Luciano di Samosata Retore e filosofo ellenistico (Samosata verso il 125 d.C
m. verso la fine del 2° sec.). Di origine forse semitica, apprendista scultore da ragazzo, si diede presto agli studi letterari greci e divenne retore e conferenziere secondo l’uso della «seconda sofistica». Dapprima avvocato ad Antiochia, tenne conferenze sofistiche in Asia Minore, Grecia, Italia, Gallia. Verso il 165 tornò ad Atene, dove sembra abbia avuto una crisi spirituale che lo indusse ad abbandonare la retorica per la filosofia. Di lui ci restano 82 opere di varia natura ed estensione. Degli scritti filosofici alcuni affrontano tematiche morali, come De sacrificiis, in cui un cinico commenta l’assurdità delle pratiche religiose; altri sono ritratti di pensatori (celebre il Nigrinus, esaltazione dell’eloquenza di un platonico vissuto a Roma); nell’Hermotimus, dal nome di un fanatico della filosofia stoica, L. dimostra l’infondatezza e l’assurdità di qualsiasi filosofia. Una critica della religione tradizionale è espressa nell’Icaromenippus (grande parodia contro la religione, in forma di viaggio di Menippo alla Luna fino a Giove, che convoca tutti gli dei e fa una requisitoria contro i filosofi), mentre Fugitivi, Vitarum auctio, Piscator seu reviviscentes sono satire contro i filosofi, specialmente contro gli impostori in veste di filosofi. Senza dubbio notevoli sono le sue trovate fantastiche nei Dialoghi e nella Storia vera.