Commedia (1582) del filosofo G. Bruno (1548-1600). Ambientata nella Napoli del 1576, e scritta in un volgare popolaresco ricco di napoletanismi plebei, affronta in modo satirico "tre materie principali" e "l'amor di Bonifacio, l'alchimia di Bartolomeo e la pedanteria di Manfurio". Sulla figura di quest’ultimo non è provata l’ipotesi che Bruno possa essersi in qualche modo ispirato a Giovanni Manfurio, personaggio napoletano morto nel 1592, ma è indubbio che tra i caratteri del personaggio teatrale e quelli del personaggio reale vi sia più di una coincidenza.
Allude a sé stesso Bruno nel motto in latino dell’epigrafe dell’opera: in tristitia hilaris, in hilaritate tristis ("ilare nella tristezza, triste nell'ilarità").