ACCROCCIAMURO, Lionello
Capitano, vissuto nel sec. XV, formatosi alla scuola di Giacomo Caldora, militò per Isabella e per Renato d'Angiò. Nell'ottobre del 1436 gli capitò d'esser sorpreso a Pescara, di notte, dai capitani di Alfonso d'Aragona, Riccio da Montechiaro e Domenicuccio de Amicis dell'Aquila, e d'esser fatto prigioniero. L'anno dopo, il patriarca Giovanni Vitelleschi, mandato da Eugenio IV in soccorso di Isabella per impadronirsi di Capua, chiese l'aiuto delle milizie di Antonio Caldora, figlio di Giacomo; l'A. ebbe l'incarico di condurle da Aversa a Marigliano, ma assalito da Orso Orsini, conte di Nola, mandatogli contro da Alfonso, fu sconfitto e costretto a ritirarsi a Napoli. Nel 1439, venuto a morte Giacomo Caldora, ne sposò la vedova Giovanna (o Giovannella, o Covella), la quale gli portò in dote la contea di Celano. Negli anni successivi, mentre Antonio Caldora, dopo avere estorto a Renato d'Angiò denari e concessioni di città, come Sulmona, lo tradì, passando alla parte aragonese, l'A. gli si mantenne fedele. Inviato in Capitanata a soccorrere Francesco Sforza, sebbene inferiore di forze, assalì il 10 luglio 1441 a Troia il campo di Alfonso; ebbe la peggio, ma ottenne che l'avversario levasse l'assedio alla città e si ritirasse a Biccari. Solo dopo che Renato ebbe definitivamente perduto il regno, passò al servizio dell'Aragonese. Intervenne al trionfo di Alfonso e poi al Parlamento che questi tenne in Napoli il 28 febbr. 1443, nel quale Ferdinando, figlio naturale di Alfonso, fu dichiarato erede al trono ed ebbe il titolo di duca di Calabria.
Circa dieci anni dopo, nel 1452, quando Alfonso volle ricevere onorevolmente l'imperatore Federico III, mandò l'A. con altri nobili a Roma a incontrarlo e ad accompagnarlo a Napoli. E ancora nello stesso anno, inviando il figlio in Toscana con seimila fanti e duemila cavalli, lo affidò al consiglio suo e di altri valenti capitani. Infine, quando Francesco Sanseverino, duca di Scalea e conte di Lauria, venne inquisito di ribellione, dovendo, secondo le leggi del tempo, esser giudicato da pari, l'A. venne scelto con altri baroni per il giudizio.
Morì qualche anno prima di re Alfonso, lasciando due figli, Ruggerone e Isabella, andata sposa a Guglielmo del Balzo, conte di Montescaglioso e duca di Andria.
Fonti e Bibl.: T. Caracciolo, Opuscoli storici, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXII, 1, a cura di G. Paladino, p. 89 e nota; Diurnali detti del duca di Monteleone, a cura di N. F. Faraglia, Napoli 1895, pp. 98, 99, 115,116; Regis Ferdinandi primi Instructionum liber, a cura di L. Volpicella, Napoli 1916, pp. 214, 384; S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, I, Firenze 1580, p. 193; II, ibid. 1651, pp. 48, 258; O. De Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, III, Napoli 1671, pp. 39-41; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili, I, Napoli 1875, pp. 59-60; E. Celani, Documenti vaticani per la storia della contea di Celano (1184-1594), in Arch. stor. per le prov. napol., XVIII (1893), pp. 70-72; N. F. Faraglia, Storia della lotta tra Alfonso V d'Aragona e Renato d'Angiò, Lanciano 1908, pp. 90, 91, 92, 93, 213, 214, 215, 226, 234, 238, 239; C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, Milano 1936, p. 13.