LUDOVICO il Pio, re dei Franchi e imperatore
Figlio cadetto di Carlomagno e della terza sua moglie Ildegarde, nacque a Chasseneuil in Aquitania, nel 778, durante la prima spedizione di Carlomagno in Spagna. Nel 781 fu dal padre condotto a Roma per essere dal papa consacrato re d'Aquitania. Però solo negli ultimi anni del sec. VIII poté raggiungere i territorî affidatigli e attendere ai suoi doveri regali. Pare che il padre ne avesse curato l'istruzione: conosceva bene il latino e il greco. Nella divisione del regno nell'806 ebbe riconfermata la sua parte degli stati paterni, ma poi morirono Carlo e Pipino e L. rimase solo erede di tutto l'impero. Nella dieta di Aquisgrana dell'813 il padre lo associò nella dignità imperiale e con le proprie mani lo incoronò. Quando il 28 gennaio 814 Carlomagno morì, L. era in Aquitania. Ne partì tosto con la famiglia e la corte; arrivo ad Aquisgrana il 27 febbraio.
Uomo di sentimenti religiosi e onesto, si affrettò a riordinare la corte, ristabilendovi la disciplina e la morale. Le sorelle che avevano, abusando dell'indulgenza paterna, dato scandalo, vennero costrette a ritirarsi in monastero. Furono colpiti pure dall'ostracismo alcuni figli illegittimi di Carlomagno; anche un ramo laterale della famiglia, i cugini Wala e Adalardo, prima potentissimi, vennero allontanati dalla corte e dagli uffici. Il nuovo imperatore affidò il governo a quelli che l'avevano già servito in Aquitania: influentissimi furono il cancelliere Elisachar e l'abate Benedetto di Aniane.
Nell'agosto dell'814 fu tenuta in Aquisgrana una grande dieta. L. dispose per l'invio di messi a ispezionare tutti i conti dell'impero e predispose una divisione dei territorî assegnando, per ora nominalmente, ai figli maggiori Lotario e Pipino il governo della Baviera e dell'Aquitania. Un punto dubbio era la situazione del re d'Italia, Bernardo, figlio del defunto Pipino. Il giovane principe comparve alla dieta di Paderborn nell'815: l'imperatore accolse il suo omaggio, gli riconfermò il regno d'Italia e anzi gli affidò una delicata missione a Roma, dove Leone III aveva creduto di poter reprimere una cospirazione contro di lui senza rivolgersi ad Aquisgrana. Bernardo si recò a Roma: soffocò una nuova rivolta e accompagnò a Reims dall'imperatore il nuovo papa Stefano IV eletto e incoronato senza il consenso imperiale (816).
Nell'817 L. volle regolare la successione del trono. Due tendenze si contrastavano il terreno; gli uni volevano conservato il principio tradizionale di considerare il regno come proprietà privata da dividersi tra i figli, come avevano fatto i Merovingi e poi lo stesso Carlomagno; gli altri proponevano di considerare l'impero non solo come una dignità, ma come un'entità territoriale indivisibile. Dopo tre giorni di digiuni e di preghiere, L. annunciò nella dieta di Aquisgrana le decisioni: il primogenito Lotario sarebbe stato suo collega e successore nell'impero; i due fratelli minori avrebbero avuto solo degli appannaggi e pur avendo il titolo di re sarebbero stati in posizione del tutto inferiore e dipendente verso il fratello. Pipino ebbe l'Aquitania, la Guascogna, le contee di Tolosa, di Antem, di Avallo e Nevers; Ludovico, la Baviera, la Carinzia, la Marca orientale. La loro sovranità doveva però essere limitata alla sfera amministrativa: all'imperatore, nella dieta annua, era riserbato il diritto di fare pace e guerra, e il controllo dell'attività dei due principi minori.
Le decisioni dell'817 colpirono gravemente il re Bernardo, perché si diceva che il regno d'Italia avrebbe continuato a essere soggetto all'imperatore. A Pavia fu ordita una cospirazione contro Ludovico: scoperto e minacciato dalle mosse di un esercito imperiale, Bernardo si recò in Francia e si sottomise. Nella dieta dell'818 fu condannato a morte; poi, graziato, ma acciecato, sì da morirne. Esilî e confische colpirono i complici del re. Però alla dieta di Thionville dell'821 fu concessa l'amnistia a tutti e nell'822 L. fece pubblica penitenza per l'uccisione del nipote. Ora l'Italia ritornò a essere parte dell'impero e L. già nell'822 inviò il figlio e collega Lotario nella penisola per provvedere alle varie questioni. Lotario assistito da Wala pubblicò da Pavia varî capitolari, poi si recò a Roma.
Quivi nell'817 era morto Stefano IV e gli era successo Pasquale I; questi si era rivolto a L. per annunciargli l'elezione e ottenere la riconferma della donazione di Carlomagno e di Pipino. L'imperatore acconsentì, autorizzando i Romani a usare il diritto di eleggere il papa sì come era avvenuto per il passato, con la sola riserva che il neo-eletto dovesse tosto inviare all'imperatore suoi rappresentanti a chiedere la rinnovazione del patto di amicizia fra papato e impero. Il papa fu dunque nell'atto dell'817 riconosciuto come sovrano. Nell'823 Lotario fu incoronato imperatore da Pasquale I e approfittò della circostanza per riaffermare la sua autorità in Roma. Non senza lotte: partito Lotario, due dignitarî della curia appartenenti al partito imperiale furono uccisi dagli avversarî; il papa per il momento riuscì a mettere le cose in tacere protestando la sua innocenza. Ma nell'824 quando fu eletto papa Eugenio II, Lotario ricomparve a Roma e promulgò la Constitutio Romana: il papa eletto canonicamente non poteva essere consacrato se non dopo aver giurato fedeltà all'imperatore; ogni anno commissarî eletti del papa e dall'imperatore avrebbero controllato l'amministrazione della giustizia; tutti i Romani dovevano prestare giuramento di fedeltà all'imperatore. Così si cercava di riconquistare in Roma i diritti abbandonati nell'817.
Sotto il governo di L., l'impero non estese i suoi territorî oltre i limiti raggiunti da Carlomagno. Si cercò con la diplomazia e la propaganda religiosa di affermare la supremazia su tutti i piccoli popoli abitanti lungo i confini, come con le popolazioni slave d'oltre Elba. Rapporti pacifici si ebbero con gl'imperatori di Costantinopoli. Inquietudine diedero spesso i Dani: per eliminare il pericolo si lavorò per convertirli al cristianesimo e fu giudicato un trionfo di L. il battesimo del loro principe Harold, avvenuto nell'826 a Magonza. Irruzioni si ebbero attorno all'820 per opera degli Slavi della Drava e della Sava, respinti dai marchesi del Friuli. Lotte vivaci si ebbero però con gli Arabi di Spagna e con i Baschi sempre ribelli: nell'826 le forze franche dovettero agire energicamente per soffocare una ribellione nella Marca spagnola e nell'828 il marchese di Tuscia, Bonifacio, distrusse una flotta araba presso le coste sarde. I rapporti con i Bretoni sempre insofferenti della supremazia franca furono regolati nell'826 col riconoscimento del loro capo Nomenoe come duca e missus imperiale.
Verso l'829 l'attenzione di L. fu richiamata tutta dalla crisi della famiglia imperiale. Dopo la morte dell'imperatrice Ermengarda (3 ottobre 818), L., respinte le prime tendenze ascetiche, era passato a nuove nozze con Giuditta, figlia del conte Welf svevo, rinomata per bellezza e virtù. Questa acquistò grande ascendente sull'animo del marito, specie dopoché nell'823 ebbe partorito un figlio Carlo (detto più tardi il Calvo). La divisione dell'817 non aveva previsto questo caso, perciò Giuditta si sforzò di assicurare al figlio una parte dell'eredità. Nell'829 ottenne che L. concedesse a Carlo parte dell'Alemannia, dell'Alsazia e Rezia e parte della Borgogna, togliendo le terre al fratello primogenito Lotario che ne fu malcontento assai. Durante una spedizione di L. in Bretagna nell'830 scoppiò la rivolta nell'esercito, organizzata dai tre fratelli concordi: Giuditta fu arrestata e chiusa in un convento a Poitiers; L. fu invitato da Lotario a ritirarsi pure a vita monastica. Ma l'imperatore abilmente riuscì a riconciliarsi con i figli minori e isolò Lotario che dovette accettare il perdono paterno: estrema umiliazione sua fu il dover firmare le condanne dei suoi partigiani.
L. attese allora a una nuova divisione degli stati, sì da ingrandire la parte di Carlo il Calvo: oltre l'Alemannia, gli fu data la Borgogna, la Provenza, la Settimania; anche Pipino e Ludovico vennero ricompensati della loro fedeltà a danno di Lotario, cui rimase solo l'Italia. Nell'831 però un tentativo di vera conciliazione dell'imperatore con Lotario portò alla ribellione prima di Pipino, poi di Ludovico. L'imperatore, con l'aiuto di Lotario, riuscì a sottomettere questo, ad arrestare quello, ma nell'833 Lotario si accordò coi fratelli e, seguito dal papa Gregorio IV, marciò contro il padre. Le due parti si fronteggiarono sul Reno, a Rothfeld presso Colmar, ma non combatterono. Lunghe trattative condotte dal papa portarono prima all'isolamento dell'imperatore poi alla sua resa con la consorte e il figlio Carlo nelle mani di Lotario (resa di Lügenfeld, "il campo della menzogna"). Il vincitore dichiarò il padre deposto e chiuse i prigionieri in diverse abbazie. Ma troppo grave fu l'umiliazione che Lotario impose al vecchio imperatore, costretto a dichiarare in chiesa i suoi peccati, ad accusarsi reo di sacrilegio, di omicidio, di spergiuro, a deporre il balteo e a vestire l'abito di penitente. In sua difesa si levarono i figli Ludovico e Pipino, che promise una reazione contro la durezza del fratello maggiore. Nell'815 L. e Giuditta erano di nuovo trionfanti e Lotario doveva ancora una volta umiliarsi davanti al padre e accettare la sola Italia. Ma la pace fu breve. Nell'836 L. volle riconciliarsi sinceramente con Lotario per affidargli la protezione del minore Carlo; nell'837 alla dieta di Aquisgrana fu elaborata una nuova divisione dell'Impero provocando le proteste del re di Germania, Ludovico, che fece appello al fratello maggiore Lotario. Ma questi lo abbandonò per intendersi col padre e con Carlo. Ludovico di Germania venne spogliato dei suoi territorî, fatta eccezione della Baviera, ed essendo morto frattanto nell'838 il re di Aquitania, Pipino, a Worms l'imperatore divise l'Impero fra i soli Lotario e Carlo il Calvo, ignorando Ludovico e il figlio di Pipino d'Aquitania. Le proteste dei danneggiati decisero l'imperatore a un'azione militare prima in Aquitania, poi in Germania dove ricacciò il figlio Ludovico dalla Turingia. Il vecchio imperatore morì in un'isola del Reno presso Ingelheim il 20 giugno 840 dopo aver perdonato a Ludovico e aver proclamato imperatore Lotario, raccomandandogli l'imperatrice e Carlo il Calvo. Attraverso al decennio di lotte e d'intrighi l'impero carolingio si era moralmente sfasciato: la tendenza a conservare l'unità imperiale era completamente sopraffatta, ed era inevitabile la spartizione dei territorî fra Lotario, Ludovico e Carlo.
Bibl.: Per la critica delle fonti vedi: G. Monod, Études critiques sur les sources de l'Histoire carolingienne, I: Les annales carolingiennes. Des origines à 829, Parigi 1838. Per le fonti legislative vedi: E. Mühlbacher, Die Regesten des Kaiserreichs unter den Karoligern, 751-918, Innsbruck 1906; Capitularia regum francorum, ed. Boretius e Krause in Monum. Germ. hist., 1883-93; le principali opere storiche sul periodo di Ludovico sono: N. D. Fustel de Coulanges, Les transformations de la royauté pendant l'époque carolingienne, Parigi 1892; A. Kleinclauss, L'empire carolingien, ses origines et ses transformations, Parigi 1902; E. Muhlbacher, Deutsche Geschichte unter den Karolingern, Stoccarda 1896; G. Richter e H. Kohll, Annalen des deutschen Reichs in Zeitalter den Karolingern, Halle 1873-85; B. Simson, Jahrbücher des frankischen unter Ludwig dem Frommen, Lipsia 1874-76. Per i problemi particolari vedi: R. Foss, Leben und Schrifte Agobards Erzbischofs v. Lyon, Gutersloh 1897; L. Halphen, La pénitence publique de Louis Le Pieux à Saint Médard de Soissons, in Bibliothèque de la Faculté des Lettres, XVIII; A. Himly, Wala et Louis le Debonnaire, Parigi 1849; E. Lesne, La Hierarchie épiscopale en Gaule et en Germanie depuis la réforme de Saint Boniface jusq'à la mort de Hincmar, Lilla 1905; L. Levillain, Étude sur les lettres de Louis de Ferrières, Parigi 1901-02; G. Lokys, Die Kämpfe der Araber, mit den Karolingern bis zum Tode Ludwigs II., Heidelberg 1906; W. Puckert, Aniane und Gellone. Diplomatisch-kritische Untersuchungen zur Geschichte der Reformen des Benediktinerordens im IX. und X. Jahrhundert, Lipsia 1899; W. Vogel, Die Normannen und das fränk. Reich bis zur Gründung der Normandie, 799-911, Heidelberg 1906; bibliografia per Ludovico I, in The Cambridge Medieval hist., III: Germany and the Western Europe, capp. 1°-3°, p. 583.