BRIGNOLI, Luigi
Nacque a Palosco, nei dintorni di Bergamo, il 18 aprile 1881, da Eugenio e da Giuditta Pegurri, ultimo di dieci fratelli. La famiglia, di modeste condizioni economiche, si trasferì in Bergamo quando il B. era ancora bambino. Dotato di una notevole abilità nel disegno, fu avviato agli studi di pittura nel 1891 presso l'Accademia Carrara, per l'interessamento di Cesare Tallone, del quale fu uno dei più cari discepoli. Trasferitosi il Tallone a Milano nel 1899, il B., dopo avere studiato con P. Loverini fino al 1901, sollecitato dall'antico maestro, lo seguì e sotto la sua guida si diplomò presso l'Accademia di Brera. A Brera rimase per altri due anni a perfezionarsi alla scuola del Tallone, da cui derivò una certa foga gioiosa del pennello, il culto del disegno e della forma e il gusto veristico. Ebbe come condiscepoli e amici A. Alciati e C. Carrà. Nel 1903 si mise in luce con un Autoritratto alla Mostra internazionale di Londra e nello stesso anno lasciò Milano per Caravaggio, dove era stato invitato a eseguire ritratti e vari lavori per le più importanti famiglie locali. Qui divenne amico dello scultore E. Paricera e si appassionò alla scultura, modellando veristici oggetti. Nel 1905 soggiornò per un anno circa a Zurigo, ospite dei coniugi Cliaffer; nel 1906 presentò con successo alcune sue opere all'Esposizione mondiale di Milano, l'anno seguente alla Mostra di Roma; in questa occasione un suo quadro venne acquistato dall'ambasciatore russo e inviato a Mosca. Nel 1910 sposò Elena Romanò, che gli diede nel 1912 l'unica figlia, Elena; la famiglia abitò in Milano, dove l'artista aveva aperto uno studio.
Il B. continuò a partecipare a mostre, sempre più importanti, quali quelle di Buenos Aires e di Bruxelles nel 1911, la Permanente di Milano nel 1916, imponendosi soprattutto come ritrattista. Socio onorano dell'Accademia di Belle Arti in Milano dal 1912, divenne definitivamente famoso con l'opera Belgio 1914, esposta alla Biennale di Brera del 1918 (medaglia d'oro del ministero della Pubblica Istruzione): il quadro, rappresentazione simbolica dei lutti causati dall'invasione delle truppe tedesche, venne acquistato dal governo belga e dal 1922 al 1930 rimase esposto al Museo Reale di Bruxelles; in seguito venne ritirato per rimostranze da parte del governo tedesco. Importante fu per la tematica del B. il viaggio in Africa intrapreso nel 1922 e durato circa due anni. Nel 1925 fece un altro viaggio in Spagna durante il quale eseguì molti dipinti che, con quelli di soggetto africano, furono esposti alla Mostra della galleria Pesaro in Milano liel 1926, con molto successo di pubblico e di critica .
Nel 1927 il B. venne invitato a rivestire la carica di insegnante di pittura e direttore della scuola presso l'Accademia Carrara, succedendo al Loverini; ma gli si rimproverarono presto numerose assenze dovute a frequenti viaggi all'estero e dopo tre anni egli rassegnò le dimissioni. Ripartì quindi per l'Africa e fu ospite a Biskra, in Algeria, del principe arabo Bengana. Nel 1932 l'esposizione di nuovi lavori africani alla prima Mostra orientale, a Napoli, gli valse l'epiteto di "Brignoli l'Africano". Durante gli anni della seconda guerra mondiale risiedette alla Casazza, presso Bergamo; nel 1943 ritornò a Milano e nel 1945 sposò in seconde nozze Anita Taramelli, che divise con lui gli ultimi felici anni e lo accompagnò in viaggi in Belgio, in Olanda, in Sardegna, e infine in Africa. Il B. morì il 22 ott. 1952 in Bergamo.
Fu una singolare figura d'artista, entusiasta dell'arte in ogni sua manifestazione: amò molto, oltre alle arti figurative, anche la musica - sia lirica sia popolare - e la poesia, specialmente quella vernacolare bergamasca. È impossibile fare un catalogo completo delle sue numerosissime opere; ricordiamo solo, oltre ai paesaggi e alle opere "africane", i numerosi ritratti delle persone a lui care e dei personaggi più illustri del tempo sia in Bergamo sia in Milano.
Bibl.: Bergamo, Curia Vescovile: E. Fornoni, Vite dei pittori bergamaschi, ms., pp. 147-150; C. Caversazzi, Ilgiudizio del pittore Alciati, in La Sera, 30 sett. 1918; Id., Ibozzetti africani di L. B., in Rivista di Bergamo, XVII (1923), p. 18; S. Belotti, Ilnuovo professore di pittura dell'Accad. Carrara,ibid., XXI (1927), p. 8; A. Locatelli Milesi, La mostra personale del pittore L. B.,ibid., XXII (1928), pp. 66-72; G. R. Crippa, L. B. strapaesano di Bergamo, Bergamo 1935; A. Vajana, Il sacrificio di Lekempti nella celebrazione di L. B., in L'Eco di Bergamo, 19 nov. 1938; G. Marangoni, L. B.: la vita e l'opera, Bergamo 1940; P. Cugini, Ilpittore L. B., in L'Eco di Bergamo, 19 giugno, 1940; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, VI, Bergamo 1959, pp. 508, 512, 514, 537; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX. Yahr.s., II, V. 37; A. M. Comanducci, Dizionario... dei pittori... ital. moderni e contemporanei, I, Milano 1962, ad vocem.