CECI, Luigi
Linguista, nato ad Alatri il 27 febbraio 1859, ivi morto il 22 giugno 1927, professore nell'università di Roma di grammatica indo-greco-italica dal 1893 al 1901, di storia comparata delle lingue classiche e di epigrafia italica dal 1901 alla morte. Studente dell'università di Firenze, informato conoscitore ed estimatore degli studî linguistici tedeschi del periodo neogrammatico, si occupò principalmente di lingue italiche antiche, intorno alle quali pubblicò una ventina di lavori dal 1886 al 1927 e una mole molto maggiore di materiali raccolse e lasciò inedita. Posizione centrale in questi studî assunse nel 1899 quando pubblicò e interpretò in pochi giorni l'iscrizione del Cippo del Foro Romano, sostenendone una cronologia nettamente arcaica. Alle polemiche conseguenti dedicò sette suoi articoli scientifici e moltissimi altri divulgativi nel Popolo Romano. Fu studioso appassionato dell'antico Lazio: Latium Vetus è il titolo di un'opera d'insieme da lui neppure parzialmente pubblicata, di cui il discorso inaugurale dell'anno accademico 1900-01 (Per la storia della civiltà italica) dà una luminosa immagine. Illustrò il vocalismo del dialetto moderno di Alatri (Arch. glott. ital., 1886); studiò Le etimologie dei giureconsulti romani (Torino 1892); nel Ritmo delle orazioni di Cicerone (Roma 1906) espose vedute originali in un argomento prevalentemente filologico. Negli ultimi anni s'era volto con interesse alla lingua serbo-croata di cui stava preparando una grammatica. Sostenne, spesso in modo eccessivo, l'attendibilità della tradizione liviana contro il Pais. Nei problemi pratici dell'istruzione superiore ebbe una particolare competenza, che manifestò nel 1883, quando come segretario particolare del ministro Baccelli illustrò e difese un progetto per la riforma universitaria, e nel 1913 quando fu relatore della commissione per la riforma dell'insegnamento superiore. Temperamento appassionato, fu nella scienza e nella vita un isolato che ebbe prima degli altri singolari intuizioni, a cui non seppe per lo più dare forma definitiva e vitale.
Bibl.: N. Festa, in Rend. Acc. Lincei, s. 6ª, III, pp. 633-647.