Ariosto, Ludovico
Il poeta dell'epica cavalleresca
Ariosto è il maggiore poeta italiano della prima metà del 16° secolo. Nell'Orlando furioso, che è il suo capolavoro, racconta avventure d'amore e di amicizia, di armi e di magia, dove una folla di dame e di cavalieri si cercano e s'incontrano, si perdono tra selve, labirinti e campi di battaglia, isole lontane e castelli incantati. Scritta inizialmente in dialetto ferrarese, nella sua terza edizione l'opera si presenta ripulita e redatta in toscano, una decisione presa da Ariosto per uniformarsi al modello linguistico nazionale
Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474, primogenito di dieci fratelli. A Ferrara inizia i primi studi grammaticali e giuridici, che lascia pochi anni dopo per dedicarsi alle materie letterarie e classiche. Dal 1500, in seguito alla morte del padre, la sua vita è divisa tra due attività: quella fastidiosa, ma necessaria alla sussistenza della famiglia, di funzionario alla corte del cardinale Ippolito d'Este e quella prediletta di poeta.
Nel 1516 esce la prima edizione dell'Orlando furioso, un poema cavalleresco scritto in ottave, cioè in strofe formate da otto versi endecasillabi. L'opera è presentata da Ariosto come la continuazione dell'Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, pubblicato nel 1495, ma in realtà i personaggi principali assumono caratteri molto diversi. In questa prima edizione il poema è composto da quaranta canti; nell'edizione del 1532 diverranno, con l'aggiunta di nuovi episodi, quarantasei. L'Orlando furioso conosce subito un successo eccezionale in Italia e in Europa, tanto da avere numerose edizioni e traduzioni in altre lingue. Ariosto, durante la stesura del suo capolavoro, scrive anche le Satire e quattro commedie.
Tra il 1526 e il 1533 ‒ anno della sua morte a Ferrara ‒, il poeta vive con modestia ma serenamente. In compagnia della donna amata, Alessandra Benucci, e del figlio Virgilio si dedica esclusivamente agli studi e all'esercizio della sua arte.
La caratteristica principale dell'Orlando furioso è la sua trama imbrogliata ma sempre avvincente e ricca di colpi di scena, nella quale le vicende principali si diramano continuamente in episodi secondari. La storia centrale è la guerra tra l'imperatore cristiano (Carlomagno) e il re dei Mori o Saraceni Agramante; intorno a questa, si intrecciano due complesse vicende amorose.
La prima racconta come il paladino cristiano Orlando impazzisca e diventi furioso in seguito al suo innamoramento non ricambiato per la bella Angelica; come l'esercito cristiano, per l'assenza del proprio campione, rischi di perdere la Francia; e infine come Orlando rinsavisca grazie ad Astolfo e riprenda il proprio ruolo nell'armata.
Parallela a questa si articola la seconda vicenda, quella del predestinato, ma continuamente ostacolato amore di Ruggiero, campione del campo saraceno, e della guerriera cristiana Bradamante, che solo nell'ultimo canto si conclude felicemente con le nozze. Quest'ultimo episodio ha un valore celebrativo, poiché l'unione dei due personaggi è voluta dalle stelle per dare origine alla dinastia degli Estensi, al cui servizio lavorava Ariosto. Attraverso questa vicenda, come attraverso altre divagazioni sull'Italia del 16° secolo, percorsa e occupata da eserciti stranieri, il poeta riesce a unire o a contrapporre il tempo antico e mitico della cavalleria alla situazione storica a lui vicina.
Nella prima parte del poema, la guerra si svolge a Parigi. Nella seconda parte, la città di riferimento diventa Arles, dove si ritirano i Saraceni dopo la sconfitta. Ci sono tuttavia altri due luoghi che meritano di essere ricordati, e sono luoghi che appartengono a una geografia fantastica: da un lato, infatti, incontriamo il castello incantato del mago Atlante che, insieme alla selva in cui fugge Angelica e all'isola della maga Alcina, rappresenta ciò che è terreno e quindi instabile, illusorio e fallace; dall'altro abbiamo la Luna, che è il simbolo dei cieli dove solo Astolfo, in qualità di esecutore della volontà divina, può accedere per recuperare il senno di Orlando.
In questi luoghi diversi i personaggi del Furioso, al di là delle singole storie, sono tutti accomunati dalla ricerca del proprio oggetto del desiderio. Uomini o donne, cristiani o Saraceni bramano sempre qualcosa, che è per alcuni la conquista di una persona amata, per altri il ritrovamento di un'arma perduta: desiderio che li distoglie dai propri compiti, indirizzandoli verso nuove mete.
Le donne e gli amori sono argomenti centrali del poema. Il sentimento amoroso si manifesta come attrazione verso la bellezza femminile: le forme del corpo, i colori dell'incarnato, la luminosità degli occhi. Ariosto non vede nella donna un elemento di perfezionamento morale o spirituale; egli rivaluta gli aspetti immediati e naturali del fenomeno amoroso: la passione, il turbamento, la dolcezza, il dolore, la gelosia. Il personaggio di Angelica, che con la sua fuga apre il poema, è l'emblema del desiderio inseguito e mai raggiunto; è la donna, sensuale e maliziosa che rifiuta di unirsi a eroi come Orlando e Rinaldo per preferire l'amore di Medoro, un povero fante di "oscura stirpe".
Accanto all'amore, temi cari al poeta sono l'amicizia e la cortesia, qualità di cui nelle sue alterne vicende fa mostra il protagonista Orlando. Anche il paladino cristiano Rinaldo si comporta come un cavaliere generoso, un vendicatore di ingiustizie sempre pronto ad accorrere in aiuto dei più deboli.
L'Orlando furioso ci illustra i differenti caratteri e sentimenti degli uomini, i loro vizi e virtù, la loro forza e debolezza, il loro rapporto con la fortuna, il destino e l'aldilà. Proprio il destino è uno dei temi più importanti del poema: determina la varietà delle situazioni e delle avventure, annoda e separa le strade, interferendo continuamente nei progetti degli uomini. La realtà, mutevole e imprevedibile, è quasi interamente sottratta al controllo della ragione. È una realtà dove non coincide mai quello che i personaggi progettano e quello che il caso fa loro realizzare. È un mondo che, insomma, riflette la società rinascimentale, che avverte i rivolgimenti in corso: politici, economici, religiosi, astronomici e scientifici.
Nella trama del poema sono incastonate 14 novelle. Sono brevi narrazioni autonome e concluse che illustrano alcune virtù e alcuni vizi come la fedeltà, la cortesia, la gelosia, l'avarizia, l'inganno, l'ingratitudine verso la persona amata.
Con il loro contenuto esemplare, le novelle devono aiutare il lettore a riflettere sulla trama del poema. Un altro importante elemento che le collega all'argomento dell'opera è la presenza, come ascoltatore della novella, di uno degli eroi cristiani, con il compito di intervenire alla fine per risolvere una situazione difficile. In alcune novelle che parlano di amori infelici, le innocenti protagoniste, da Ginevra a Isabella, da Fiordiligi a Olimpia, si rivolgono direttamente a un fedele di Carlomagno che può essere Orlando o Rinaldo o Bradamante, per ricevere aiuto di fronte a un pericolo o a un'ingiustizia.
L'Orlando furioso, nella sua terza edizione, è la prima opera di un autore non toscano nella quale viene usato il toscano come lingua letteraria nazionale. La prima edizione del poema era caratterizzata da un linguaggio dialettale ferrarese; nella seconda, si nota una forte ripulitura dalle forme locali e regionali. La terza edizione presenta un lavoro molto attento nella revisione della lingua. Per capire i motivi che spingono Ariosto a correggere più volte il suo capolavoro bisogna fare due precisazioni. La prima è che intorno al 1520 si apre la Questione della lingua, un dibattito tra scrittori su quale modello linguistico scegliere per costruire una letteratura italiana. La seconda, necessaria per capire il bisogno di Ariosto di adeguarsi a un modello linguistico unitario, è relativa al periodo storico e politico italiano: l'Italia attraversa tra il 1525 e il 1527 un momento tragico, che fa svanire ogni prospettiva di autonomia politica. Anche per questo gli scrittori italiani, di fronte a un paese invaso e umiliato dagli stranieri, vogliono mostrare, almeno sul fronte linguistico e culturale, la loro unità.