LUCERNARIO (fr. lantane; sp. lumbrera; ted. Dachkappe; ingl. sky light)
Superficie a vetri disposta sia in piano, sia con inclinazione variabile, allo scopo di dar luce e aria agli ambienti sottostanti. Nella pratica dell'architettura riesce talvolta indispensabile far uso di lucernarî apribili o fissi, ma bisogna porre particolare cura nel loro impianto in maniera da evitare i molteplici inconvenienti cui possono dar luogo. La superficie a vetri deve risultare facilmente accessibile sia per riparare le eventuali rotture sia e più per la pulizia delle lastre; a questo proposito osserveremo come le reti metalliche di protezione non debbano essere disposte aderenti ai vetri, bensì a un'altezza tale da essi, che sia sufficiente a permetterne la pulizia.
Per rendere più sicuro e più agevole il compito agli operai si dispone intorno ai lucernarî una passerella pensile e inoltre, nel caso di lucernarî di grande superficie, si adottano vetri retinati e quindi atti a sostenere il peso di un uomo.
Quando in un lucernario le lastre siano disposte nel senso della lunghezza, si porrà cura a che le estremità di due lastre successive anziché aderire tra loro formino un certo angolo in modo che l'acqua, che per avventura si fosse infiltrata tra di esse, gelando e quindi aumentando di volume, non le spezzi.
Per ovviare a un altro inconveniente dei più gravi, dovuto alla condensazione dell'acqua sul lato del lucernario interno all'ambiente, si usa dare alle lastre una certa inclinazione in maniera che l'acqua scorra e venga quindi raccolta in un apposito canale, oppure si ricorre all'uso dei lucernarî doppî, cioè con una superficie vetrata sul piano del tetto e un'altra a livello del soffitto dell'ambiente; la camera d'aria che così risulta a una temperatura media tra quella atmosferica e quella ambiente, impedisce la condensazione. Questo sistema presenta però molti inconvenienti per la pulizia dei vetri.
Nei tetti a sega degli edifici industriali i lucernarî risultano disposti quasi verticalmente senza che occorrano accorgimenti speciali; soltanto, al piede della vetrata, si disporrà un canaletto collegato con la gronda per raccogliere l'acqua di condensazione. Per i lucernarî composti da più lastre disposte in senso verticale la pendenza minima sarà di 45° ma siccome, nei climi meridionali, è raro che le falde dei tetti risultino così inclinate, si alzerà il colmo del lucernario al di sopra del tetto stesso fino a raggiungere l'inclinazione voluta.
I luLernarî debbono spesso essere apribili, almeno in parte, cosa questa che si ottiene a mezzo di corde o di appositi comandi ad asta metallica. Non essendo peraltro consigliabile l'impiego d'infissi disposti su superficie inclinate, si preferisce applicare la superficie vetrata sopra una sorta di tamburo che permetta di aprire finestre in posizione verticale.
Gli ultimi progressi raggiunti dalla tecnica, ma specialmente la crescente diffusione dei profilati metallici, tendono a fare abbandonare, per fissare i vetri dei lucernarî, il vecchio sistema dello stucco, sostituendolo con speciali portavetri di cui un tipo è riportato nelle illustrazioni. Esso consta di un profilato in ferro su cui corrono dei cordoni di amianto ai quali aderisce la lastra di vetro costretta da un'apposita vite a dado o in qualche tipo, da una molla in lamiera metallica.
Rammenteremo infine come negli ultimi anni si è molto diffuso un nuovo tipo di lucernario basato sull'uso di formelle in vetro cemento; si ricorre a questo tipo per la copertura e l'illuminazione di ambienti di proporzioni notevoli, come sale di gallerie e musei ma specialmente quando il lucernario debba servire anche da solaio transitabile come p. es. avviene quasi sempre per i depositi di libri delle più moderne biblioteche.