lotta biologica
Natura contro natura
La lotta biologica è la più recente strategia usata dall’uomo nella sua interminabile guerra contro gli animali dannosi, che dura da quando la nostra specie esiste sulla Terra. Tra i nostri maggiori nemici spiccano gli insetti, ma anche molti vertebrati (topi, ratti, colombi…). Gli insetticidi usati nel secondo dopoguerra, che hanno distrutto legioni di insetti dannosi, oggi trovano un impiego minore perché sempre meno efficaci e fortemente inquinanti. Al loro posto si preferisce la lotta biologica, ossia si ‘lanciano’ nel territorio da disinfestare i naturali predatori della specie da combattere
Quali sono gli animali nocivi e come si fa ad annientarli senza danneggiare l’ambiente e la nostra salute? I vertebrati infestanti sono soprattutto topi, ratti, colombi: sono animali abitualmente predati da gatti, gufi e falchi pellegrini. Tra gli invertebrati sono soprattutto gli insetti (per lo più coleotteri) a divorare i raccolti e i depositi di grano, riso e mais, cereali che da secoli costituiscono la base dell’alimentazione umana.
Alcuni insetti spiccano per la loro pericolosità in quanto, poiché depongono un gran numero di uova e si riproducono velocemente, possono distruggere intere foreste (come per esempio il lepidottero processionaria del pino), raccolti di cereali (è il caso del coleottero calandra del grano) e altre risorse.
Proverbiali insetti nocivi sono le cavallette e ancora di più le locuste, che rappresentano un flagello in Africa e nei paesi a sud e a est del Mar Mediterraneo, ma che sono presenti anche in molte altre aree geografiche (Stati meridionali dell’ex Unione Sovietica, India, Cina, Australia). Fino a poco più di 250 anni fa, le locuste penetravano regolarmente in Europa occidentale con diversi picchi di esplosioni numeriche: un’invasione in Francia e in Germania nel 1730 è rimasta storica. Per combatterli, in passato si sono utilizzati insetticidi anche molto potenti, come il DDT.
Per ridurre il numero degli insetti nocivi, per molto tempo si sono utilizzati veleni chimici, detti pesticidi perché uccidevano in grandi quantità gli animali dannosi (in inglese pest). Ci si è tuttavia resi conto che l’immissione regolare nell’ambiente di elevate quantità di tali sostanze produceva danni ecologici (ecologia) persistenti: per esempio il DDT può contaminare l’ambiente per decenni, altri pesticidi addirittura per secoli. Inoltre, assieme alle specie animali dannose venivano sterminate anche specie utili all’agricoltura, come le api che aumentano la produttività agricola favorendo l’impollinazione di specie coltivate.
Alcune di queste sostanze disperse nell’ambiente hanno provocato danni alla salute, per esempio elevando l’incidenza di tumori anche rari o danneggiando il cervello, con effetti pericolosi soprattutto per donne in gravidanza, neonati, bambini e anziani. Molto colpiti sono risultati quei contadini che utilizzavano i pesticidi ed erano perciò massicciamente esposti alla loro azione nociva. Nel tempo si sono poi selezionate varietà di insetti resistenti all’azione degli insetticidi. A questo punto è risultato vantaggioso puntare sull’utilizzo dei naturali predatori per debellare gli animali dannosi.
Per tutte queste ragioni oggi, in forma crescente, si cerca di contrastare la riproduzione di insetti e di altri animali nocivi mediante metodi ecologici sostenibili. Tali metodi, anche detti ecocompatibili, sono rispettosi della salute umana e di quella dell’ambiente: tra questi la lotta biologica è uno dei più importanti.
Oggi anche in Italia le coccinelle vengono allevate e vendute per combattere alcune specie di pest le quali arrecano danni notevoli in agricoltura. Qualcuno le impiega utilmente anche per ‘ripulire’ dagli afidi (i pidocchi delle piante) le rose del proprio terrazzo o giardino, così come vengono uti;lizzati anche gechi e lucertole, che si cibano di zanzare e altri insetti.
Le formiche rosse sono state sfruttate per controllare le popolazioni infestanti di bruchi di processionaria che altrimenti possono distruggere intere foreste di conifere. Diverse specie di Imenotteri, parenti alla lon;tana delle api ma di minori dimensioni, sono state ‘lanciate’ per combattere altri insetti che si nutrono di piante coltivate. Il Bacillus thuringensis, un batterio, è utilizzato invece contro le larve delle zanzare e di altri insetti nocivi.
Contro ratti e topi, altre specie proverbialmente nocive, oggi si utilizzano casette-nido che facciano aumentare la popolazione dei loro predatori naturali (gufi, allocchi, civette, o falchi di piccole e medie dimensioni). Per i colombi di città, che con i loro escrementi danneggiano monumenti e imbrattano davanzali, si stanno tentando metodi che riportino, per esempio, nei centri urbani i falchi pellegrini, loro naturali predatori.
Nidi sui tralicci è il nome dato dagli ornitologi a un progetto avente lo scopo di favorire il ritorno sul nostro territorio di specie di uccelli utili per la lotta contro ratti e topi e da tempo assenti. Per attirare gli uccelli ‘mancanti’ si sono infatti allestite in punti strategici, anche sui tralicci elettrici, casette-nido molto attraenti in cui è stata posta una telecamera (birdcam) che permette agli ornitologi di monitorare in continuazione il nido, riprendendo i genitori e i piccoli fino all’involo di questi. Il falco pellegrino, bellissimo rapace della famiglia dei Falconidi e gran predatore di topi, ratti e colombi, è una delle specie riapparse. Chi volesse seguire le vicende riproduttive e i piccoli di questi uccelli nel loro avviamento alla vita può cercare su Internet dove si trovano molti siti dedicati alle birdcam con immagini a dir poco emozionanti!
Storicamente, uno dei primi e più grandi successi della lotta biologica è stata la vittoria sulla grande cocciniglia cotonosa, parassita degli agrumi, il cui corpo ricoperto di cera è impermeabile agli insetticidi. Arrivò dall’Australia in California nel 1868 come alieno, cioè come specie introdotta in un ambiente per caso o per necessità; priva di nemici naturali, essa si riprodusse esplosivamente e devastò gli agrumeti. L’entomologo A. Koebele fu inviato dal governo degli Stati Uniti in Australia per scoprire quale fosse il predatore naturale della grande cocciniglia cotonosa, al fine di importarlo e liberarlo nella speranza che si riproducesse rapidamente e sterminasse l’insetto nocivo per gli agrumeti. L’entomologo riportò in patria 139 esemplari di una specie di coccinella australiana, nemico naturale dell’insetto dannoso: la specie introdotta, in due anni, ridusse il numero delle cocciniglie parassite al punto tale che esse non rappresentarono più un problema per gli agrumeti californiani. In Italia invece, prima della Seconda guerra mondiale e nel dopoguerra, la malaria trasmessa dalle zanzare venne efficacemente combattuta introducendo nelle acque dolci un piccolo ma voracissimo pesce nordamericano, Gambusia affinis. La gambusia divorò larve e uova di zanzara e, insieme all’utilizzo massiccio di DDT e a grandi opere di ingegneria idraulica per disseccare le zone paludose, portò alla scomparsa della malaria dal nostro paese.