lingue del mondo
Parlare in moltissimi modi
Non è possibile conoscere il numero preciso delle lingue del mondo. Sono migliaia e migliaia e il loro numero non si può far coincidere con il numero degli Stati o dei popoli. Il metodo adottato da molti studiosi per decifrare un universo tanto ricco e vario è quello di raggruppare le diverse lingue con un’origine comune in famiglie o gruppi linguistici
Quante sono le lingue del mondo? È difficile saperlo con certezza. Perfino le cifre degli studiosi oscillano, anche se tutti concordano sul fatto che le lingue del mondo sono migliaia.
Per orientarsi nell’universo linguistico, un metodo sicuramente sbagliato è far coincidere il numero delle lingue con il numero degli Stati; pensare cioè che ogni Stato abbia una sola lingua o, viceversa, che per ogni lingua vi sia uno Stato. Nei fatti non è così. In Svizzera, per esempio, che è un piccolo Stato confinante con l’Italia, ci sono ben quattro lingue ufficiali diverse: tedesco, francese, italiano e ladino. In Canada sono tre: francese, inglese, ma c’è anche l’inuit, la lingua degli Eschimesi; in India, accanto all’hindi e all’inglese, esistono numerose altre lingue, ufficiali e non ufficiali.
Del resto, anche una stessa lingua può essere parlata in Stati diversi. È il caso dell’inglese, usato, oltre che in Gran Bretagna, anche in Irlanda, Stati Uniti d’America, Australia e altri paesi. Così anche il francese (Francia, Svizzera, Belgio, Canada e molti Stati dell’Africa); il portoghese (Portogallo, Brasile, Mozambico); lo spagnolo (Spagna e molti Stati del continente americano: Argentina, Cile, Ecuador, Messico, Cuba, e altri: la cosiddetta America Latina).
Far coincidere lingue e Stati non è dunque buon ;metodo, tant’è vero che non varrebbe nemmeno per ;l’Italia, dove, oltre ai dialetti e alle lingue minoritarie (per esempio l’occitano, l’arberesh, il neogreco), vi sono ora, per effetto dell’immigrazione, altre centinaia di lingue. Sono lingue che vanno dall’urdu (lingua ufficiale del Pakistan) al russo, dal cinese al lituano, dal romeno al singalese. Si tratta di un piccolo elenco, ma che tuttavia ci consente di constatare la straordinaria diversità linguistica del mondo.
L’universo delle migliaia di lingue del mondo è enormemente ricco e vario. Si va dal cinese mandarino, la lingua più parlata nel mondo con centinaia di milioni di parlanti (l’inglese è al secondo posto), ad altre con pochissimi parlanti (talvolta poche decine, e anche meno) come le lingue degli aborigeni australiani.
Come si possono allora descrivere le diverse migliaia di lingue presenti nel mondo? Un buon metodo, usato da molti studiosi, è quello di raggruppare le diverse lingue con un’origine comune in famiglie linguistiche o gruppi linguistici. Ciascun gruppo o famiglia linguistica si compone di più lingue. Le famiglie linguistiche possono poi articolarsi in raggruppamenti più piccoli. Per esempio, l’italiano è una lingua romanza, cioè derivata dal latino, e lo stesso anche il francese o il romeno; tedesco e inglese sono lingue germaniche; russo e polacco sono invece lingue slave: ma tutte fanno parte dell’indoeuropeo.
Talvolta però si accomunano in famiglie lingue molto differenti, facendo riferimento principalmente al criterio geografico. È, per esempio, il caso delle lingue africane e delle lingue amerindiane, che raggruppano al loro interno lingue molto distanti tra loro. Inoltre le lingue nel tempo si sono mosse e si muovono nel mondo con gli uomini. È accaduto con inglese e spagnolo, lingue in origine europee che sono quelle più diffuse nelle Americhe; e accade di continuo con gruppi e individui che emigrano (spesso costretti) per il mondo.
Esistono poi decine di lingue cosiddette isolate che finora non sono state collocate dagli studiosi in nessuna famiglia linguistica. Tra di esse spicca il giapponese; ma ce ne sono in tutti i continenti. Molte si trovano nell’America Centrale e Meridionale, come il puelche (Cile); in Europa c’è il basco, lingua parlata in una regione del Nord della Spagna.
Tra le migliaia di lingue del mondo, molte rischiano di estinguersi, di non avere cioè più nessun individuo in grado di parlarle. Ciò sarebbe un danno, poiché le lingue sono un aspetto importante della storia dei popoli e una concreta testimonianza della eccezionale diversità culturale dell’umanità. Naturalmente questo può avvenire, come è successo al latino e all’etrusco, ma sarebbe bene tutelare le lingue più deboli e favorirne la sopravvivenza. E ora, con i mezzi tecnologici che abbiamo a disposizione, potrebbe essere più facile che in passato.