CAPRA, Luigi
Nacque a Milano il 26 dic. 1437, studiò legge, si addottorò in diritto canonico e, abbracciato lo stato ecclesiastico, entrò al servizio del cardinale Francesco Gonzaga. In qualità di suo uditore nel 1477 andò a Lucca per esaminare i libri contabili dell'amministrazione che Benedetto da Lucca aveva tenuto a Cento per conto della Chiesa e della mensa episcopale di Bologna. Nello stesso anno fu mandato alla corte dell'imperatore Federico III con un incarico non noto. Davanti a lui recitò una dotta orazione a nome del cardinale Gonzaga. Sempre secondo le notizie raccolte dall'Argelati, Federico III lo nominò conte palatino nel 1479. Restò al servizio del Gonzaga fino alla morte di lui, che nel 1483 aveva seguito a Ferrara, dove era stato inviato come legato da Sisto IV per assistere il duca Ercole I nella guerra contro Venezia. Della morte del cardinale, sopraggiunta il 21 ott. 1483, fu lui a dare notizia al fratello, il marchese di Mantova Federico Gonzaga.
Succcessivamente, in data imprecisata, passò al servizio del cardinale Ascanio Maria Sforza, legato di Bologna, che rappresentò, in qualità di vicelegato, in varie occasioni. Nel gennaio del 1487 presenziò alle nozze di Annibale Bentivoglio, uno dei figli del signore di Bologna. Nel 1488 il processo istruito dai Bentivoglio contro i Malvezzi, colpevoli di una congiura che tanto sangue costò alla città, si svolse alla presenza di un suo delegato. Nel 1491 ordinò al rettore dello Studio, venuto a diverbio con un referendario sforzesco per una questione di precedenza, di lasciare la città, ma fu sconfessato dal Senato cittadino che lo richiamò. Nel 1493 assistette personalmente nella basilica di S. Petronio alla solenne cerimonia della consegna dello stendardo ducale a Giovanni Bentivoglio che ratificava la condotta assunta al servizio sforzesco. Da questi scarsi dati si può desumere che le funzioni assolte a Bologna, dove egli risiedette saltuariamente, furono di pura rappresentanza, come imponeva il regime signorile dei Bentivoglio, e comportarono una doppia veste: quella ufficiale di vicelegato pontificio e quella ufficiosa di una sorta di rappresentante sforzesco.
La protezione del cardinale Ascanio gli aveva dischiuso intanto le porte della Curia pontificia: già protonotario apostolico nel 1487, in data imprecisata era stato nominato referendario delle due Segnature e scrittore apostolico. A quest'ultima carica rinunciò il 9 maggio 1491, nell'imminenza della sua designazione a vescovo di Pesaro, avvenuta in effetti il 16 dello stesso mese. Signore di Pesaro era allora Giovanni Sforza, stretto congiunto del cardinale Ascanio, il quale aveva l'amministrazione di quel vescovato sin dal 1488. A lui dovette quindi il C. il pallio, come la brillante carriera nella cancelleria pontificia, retta in quegli anni dal potente cardinale milanese. Il 21 maggio 1493 fu nominato infatti reggente della cancelleria, come luogotenente del cardinale Sforza, e il 23 maggio 1497 oltre alla conferma di questo incarico ottenne anche la nomina ad abbreviatore del "parco maggiore". Fu riconfermato in queste cariche ancora agli inizi del 1499, ma proprio in questo stesso anno rischiò di restare travolto nella disgrazia del suo protettore, al quale sembrava legato ormai a doppio filo. Nel luglio del 1499 fu infatti trattenuto agli arresti, in conseguenza della fuga clamorosa del cardinale Ascanio, che abbandonò la corte pontificia per il precipitare degli avvenimenti milanesi che registrarono l'occupazione francese del ducato con il pieno accordo del papa Alessandro VI. Per quanto stretti fossero stati i suoi legami con lo Sforza, il pontefice non trovò alcuna, colpa da addebitargli e lo fece rimettere in libertà pochi giorni dopo. Il C. non resse però a questo rude colpo della sorte e morì di li a poco il 14 agosto 1499. Gli furono tributate solenni esequie alle quali partecipò una larga rappresentanza della corte pontificia, quasi a volerne scagionare la memoria dall'accu:sa di infedeltà che l'arresto del mese precedente poteva lasciar sussistere. Fu sepolto nella chiesa di S. Maria del Popolo.
Fonti e Bibl.: Iohannes Burckardi Liber notarum, in Rerum Italic. Script., 2 ediz., XXXII, 1, a cura di E. Celani, ad Indicem; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, III, ibid., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, ad Indicem; Arch. di Stato di Lucca, Regesti. Carteggio degli Anziani, V, Pescia 1943, p. 244; F. Argelati, Bibliotheca script. Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, coll. 283-284; W. von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden vom Schisma bis zur Reformation, II, Roma 1914, pp. 74, 190; L. Mazzoldi, Da Ludovico secondo marchese a Francesco secondo duca, in Mantova. La storia, II, Mantova 1961, p. 74; C. Eubel, Hierarchia catholica..., II, Monasterii 1914, p. 214; L. Hain, Repertorium bibliographicum, II, p. 374.