Liri-Garigliano
Fiume che per 120 Km ha il nome di L. e negli ultimi 38 Km prende il nome di G.; nasce dai Monti Simbruini e sfocia nel golfo di Gaeta a sud-sudest di Minturno. Il suo corso è caratterizzato da alcuni bruschi cambiamenti di direzione; dal 1927 segna, con il suo tratto terminale, il confine tra le province di Napoli e Roma.
D. nomina il fiume, chiamandolo Verde, in Pg III 131, ove Manfredi descrive il luogo nel quale il pastor di Cosenza ha fatto trasportare le sue spoglie: Or le bagna la pioggia e move il vento / di fuor dal regno, quasi lungo 'l Verde, / dov'e' le trasmutò a lume spento. Il regno è il Regno di Sicilia, il cui confine settentrionale corre approssimativamente lungo la linea congiungente le foci del L.-G. e del Tronto, una sul Tirreno, l'altra sull'Adriatico, come ben risulta in Pd VIII 63 e quel corno d'Ausonia che s'imborga / di Bari e di Gaeta e di Catona, / da ove Tronto e Verde in mare sgorga.
Oggi è generalmente accettata l'identificazione del Verde dantesco con il L.-G., identificazione che più volte è stata posta in dubbio. Il Lana nel commento al passo del Purgatorio afferma, e la sua affermazione è ripresa come possibile dall'Ottimo, che le ossa di Manfredi furono trasferite " dove le onde verdi dell'acqua bagnavano la terra "; nel commento al passo del Paradiso, invece, riconosce che Verde e Tronto " son fiumi in lo ditto territorio ". Pietro Alighieri colloca il Verde sull'Adriatico, al confine tra Regno e Marche, nel commento al Purgatorio, mentre nel commento al Paradiso lo considera, molto genericamente, come sfociante nel Mediterraneo, ben distinto comunque dal Tronto. Degli altri commentatori antichi solo Benvenuto dice che il Verde " inter Regnum et Campaniam descendit in mare Tyrrhenum "; gli altri (Buti, poi Landino, Vellutello, Venturi) identificano il Verde con un affluente del Tronto. Tale identificazione trova conforto in quanto recisamente affermato dal Bassermann (Orme 271 ss.), il quale sostiene che, pur se a prima vista può apparire giusto, nel passo del Paradiso, circoscrivere il Regno, oltreché con le tre città, con due fiumi di contrapposti versanti, in realtà a un'attenta analisi non può sfuggire che il Verde dev'essere identificato con il Castellano, affluente del Tronto. Infatti, egli sostiene (osservazione ripetuta dal Porena), se si accettasse come confine del Regno il L.-G., resterebbe fuori del Regno stesso Gaeta, uno dei borghi (cioè città estreme) del corno d'Ausonia, del Regno appunto. A proposito del passo del Purgatorio egli fa notare che il trasferimento del corpo di Manfredi fuori del Regno, ma presso il L.-G. e quindi in territorio facente parte del patrimonio della Chiesa, appare meno logico che non lo spostamento nella bassura del Castellano, la cui riva sinistra è nella Marca di Ancona, non ancora appartenente alla Chiesa. A favore dell'identificazione con il Castellano egli ricorda inoltre la stessa identificazione fatta dal Boccaccio, due antiche cronache, e il particolare colore verde chiaro delle acque del fiume, dovuto all'immissione di acque provenienti da sorgenti solfuree; né gli è di ostacolo, per quanto vuole dimostrare, il fatto che il Castellano è un affluente del Tronto, poiché, egli dice, i due fiumi, per l'andamento dei loro corsi, possono ciascuno ricoprire il ruolo di fiume di confine.
Di contro alcuni autori sostengono essere Verde nome medievale del L.-G., e qualcuno tenta una poco probabile tramutazione fonetica da ‛ Viride ' a ‛ Liri '; ma un toponimo ‛ Verde ' potrebbe esser stato attribuito a più di un corso d'acqua, e ci sono in Italia casi di denominazioni identiche per luoghi geografici diversi. Né può valere a favore del L.-G. il colore verde delle acque, addotto dal Barlow come motivo probante.
Certamente la tesi del Bassermann, alla quale aderiscono il Revelli (Italia 22) e G. Panella, questi in realtà spinto da motivi regionalistici, è suffragata da più validi argomenti. Ad essa si possono però opporre documenti rinvenuti da D. Santoro, e cioè un documento del 1009 ricavato dall'Archivio di Montecassino, una carta sorana non posteriore al 1022, una bolla di Pasquale II del 1110, e anche un passo della Cronaca di Asti di G. Ventura ricordato dal Torraca; e si può obiettare che appare troppo distante il Castellano per il trasferimento del corpo di Manfredi fuori del regno, ma soprattutto che all'ampia descrizione geografica del passo relativo al corno d'Ausonia meglio si addice la menzione dei due fiumi che vanno al mare per due opposti versanti, che non quella di uno di quei due fiumi e di un suo affluente.
Bibl. - C. Galanti, Lettera I-XXXV della 2ª serie su D.A., I, 14 Manfredi ed il Verde, I, Ripatransone 1882; V. Rossi, recens. a Bassermann, Orme, in " Bull. " V (1897-1898) 41; G. Panella, D. negli Abruzzi; conferenza letta nell'aula massima del Municipio di Teramo il 24 aprile 1904, in " Rivista Abruzzese di Scienze Lettere Arti " XIX (1904) 291-390; D. Santoro, Sora negli Annali del Baronio, Perugia 1910.