LITUANIA.
– Demografia e geografia economica. Storia. Cinema. Bibliografia
Demografia e geografia economica di Isabella Dumont. – Stato dell’Europa settentrionale. Il territorio della L. è diviso in 10 contee, 60 comuni e circa 500 seniūnija. In ciascuna contea risiedeva un governatore inviato dallo Stato centrale e non eletto dai cittadini, ma il 1° luglio del 2010 sono state abolite le amministrazioni delle contee, rimaste ora come mere unità territoriali e statistiche, concentrando sostanzialmente nei 60 comuni il potere politico locale. All’ultimo censimento del 2011 la L. contava 3.043.429 ab., diventati 3.008.287 nel 2014, secondo una stima UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs). Dall’inizio del 21° sec. la popolazione è calata di quasi mezzo milione di unità, a causa di una bassa natalità e di una consistente emigrazione. La diaspora lituana conta circa 1,5 milioni di persone, concentrate principalmente in Stati Uniti, Gran Bretagna, Irlanda, Russia, Canada e Brasile. Da oltre un decennio la L. è animata dalle discussioni sullo status dei lituani all’estero, ma una legge adottata il 2 dicembre 2010 ha confermato il rifiuto di concedere la doppia nazionalità alla grande maggioranza di essi.
Dall’ingresso nella UE avvenuto nel 2004 allo scoppio della crisi globale, la L. ha visto una continua crescita economica legata alla competitività della manodopera locale, alla deregolamentazione bancaria e all’arrivo di fondi europei. Dal 2008 in poi la crisi ha invece colpito duramente il Paese, che nell’ottica di un futuro ingresso nell’eurozona ha risposto con un aumento di 3 punti dell’IVA, con un incremento delle accise e con una diminuzione media di pensioni e stipendi di circa il 15%, cercando tuttavia di non aumentare le tasse sulle imprese per non affossare l’economia che si era da poco ripresa. Gli sforzi sono stati premiati e il 25 settembre 2014 il presidente della BCE Mario Draghi, in visita nel Paese, ha confermato l’ingresso della L. nell’eurozona a partire dal 1° gennaio 2015. L’adesione alla moneta unica rimane controversa nell’opinione pubblica lituana, ma molti vi intravedono la possibilità che una parte della diaspora rientri nella madre patria e che vi sia maggiore protezione dall’ingerenza russa nell’economia del Paese. La L. conta il 6% circa di russofoni e i rapporti con il grande vicino rimangono al contempo importanti e delicati. Nel 2007 Mosca ha chiuso l’oleodotto di Druzba, che alimentava la raffineria di Mazeikiai, in una sorta di malcelata ritorsione per la cessione della raffineria stessa a una compagnia polacca. La chiusura della centrale nucleare di Ignalina, avvenuta nel 2009 e voluta dalla UE in quanto dello stesso tipo di Černobyl′, ha poi rafforzato la dipendenza dalla Russia, la quale assicura i due terzi di tutto l’approvvigionamento energetico primario del Paese. Qualche tensione si registra anche con la confinante Polonia e con la minoranza polacca, circa 250.000 persone concentrate nel Sud-Est della L., a causa di recenti leggi che introducono maggiori imposizioni sullo studio della lingua lituana e che modificano i nomi di origine polacca utilizzando l’alfabeto lituano.
Storia di Riccardo Mario Cucciolla. – Il centrosinistra guidato dal premier Gediminas Kirkilas venne sconfitto nelle elezioni legislative del 12-26 ottobre 2008, nelle quali si affermò una coalizione di centrodestra formata da Unione della patria-Democratici cristiani di Lituania (TS-LKD), Partito di rinascita nazionale (TPP), Unione liberale e di centro (LiCS) e Movimento dei liberali della Repubblica di Lituania (LRLS). Il governo fu affidato ad Andrius Kubilius, già primo ministro nel 1999-2000. A partire dal 2009, la L. varò una serie di forti misure di austerità per affrontare la difficile situazione socioeconomica condizionata dal crollo del PIL e un picco della dirompente disoccupazione che nel secondo trimestre del 2010 arrivò al 18,3%.
Le presidenziali del 17 maggio 2009 furono vinte – con il 69,1% dei voti – dalla candidata indipendente ed ex commissario europeo Dalia Grybauskaitė. L’austerità ebbe forti ricadute politiche e, nel 2010, le eccessive defezioni nel governo di Kubilius ridussero la maggioranza parlamentare a soli 69 seggi, rendendo necessario il supporto esterno dell’Unione popolare dei contadini di Lituania (LVLS). Nel marzo 2012 si dimise il ministro dell’interno Raimundas Palaitis e venne scongiurata una crisi di governo.
Malgrado l’esecutivo avesse aumentato del 6,3% il salario minimo, l’opinione pubblica sembrò bocciare il piano di austerità del governo e manifestò la propria insoddisfazione nelle elezioni parlamentari del 14-28 ottobre 2012, che videro l’affermazione del Partito socialdemocratico di Lituania (LSPD). Il loro leader Algirdas Butkevičius divenne primo ministro formando una coalizione con il Partito del lavoro (DP), Ordine e giustizia (TT) e l’Azione elettorale dei polacchi in Lituania (LLRA). L’11 maggio 2014, la presidente Grybauskaitė venne riconfermata con il 59,1% dei voti.
La L. intensificò il proprio impegno europeo, ratificando il Trattato di Lisbona nel maggio 2008, disattivando il secondo reattore della centrale nucleare di Ignalina nel dicembre 2009 – così come previsto negli accordi di adesione – e onorando gli impegni finanziari. Nel luglio 2013 la L. fu il primo Paese baltico ad assumere la presidenza della UE e dal 1° gennaio 2015 adottò l’euro. Più tese rimasero le relazioni con la Russia, visto l’impegno di Vilnius nell’intensificare la presenza della NATO e la posizione antirussa assunta dopo la crisi ucraina del 2014.
Cinema di Grazia Paganelli. – La cinematografia lituana è nata ufficialmente a partire dal 1991, con la ritrovata indipendenza dal-l’Unione Sovietica delle tre Repubbliche baltiche. Registi di documentari e film di finzione, non più condizionati dal-l’ideologia sovietica, nonostante la mancanza di mezzi hanno dato vita a un cinema estremamente personale, caratterizzato da un senso profondo della natura, dall’osservazione partecipata delle cose, del passare del tempo che si osserva nei cambiamenti del paesaggio.
Tuttavia non si può parlare del cinema lituano senza accennare al ricco corpus di opere realizzate durante l’occupazione. Se, infatti, quasi nulla è rimasto dei film prodotti prima del 1940, molti e di grande valore sono quelli girati dai registi formatisi per paradosso alla lezione del realismo sovietico a Mosca e Leningrado, che ‘fondarono’ quella che nel giro di un decennio sarebbe diventata la lunga stagione del ‘documentario poetico’. Registi come Robertas Verba, Almantas Grikevicius, Algis Araminas e Henrikas Sablevicius riuscirono a superare la censura e a raccontare il loro Paese nel modo più autentico e sofisticato possibile, adottando un doppio registro fatto di associazioni visive, un uso raffinato della luce e dell’ombra che mostrano ciò che era impossibile dire. Vere e proprie sfide contro il tempo, lo spazio e l’immobilità: Šimtamečių godos (1969, Sogni di centenari) e Pasaulį vaizduojuos kaip didelę simfoniją...M.K.Čiurlionis (1975, Il mondo come una grande sinfonia... M.K. Ciurlionis) di Verba, o Muzikinis kaleidscopas (1965, Musical caleidoscopico), Apolinaras (1973) di Sablevicius.
Un prezioso sentimento di continuità ha animato i registi lituani contemporanei che con più libertà hanno potuto aprire il proprio sguardo al ricordo e alla ricostruzione di un passato non ancora elaborato e ugente. Le emergenze poetiche ed estetiche fondanti si mescolano, dunque, alla rivelazione della memoria. Il presente e il passato descrivono lo stato delle cose della società, ma, soprattutto, svelano una visione più densa, spirituale e contemplativa. Molti i registi che si sono guadagnati una reputazione internazionale a partire da Sharunas Bartas, con i suoi film di astratta poesia che indugiano in una forma di non racconto via via sempre più rarefatta e distante dalla rappresentazione del mondo cui siamo abituati: Trys dienos (1992), Koridorius (1995, noto con il titolo The corridor), Few of us (1996; Lontano da Dio e dagli uomini), A casa (1997), Freedom (2000), Septyni nematomi zmones (2005, Sette uomini invisibili),Indigène d’Eurasie (2010). Nell’ambito del documentario Audrius Stonys e Arunas Matelis vengono invitati nei festival di tutto il mondo e hanno vinto premi prestigiosi con film come Pries parskrendant i zeme (2005, Prima di tornare sulla Terra) di Matelis e Uku ukai (2006), Varpas (2007, La campana) e Ramin (2011) di Stonys.
Meritano un cenno registi come Kristina Buozyte e il suo Kolekcioniere (2008, Collettore), Gytis Luksas, autore di Duburys (2009, La fossa), e Julius Ziz, regista del cortometraggio Vilkas (2008, Il lupo) realizzato a partire da una storia del maestro transfugo del cinema lituano Jonas Mekas, che nel 2008 tornò in patria per dirigere Lithuania and the collapse of the USSR.
Bibliografia: Una diagonale baltica, a cura di G. Paganelli,Firenze 2008, pp. 65-117.