Salce, Luciano
Sceneggiatore, attore e regista cinematografico e teatrale, nato a Roma il 25 settembre 1922 e morto ivi il 17 dicembre 1989. Autore di un cinema satirico fondato principalmente sull'estro caricaturale degli attori, si ritagliò uno spazio personale nell'ambito della commedia all'italiana anche grazie alla collaborazione con gli sceneggiatori Franco Castellano e Pipolo e con l'attore Ugo Tognazzi. Del sodalizio artistico con Tognazzi, tra tutti i suoi film, risaltano soprattutto Il federale (1961) e La voglia matta (1962).
Abbandonati gli studi di giurisprudenza a causa della guerra, durante la quale sopportò anche un periodo di prigionia in Germania, si diplomò nel 1947 in regia all'Accademia nazionale di arte drammatica Silvio D'Amico di Roma. Ancora studente, ottenne i primi ruoli come attore cinematografico ed esordì nel teatro di rivista. Si trasferì poi in Brasile, dove diresse i suoi primi due film: la commedia di costume Uma pulga na balança (1953), satira della piccola borghesia brasiliana, e la commedia dolce amara Floradas na serra (1954), dal romanzo di D. Silveira de Queiroz. Le fondamentali caratteristiche degli esordi, il gusto per la battuta mordace mutuato dalla commedia di situazione del teatro francese (E. Labiche, J. Anouilh, Marivaux), da S. studiato, interpretato e messo in scena, e un'accentuazione caricaturale di certi tratti della commedia all'italiana, si ritrovano anche nei film che girò in Italia. In Le pillole di Ercole (1960), tratto da una commedia farsesca di M. Hennequin e P. Bilhaud e interpretato da Nino Manfredi, S. spinge lo spirito grottesco originario in direzione di un'analisi dei cliché matrimoniali e della debolezza erotica della coppia borghese. Di altro spessore e arguzia è Il federale, scritto da Castellano e Pipolo, storia di un viaggio in sidecar di un infimo gerarca fascista di provincia e di un filosofo antifascista da lui arrestato (Georges Wilson), alle soglie del crollo del regime. L'anno dopo con La voglia matta, tratto da un racconto di E. La Stella e ancora interpretato da Ugo Tognazzi, S. costruisce una feroce commedia di costume, riassumendo sarcasticamente il conflitto generazionale nell'umiliante storia d'amore, nel contesto di un gruppo di adolescenti, tra un quarantenne milanese e una 'lolita' quindicenne (Catherine Spaak). La cuccagna (1962) mette invece a fuoco, con notevole amarezza, la fatica dell'emancipazione economica e morale della giovane generazione, così come Le ore dell'amore (1963) si rivela un'altra aspra satira della falsità borghese dell'Italia del boom economico. Dopo un non riuscito tentativo di parodia dei film di spionaggio (Slalom, 1965, con Vittorio Gassman e Adolfo Celi), S. tornò alla commedia coniugale con Ti ho sposato per allegria (1967), dal testo teatrale di N. Ginzburg, e a quella politica con La pecora nera (1968) e Colpo di stato (1969), che prende spunto da una fantomatica vittoria del Partito comunista italiano alle elezioni politiche. Il ritorno alla commedia di costume fu marcato da una certa stanchezza di ispirazione: ne costituiscono esempi Basta guardarla (1970) e Il provinciale (1971). Anche il confronto con un romanzo di A. Moravia, Io e lui (1973), dialogo surreale tra un uomo e il proprio membro virile, non risultò efficace. Il regista tornò all'agilità descrittiva degli esordi con una commedia di costume, L'anatra all'arancia (1975), da un lavoro teatrale di W. Douglas Home e M.G. Sauvajon, interpretato da Monica Vitti e Ugo Tognazzi. Nel 1975 diresse un film dalle tinte gogoliane, incentrato sul noto personaggio teatrale e televisivo, ideato e impersonato da Paolo Villaggio, e riproposto dall'attore nei romanzi in seguito pubblicati: Fantozzi, destinato al successo commerciale e a entrare nell'immaginario popolare dell'epoca come emblematico simbolo della meschinità assoluta dei colletti bianchi italiani, cui seguì Il secondo tragico Fantozzi (1976). Sfruttando il potenziale comico della maschera di Paolo Villaggio, S. realizzò quindi Il Belpaese (1977), Professor Kranz tedesco di Germania (1978) e Rag. Arturo De Fanti bancario-precario (1980). Dopo una parentesi per problemi di salute, S. girò un film marcatamente farsesco, Vieni avanti cretino (1982), la commedia sentimentale Vediamoci chiaro (1984), con Johnny Dorelli, e il sentimentale-adolescenziale Quelli del casco (1988).