Bosè, Lucia
Attrice cinematografica, nata a Milano il 28 gennaio 1931. Ha occupato un posto di nicchia nel divismo italiano del dopoguerra, lontana dal modello delle coetanee 'maggiorate fisiche': una star di minoranza, amata anche all'estero da artisti e intellettuali più che dal grande pubblico, emblema di una donna sognata come una dea, professionalmente inesperta ma dotata di un talento naturale che, col passare degli anni, le ha permesso di diventare un'attrice dai toni cangianti, capace anche di sostenere ruoli rischiosi.
Al lavoro come dattilografa dall'età di quattordici anni, poi commessa in un caffè-pasticceria a Milano, nel 1947 fu eletta miss Italia a Stresa, in un concorso dove si piazzarono Gianna Maria Canale, Gina Lollobrigida, Eleonora Rossi Drago. Esordì come protagonista, in una parte rifiutata da Silvana Mangano, di Non c'è pace tra gli ulivi (1950) di Giuseppe De Santis e fu scelta da Michelangelo Antonioni per Cronaca di un amore (1950); nono-stante l'inesperienza, la B. risultò una rivelazione nella parte di una ricca e malmaritata borghese trentenne, il primo dei personaggi femminili, attivi e determinanti nel cinema del regista ferrarese che, dopo il rifiuto della Lollobrigida, la impiegò con risultati discutibili in La signora senza camelie (1953), mentre De Santis le affidò un personaggio a lei più adatto in Roma, ore 11 (1952).In quel periodo, oltre a qualche trascurabile commedia, prese parte a film più ambiziosi: due di Luciano Emmer (Parigi è sempre Parigi, 1951; Le ragazze di piazza di Spagna, 1952); Le village magique (1955; Vacanze d'amore) di Jean-Paul Le Chanois, suo primo film francese; Sinfonia d'amore ‒ Schubert (1954), biografia di F. Schubert diretta da Glauco Pellegrini; l'episodio Marsina stretta nel pirandelliano Questa è la vita (1954) di Aldo Fabrizi; Muerte de un ciclista (1954; Gli egoisti) di Juan Antonio Bardem, suo primo film spagnolo, vicino per atmosfera e personaggi a Cronaca di un amore; Gli sbandati (1955) di Francesco Maselli; Cela s'appelle l'aurore (1956; Gli amanti di domani), film di produzione francese diretto da Luis Buñuel, parzialmente riuscito e mutilato dalla censura nell'edizione italiana. Nel 1955 l'attrice sposò il celebre torero spagnolo Luis Miguel Dominguín dal quale divorziò nel 1977 dopo avergli dato due figli: Miguel (poi attore e cantante con il nome di Miguel Bosè) e Paola. In sei anni, dal 1950 al 1955, partecipò a diciassette film. Fece una breve apparizione in Le testament d'Orphée (1960; Il testamento di Orfeo) di Jean Cocteau e, dopo un altro lungo intervallo, prese parte nel biennio 1968-69 a quattro film spagnoli, a Fellini Satyricon (1969) di Federico Fellini e a Sotto il segno dello Scorpione (1969) di Paolo e Vittorio Taviani.
La sua attività negli anni Settanta è stata intensa: diciassette film tra cui quattro spagnoli, il francese La messe dorée (1974; La profonda luce dei sensi) di Beni Montresor e lo svizzero Violanta (1977) di Daniel Schmid. Tra i film italiani due sono di Mauro Bolognini: Metello (1970) e Per le antiche scale (1975); lo stesso regista le fece interpretare la marchesa Del Dongo in La certosa di Parma (1977, dal romanzo di Stendhal), sceneggiato televisivo in sei puntate. Ha confermato la sua maturità di attrice drammatica e l'ampiezza del registro recitativo in L'ospite (1972) di Liliana Cavani, Arcana (1972) di Giulio Questi, La colonna infame (1973) di Nelo Risi, Nathalie Granger (1973) di Marguerite Duras, in cui fa coppia con Jeanne Moreau che la volle con sé quando esordì nella regia in Lumière (1976; Scene di un'amicizia tra donne), Garofano rosso (1976) di Luigi Faccini, dove compare accanto al figlio Miguel protagonista. In Ceremonia sangrienta (1973; Le vergini cavalcano la morte) di Jorge Grau imposta con elegante disinvoltura la sanguinaria Erzsébet Báthory.
Nel ventennio successivo, oltre a tre miniserie televisive girate in Italia (Il coraggio di Anna, 1992; Alta società, 1995) e in Francia (Le gorille, 1990), e una comparsa in Entre tinieblas (1983; L'indiscreto fascino del peccato) di Pedro Almodóvar, ha avuto ruoli secondari in Ehrengard (1982) di Emidio Greco, Cronaca di una morte annunciata (1987) di Francesco Rosi, Volevo i pantaloni (1990) di Maurizio Ponzi, L'avaro (1990) di Tonino Cervi e Harem Suare (1999) di Ferzan Ozpetek.