia libica.
Si calcola che la superficie agricola copra ancora meno dell'1,5% della superficie del paese. I dati della produzione agricola della Cirenaica, dove circa 60.000 ha sono destinati all'allevamento stanziale, mostrano una certa stabilità; la Tripolitania agricola registra invece, a partire dal 1958, una progressiva involuzione del settore, sintomo di una più marcata influenza dell'economia petrolifera sul quadro di vita tradizionale di questa regione. Su circa 10 milioni di ha di terre produttive in Tripolitania, 8 milioni sono adibiti a pascoli e 400.000 ha sono messi a coltura. In complesso, gli olivi restano numerosi (4,5 milioni di piante circa), e la produzione di olio (200.000 q nel 1974) di solito è tale da coprire largamente il fabbisogno interno; tra i prodotti agricoli esportati figurano anche modeste quantità di arachidi, la cui produzione è salita da 2000 q nel 1963 a 130.000 q nel 1974. L'allevamento mantiene un'importanza relativamente elevata (nel 1974: 121.000 bovini; 4,3 milioni di capi tra ovini e caprini; 120.000 cammelli), e alimenta una tradizionale corrente di esportazione di lana, cuoio e pelli verso L'Italia. La pesca riveste un ruolo accessorio: la pesca delle spugne, attività tradizionale e un tempo redditizia, è caduta praticamente in disuso.
La valorizzazione delle risorse petrolifere (le cui riserve accertate, secondo una valutazione del 1973, sarebbero di 3066 milioni di t, e quindi in grado di durare per oltre 40 anni, al ritmo di sfruttamento attuale) ha comportato la messa in opera di una rete di oleodotti che convogliano il greggio dalle zone di estrazione ai terminali di carico e alle raffinerie della costa. Una doppia tubazione di 175 km collega i pozzi di Zelten con il porto di Marsa Brega, sul golfo della Sirte; altri oleodotti interconnessi collegano i giacimenti di Gialo, Waha, Samāh, Hofra, Mabruk, el-Beidā, er-Rāqūba, Ōra con i terminali di Sidra e di Rās el-Anūf. Il giacimento di Serir è collegato al porto di Ṭobruq da un altro oleodotto di circa 500 km. Il gas naturale (oltre 10 miliardi di m3 prodotti nel 1973) viene anch'esso convogliato a mezzo di metanodotti agl'impianti di liquefazione di Marsa Brega e Sidra, ed esportato a mezzo di metaniere in Italia e in Spagna. Le compagnie straniere interessate ai lavori di prospezione e di estrazione sono state in parte nazionalizzate e in parte associate in compartecipazione alla Compagnia nazionale libica a partire dal 1971.
I proventi delle esportazioni di idrocarburi hanno consentito al governo libico d'impostare dei piani di controllo dell'eeonomia, e programmi di promozione culturale e tecnica. Nei piani quinquennali di sviluppo susseguitisi a partire dal 1963 la maggior parte degl'investimenti è stata destinata in una prima fase ai lavori pubblici, alle infrastrutture di trasporto e alle comunicazioni, all'educazione nazionale; relativamente scarsi gli stanziamenti a favore dell'agricoltura e dell'industria. Una parte notevole dei redditi dell'industria del petrolio è pertanto destinata all'importazione di beni strumentali e di beni di consumo corrente (carne, legumi, prodotti lattierocaseari, ecc.): si è quindi venuta a creare una situazione di pericolosa dipendenza dell'insieme dell'economia, in larga misura tributaria del solo settore petrolifero.
Allo scopo di promuovere una maggiore diversificazione delle strutture produttive nazionali è stato varato nel 1973 un ambizioso piano decennale di sviluppo agricolo: esso ha per obiettivo la bonifica di nuove terre e l'incremento della produttività in aree già coltivate nelle pianure della Gefara, nel Gebel Aidar, nel Fezzan e nelle regioni di Kufra e del Serir. Il piano vigente di sviluppo del settore industriale punta al potenziamento della produzione di materiali impiegati nelle costruzioni (cemento, laterizi, vetro, cavi elettrici, tubature), delle industrie di trasformazione di prodotti agricoli per l'alimentazione, delle industrie tessili e dell'abbigliamento, nonché alla valorizzazione di depositi minerari già individuati (minerali di ferro, fosfati, sali minerali). La rete stradale ha uno sviluppo complessivo di 3850 km, dei quali 1822 costituenti la litoranea libica. In corso di costruzione una strada che collegherà la L. al Niger e al Ciad passando per Sebhā nel Fezzan, e una strada di penetrazione dalla litoranea verso l'oasi di Kufra. Il commercio estero (nel 1972 il petrolio costituiva oltre il 98% del valore complessivo delle esportazioni) si svolge prevalentemente con la Rep. Fed. di Germania, l'Italia, il Regno Unito, la Francia e gli Stati Uniti. Le importazioni (macchinari, manufatti, prodotti alimentari, chimici, ecc.) nel 1972 hanno comportato un esborso complessivo pari a circa un terzo dei proventi delle esportazioni. L'Italia occupa il primo posto nella graduatoria dei paesi fornitori.
Bibl.: Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo, The economic development of Libya, Baltimora 1960; N. Khadduri, Modern Libya. A study in political development, ivi 1963; T. Blunsun, Libya. The country and its people, Londra 1968; A. Gaudio, La République Arabe Libyenne, in Notes et études documentaires, Parigi 1970.
Storia. - Il 27 aprile 1963, con un proclama reale, la L. fu trasformata in stato unitario. Il potere esecutivo venne accentrato nelle mani del Consiglio dei ministri, e di conseguenza furono aboliti i Consigli amministrativi della Cirenaica, del Fezzan e della Tripolitania; le province furono portate a 10, la nomina dei 24 componenti del Senato fu riservata al re; furono infine riconosciuti alle donne i diritti politici. Elezioni per la Camera dei deputati furono tenute nell'ottobre 1964 e, in seguito a reclami, ripetute nel maggio 1965. Con il rivelarsi del reale valore dei giacimenti di petrolio esistenti nel paese la situazione aveva nel frattempo preso a mutare: l'economia, ancora nel 1960 dipendente dagli aiuti stranieri e dai proventi derivanti dall'affitto di basi milltari alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, divenne progressivamente indipendente per poi registrare notevoli saldi attivi. L'emozione suscitata nel paese dalla guerra arabo-israeliana del 1967, accresciuta dall'accusa che le basi libiche erano state usate dagli occidentali per attaccare gli Arabi, portò la L. ad allinearsi agli stati arabi progressisti: la smobilitazione delle basi, cominciata nel marzo 1966, fu accelerata e furono stanziati aiuti a favore dei paesi colpiti dalla guerra. La mutata collocazione internazionale non tardò a riflettersi all'interno: il 1° settembre 1969, assente il re, un gruppo di militari s'impadronì del potere e proclamò la repubblica. Una costituzione provvisoria promulgata nel novembre affidò il potere a un Consiglio del Comando della rivoluzione; il governo rimase comunque composto in maggioranza da civili. Nel dicembre i ministri della Difesa e dell'Interno (entrambi militari) furono accusati di complotto, e nel gennaio 1970 fu costituito un nuovo governo presieduto da Mu‛ammar el-Qadhdhafī (Gheddāfi), che si rivelò il vero capo degli organizzatori del colpo di stato. Questi manifestarono le loro tendenze di estremo nazionalismo arabo, e in tal senso agirono: nel marzo 1970 partirono dalla L. le ultime forze britanniche, nel giugno quelle statunitensi; gli europei furono progressivamente sostituiti nelle professioni da Arabi, in maggioranza Egiziani; nel luglio furono confiscate tutte le proprietà appartenenti a Ebrei e Italiani, e i componenti delle due comunità furono invitati a partire; nello stesso mese cominciarono le nazionalizzazioni di interessi stranieri. La proposta di una federazione con Egitto e Sudan (fine 1969) e promesse fatte da el-Qadhdhāfī di una costituzione parvero all'inizio del 1970 provocare dissensi nel gruppo dirigente. In campo interno le riforme si limitarono alla formazione, nel giugno 1971, di una Unione socialista araba, unico partito politico legale. In campo arabo, il progetto federativo, con la Siria invece del Sudan quale terzo membro, giunse in porto con un accordo firmato nell'aprile 1971. Ratificato da referendum popolari condotti nei tre paesi in settembre, esso dette vita alla Federazione delle repubbliche arabe, organismo che, bencbé si fosse dato una costituzione e un governo, rimase in pratica una pura affermazione di principio; nell'ottobre 1973, pur inviando aiuti, la L. non esitò a criticare l'iniziativa egiziana di muovere guerra a Israele, della quale non era stata informata. Forse proprio perché delusa dall'atteggiamento egiziano, contro il quale non furono lesinati gli attacchi, nel gennaio 1974 la L., che pure all'indomani della rivoluzione aveva accantonato i progetti di collaborazione con il Maghreb, si rivolse alla Tunisia; anche l'annunciata unione fra i due paesi rimase però inattuata. Sotto la spinta di el-Qadhdhāfī (che nel luglio 1972 fu sostituito nelle funzioni di primo ministro da ‛Abd as-Salām Giallūd) l'acceso nazionalismo della politica libica andò accentuandosi: aiuti in armi e denaro furono dati a movimenti nazionalistici non solo arabi. In un discorso tenuto nell'aprile 1973 el-Qadhdhāfī annunciò una "rivoluzione culturale" per distruggere le ideologie importate sia dall'Occidente sia dall'Oriente; commissioni popolari furono incaricate di attuarla a ogni livello. Nel maggio el-Qadhdhāfī annunciò quella che chiamò la "terza teoria internazionale", "alternativa al materialismo capitalista e al comunismo ateo", fondata sui valori islamici; un'accentuazione dell'integralismo islamico si era già avuta negli anni precedenti, con un graduale ritorno alle norme del diritto islamico nel campo delle prescrizioni alimentari e del diritto penale. Il 5 aprile 1974 fu annunciato che el-Qadhdhāfī, pur rimanendo capo dello stato e comandante in capo delle forze armate, era sollevato dai compiti politici, amministrativi e di rappresentanza perché potesse dedicarsi all'organizzazione ideologica. Il 2 marzo 1977 fu proclamato un nuovo ordinamento dello stato definito al-Giamāhiriyyah (traducibile come "Stato delle masse") arabo libico popolare socialista.
Bibl.: M. Khadduri, Modern Libya, Baltimora 1963; F. Toudeur, Libye-Royaume des sables, Parigi 1969; J. Wright, Libya, Londra 1969; M. O. Ansell, I. M. Arif, The Libyan Revolution, ivi 1972; T. Cucinotta, La Libia, Borgo S. Dalmazzo (1973).
Archeologia. - Fino alla proclamazione dell'indipendenza (dicembre 1951), alla direzione della vecchia Soprintendenza italiana dei "monumenti e scavi" della L. rimase G. Caputo, ma con lui, e con G. Pesce, va ricordata anche l'attività degli studiosi inglesi, delegati alla supervisione della Soprintendenza dal Comando militare alleato in L.; fra questi ultimi un posto particolare spetta, per l'intensa attività svolta, a R. G. Goodchild e a J. B. Ward Perkins.
Dopo l'indipendenza, lo sviluppo incredibilmente rapido cui tutto il paese è andato incontro, ha fatto sì che le scoperte archeologiche si siano susseguite, tanto nell'area delle moderne città, quanto nelle campagne, a un ritmo impressionante. Va perciò dato atto al giovane Department of Antiquities degli sforzi compiuti, sia per salvare dalla distruzione le vestigia quotidianamente riportate alla luce, sia, soprattutto, per sensibilizzare l'opinione pubblica al rispetto del ricchissimo patrimonio archeologico, qualunque civiltà esso rappresenti.
Frutto di questi sforzi è stato il varo di una legge di tutela delle antichità già nel 1953, ampliata e perfezionata nel 1968, la quale ha permesso mediante espropri l'estensione di preesistenti aree di scavo (quella di Sabratha, per es.) e la creazione di nuovi grandi parchi archeologici, come quello che comprende, 30 km a E di Tripoli, le ville marittime d'età imperiale di Tagiura e che si estende per ben 123 ha. Sul piano operativo, poi, il Dipartimento, non potendo contare su propri funzionari tecnici, ha fruito per quasi un ventennio dell'opera di controllori o consulenti stranieri (così E. Vergara Caffarelli, A. Di Vita, D. Baramki, T. Bakir in Tripolitania; R. G. Goodchild in Cirenaica; M. S. Ayoub in Fezzan), i quali hanno anche curato e seguito la formazione in loco e all'estero di giovani archeologi libici. Inoltre il Dipartimento ha stipulato numerose convenzioni e concesso permessi di esplorazione, scavo e restauro a qualificate missioni straniere, e anche a singoli studiosi, mentre due organismi, l'italiano Gruppo di ricerca sulle antichità dell'Africa settentrionale, finanziato dal CNR, con sede a Firenze, e l'inglese Society for Libyan Studies, con sede a Londra, sono sorti per coordinare e appoggiare l'attività archeologica dei rispettivi paesi in Libia.
Ovviamente, nella rapidissima rassegna che segue, si potranno ricordare soltanto le realizzazioni e le scoperte più significative.
In Fezzan assai importanti le scoperte in campo preistorico dovute, soprattutto, alle missioni italiane guidate da P. Graziosi nella regione del Bergiuǧ, da S. Puglisi e, nel massiccio del Tadrart Acacus, ai confini con l'Algeria (25° Nord-11°30′ Est), da F. Mori. Dal 1955, in numerose esplorazioni, Mori ha potuto rilevare migliaia d'incisioni e pitture rupestri la cui associazione con depositi antropici si è rivelata di notevole importanza al fine di una più corretta impostazione dei problemi legati alle civiltà preistoriche sahariane. Le principali fasi proposte, legate all'arte rupestre, sono le seguenti: della grande fauna selvaggia o del Bubalus antiquus; delle teste rotonde; dei pastori; del cavallo (di epoca protostorica); del cammello (di epoca storica). Alcune datazioni, ottenute mediante il metodo del radiocarbonio, hanno permesso di precisare, per la prima volta, la cronologia assoluta della fase pastorale intorno al 5°-4° millennio a.C. e delle teste rotonde in epoca precedente al 5° millennio. I graffiti della "grande fauna selvaggia", considerati fino a oggi "neolitici", sono stati da Mori studiati in alcune sovrapposizioni e proposti per una cronologia più antica collocabile in epoche corrispondenti al Paleolitico superiore europeo.
Per l'età storica, oltre e più che gli scavi condotti da M. S. Ayoub nel cuore dell'antica Garama, capitale dei Garamanti, e nella necropoli "reale" della stessa città, situata nell'uadi el-Agial, è da ricordare lo scavo metodico dell'abitato garamantico del promontorio di Zinchekra, 3 km e mezzo a SO di Garama. A Zinchekra la missione diretta da C. M. Daniels ha riportato alla luce le strutture di un grosso centro fortificato che in età ellenistica fu la capitale dei Garamanti e tale rimase fino a quando la vicina Garama non ne prese definitivamente il posto (la città appare abbandonata agl'inizi del 2° secolo d.C.).
In Cirenaica i lunghi anni della direzione di R. G. Goodchild sono stati ricchi di scoperte del più alto interesse quali per es. gli ormai famosi mosaici della basilica bizantina di Gasr el-Libia (Theodorias). L'antica Apollonia (Marsa Susa) è stata oggetto di scavi e restauri importanti (il teatro greco fuori le mura; la cinta urbana; il palazzo del governatore bizantino) ad opera sia di Goodchild sia di una missione dell'università del Michigan che, fra l'altro, ha redatto la planimetria della città antica.
A Cirene il Dipartimento ha curato il restauro dell'odeon fra il Cesareo e la casa di Esichio e ha provveduto al recupero di un superbo complesso di statuaria greco-arcaica rinvenuto nel 1965-66 a E delle mura ellenistiche, in una cava antica. Si tratta di un kouros, due korai, una sfinge, un grandioso capitello ionico, una colonna in marmo e due placche di bronzo (con gorgoneion e lottatori) databili intorno alla metà del 6° secolo a. Cristo. L'agorà è stata ed è oggetto della metodica esplorazione della missione diretta da S. Stucchi, i cui risultati si sono rivelati di eccezionale importanza per la conoscenza delle varie fasi della città dal suo nascere al suo abbandono. Oltre a significativi restauri nell'agorà - fra cui da ricordare quello di un monumento navale d'età ellenistica - la missione italiana ha realizzato il restauro del grandioso portico delle Erme, in realtà xystos del ginnasio che fu poi il Cesareo, e soprattutto, si è impegnata nel lavoro di studio e ricostruzione del tempio di Zeus, uno dei più imponenti del mondo greco.
A Tolemaide il Dipartimento ha proseguito lo scavo della città e realizzato il restauro dell'arco di Costantino, mentre, così come ad Apollonia e Teuchira (Tocra), è stato costruito un Antiquarium nell'area archeologica. I risultati raggiunti dalla missione americana operante a Tolemaide negli anni Sessanta sono stati illustrati in volume apposito da C. H. Kraeling.
Una scoperta fortuita, ma sensazionale, ha restituito a Teuchira nel 1963 la stipe di un santuario, databile fra il 600 e il 540 a.C., ricchissima di ceramica greca arcaica, specie di fabbriche orientali. Essa è stata classificata e studiata da J. Boardman e J. H. Hayes della British School of Athens, e una missione inglese è ancora attiva a Bengasi, dove la decisione delle autorità di smantellare per motivi urbanistici il cimitero musulmano di Sidi Krebisc ha portato alla luce un tratto limitato ma assai importante dell'antica Berenice.
G. D. B. Jones ha poi potuto tracciare la prima pianta dettagliata di Euesperides, l'antico insediamento greco così vicino a Berenice da essere ormai raggiunto dalla periferia della moderna Bengasi e insieme con J. H. Little ha identificato Hadrianopolis, la sesta città della "pentapoli" cirenaica, nel moderno centro di Daryanah, fra Bengasi e Tocra.
Si sorvolerà sulle scoperte preistoriche, specialmente importanti nei dintorni di Cirene (missione italiana diretta da S. Tinè), per rilevare piuttosto l'impulso dato dal Dipartimento allo studio dei monumenti islamici, fra cui da menzionare, in Cirenaica, quelli di Agedabia e di Barq (la greca Barce, odierna el-Merg, 30 km a S di Tolmeita).
Lo sforzo più imponente in campo di archeologia islamica il Dipartimento l'ha compiuto però in Tripolitania con lo scavo, 55 km a E di Sirte, dell'antica città islamica di Sort (punica Charax, romana Iscina - oggi Medinet Sultan). Oltre a un grande tratto della cinta muraria in mattoni crudi, lunga ben 1650 m, sono stari messi in luce una grande moschea e resti di due forti, tutti distrutti intonno alla metà dell'11° secolo, quando le tribù dei Bani Hilal e Bani Suleim travolsero Sort nella loro avanzata verso occidente.
In campo punico-romano, oltre a Leptis e Sabratha di cui si dirà in seguito, vanno ricordate le scoperte di numerose ville costiere fra Leptis e l'antica Oea, in territorio di Tagiura. Di esse, quella della "gara delle Nereidi " - che ricorda la ben nota villa di Zliten - ci ha fornito un esempio tipico e per la planimetria (a terrazze sul mare) e per la ricchezza dei mosaici e delle pitture. Si tratta di ville "di piacere" costruite soprattutto verso la metà o nella seconda metà del 2° secolo d. C., le quali rovinarono ad opera dello spaventoso sisma che all'alba del 21 luglio 365 squassò, insieme con numerose altre aree, anche tutta la Tripolitania.
A Leptis E. Vergara Caffarelli (1952-61) ha condotto scavi di vasto respiro nel complesso anfiteatro-circo, nella città stessa (arco di Marco Aurelio, Serapeo) e nel quartiere lungo mare fra il fòro vecchio e la sezione occidentale delle mura di 4° secolo, ove è stata messa in luce un'interessante costruzione ottogonale. Si tratta di una sala appartenente a terme monumentali la cui costruzione, iniziata dopo il terremoto del 310 circa, in seguito al quale furono abbandonati i quartieri periferici della città, non fu mai finita. Nei quartieri abbandonati si trovavano, fra l'altro, le piccole terme "dei cacciatori", note per le pitture del frigidarium, le quali sono state oggetto di uno studio accurato all'inizio degli anni Cinquanta.
Nel 1960-61 una missione dell'università di Pennsylvania ha praticato un ampio sondaggio, al margine orientale del fòro vecchio negli strati della Leptis punica (che è apparsa non più antica della fine del 7° secolo a.C.), mentre dal 1962 in poi si è ripreso e concluso lo scavo dell'anfiteatro (A. Di Vita), del quale il restauro è in fase avanzata. In corso è pure il restauro del grandioso quadrifronte dei Severi, a cui lavorano dal 1970 membri della missione italiana di Cirene. Sul finire degli anni Sessanta una missione dell'università di Perugia ha scavato un tempio d'età domizianea fra fòro vecchio e porto, mentre, a proposito di quest'ultimo, va ricordato che nel 1972 presso il porticciolo moderno della vicina Homs sono stati rinvenuti, sotto gli avanzi di una villa di eccezionale grandiosità del 2° secolo d. C., resti del porto leptitano di età ellenistica.
Numerosissime negli ultimi anni, a causa dell'ingrandirsi della vicina Homs, le scoperte nelle necropoli a O e a S della città antica specie di tombe a camera, sia d'età punica, sia d'epoca imperiale, quasi sempre assai ricche di corredo.
L'imponente sviluppo di Tripoli ha fatto sì che anche dell'antica Oea e dei suoi sobborghi siano venuti in luce numerosi avanzi. Qui ricorderò soltanto il complesso di tombe a camera di tarda età ellenistica di Bab ben Gascir, alla periferia occidentale di Tripoli, e l'area, ricchissima di avanzi antichi, di Gargaresc, alla periferia orientale della città. In essa, fra l'altro, è stato scoperto un ipogeo con sala per banchetti funerari, di tardo 4° secolo e certamente cristiano, data la presenza, fra gli affreschi che l'adornano, di Adamo ed Eva tentati dal serpente. Poco più avanti, sulla via per Sabratha, in una delle tombe a camera della necropoli dell'oasi di Zanzur dell'età di Claudio-Nerone, è il più fine ciclo pittorico finora scoperto in Tripolitania, raffigurante il viaggio del defunto nell'Ade ed episodi simboleggianti la sua fede in un ritorno alla luce.
Nel sepolcreto cristiano tardo di En-Gila, poi, una missione dell'università di Bologna diretta da G. Bovini ha scoperto nuove tombe iscritte del 10°-11° secolo, mentre il Castello di Tripoli, totalmente restaurato da Vergara Caffarelli, ha accolto in un museo adeguato materiali da tutta la Tripolitania, eccetto Sabratha.
A Sabratha una nuova regio, la VI, è stata scavata da Vergara Caffarelli e in essa, dal 1962, si è portato alla luce e ricostruito nella sua interezza ad opera di Di Vita il segnacolo monumentale di un gruppo di tombe a camera di età punica (il "mausoleo punico-ellenistico B"). Si tratta del solo esempio finora pervenutoci di un monumento di stile barocco d'età ellenistica anche se nella trascrizione datane dal mondo punico. Due altre scoperte avvenute negli ultimi anni a Sabratha vanno ancora segnalate: quella di un tophet del 1° secolo a. C.-1° d. C. che ha dato centinaia di stele dipinte e anche scolpite e incise, e l'altra di una grandiosa area sub divo per banchetti funebri, con quattro triclini a sigma e relative mensae, dalle pareti affrescate per più di due metri di altezza e per quasi una sessantina di metri lineari. Si tratta di uno dei più imponenti complessi di affreschi finora rinvenuti in tutta l'Africa romana e si data intorno alla metà del 4° secolo d. Cristo.
Per l'interno della Tripolitania, poi, da ricordare almeno: il corpus dei miliari romani (R. G. Goodchild); il censimento dei resti cristiani in uno studio sulle antichità cristiane di Tripolitania (R. G. Goodchild-J. B. Ward Perkins); la revisione dei resti e l'edizione definitiva della chiesa bizantina in località già Breviglieri presso Tarhuna (G. De Angelis d'Ossat R. Farioli); l'esplorazione della fortezza di Gheriat el-Gharbia e della sua necropoli (A. Di Vita) e, soprattutto, lo scavo metodico del forte e dell'annesso abitato di Bu-Ngem (l'antica Gholaia) ad opera di una missione francese diretta da R. Rebuffat, fra i cui risultati più significativi è da annoverare il recupero, ad oggi, di 132 ostraca latini di 3° secolo facenti parte dell'archivio della "centuria" che costituiva la guarnigione del forte.
Infine, dagli anni Cinquanta, il predeserto tripolitano è stato corso in lungo e in largo da Olwen Brogan, la quale, con le sue attente esplorazioni e i suoi rapporti, ha contribuito non poco alla conoscenza dei resti punici e romani che lo costellano. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Riviste specifiche sono: Libya Antiqua (fondata nel 1964 da R. G. Goodchild e da A. Di Vita quale Annual of the Department of Antiquities of Libya, ad oggi voll. I-X) e Quaderni di archeologia della Libia (pubblicati a Roma con contributo del CNR, ad oggi voll. 1-7). Alle due riviste sono state affiancate due serie di monografie: Supplements to Libya Antiqua (voll. I-IV, il IV in corso di stampa) e Monografie di archeologia libica (I-XI). Dal 1969-70 la Society for Libyan Studies pubblica a Londra dei brevi Reports annuali sulla propria attività in L. (finora I-VI), mentre numerosi sono i riferimenti alla storia e all'archeologia della L. in Antiquités Africaines (dal 1967), rivista pubblicata dal CNRS francese.
Fra i numerosi studi non compresi nelle pubblicazioni ora citate si ricordano: quelli raccolti in Reports and Monographs of the Department of Antiquities in Tripolitania (i, 1948-4, 1958); e ancora J. B. Ward Perkins, J. M. C. Toynbee, R. Fraser, The hunting Bath at Leptis Magna, in Archaeologia, XCIII (1949), pp. 166-95; J. M. Reynolds, J. B. Ward Perkins, The Inscriptions of Roman Tripolitania, Roma-Londra [s.d., ma 1952]; J. B. Ward Perkins, R. G. Goodchild, The Christian Antiquities of Tripolitania, in Archaeologia, XCV (1953), pp. 1-83; D. E. L. Haynes, The antiquities of Tripolitania, Londra 1955; E. Rosenbaum, Cyrenaican portrait sculpture, ivi 1960; G. Traversari, Statue iconiche femminili cirenaiche, Roma 1960; P. Graziosi, Art rupestre du Sahara Libyen, Firenze 1962; C. H. Kraeling, Ptolemais, City of the Libyan Pentapolis, Chicago 1962; H. Sichtermann, Archaeologische Funde und Forschungen in Libyen. Kyrenaika 1959-1961 Tripolitanien 1942-1961, in Arch. Anzeiger, 1962, coll. 417-536; R. Bianchi Bandinelli, G. Caputo, E. Vergara Caffarelli, Leptis Magna, Roma 1963; F. Mori, Tadrart Acacus, Torino 1965; J. Boardman, J. Hayes, Excavations at Tocra, 1963-1965. The archaic deposits, I, in Ann. Br. School Athens, Suppl. IV, 1966; M. Floriani Squarciapino, Leptis Magna, Basilea 1966; S. Stucchi, Cirene 1957-1966. Un decennio di attività della Missione archeologica Italiana a Cirene, Tripoli 1967; M. S. Ayoub, The Garamants. Fezzan, a short history, ivi 1968; A. Di Vita, Influences grecques et tradition orientale dans l'art punique de Tripolitaine, in Mél. Ec. Franç. Rome, 80 (1968), pp. 7-83; R. G. Goodchild, Kyrene, Basilea 1970; P. Romanelli, Topografia e archeologia dell'Africa romana, Torino 1970; C. M. Daniels, The Garamantes of Southern Libya, Stoughton 1970; Autori vari, Libya in history (Historical Conference 16-23 march 1968), Beirut [1971]; G. Gualandi, La presenza cristiana nell'Ifriqya. L'area cemeteriale di En-ngila (Tripoli), e C. Rizzardi, Recenti rinvenimenti epigrafici nell'area cemeteriale di En-ngila (Tripoli), in Felix Ravenna, s. IV, V-VI (1973), pp. 257-304; F. Mori, The earliest Saharan rock-engravings, in Antiquity, XLVIII (1973), pp. 87-92; A. Di Vita, Un passo dello Σταδιασμὸς τῆς μεηάλης ϑαλάσσης ed il porto ellenistico di Leptis Magna, in Mélanges ... offerts à Pierre Boyancé, Roma 1974, pp. 229-49; F. Mori, Contributo allo studio del pensiero magico-religioso attraverso l'esame di alcune raffigurazioni rupestri preistoriche del Sahara, in Valcamonica Symposium '72, 1975, pp. 343-66; Libyan Studies. Selected Papers of the late R. G. Goodchild, a c. di J. Reynolds, Londra 1976; Autori vari, Civiltà preistoriche del Sahara e dell'alto Nilo, Roma 1976.