FABRI, Luigi
Pochissime sono le notizie sulla vita di questo incisore romano, del quale però rimane almeno un nutrito numero di stampe con le relative matrici. Nacque presumibilmente intorno al 1778 a Roma, dove svolse tutta la sua attività in stretto contatto artistico e commerciale con la Calcografia camerale.
La sua formazione avvenne presso l'incisore veneto Domenico Cunego, operoso a Roma nella seconda metà del sec. XVIII, e la sua opera si sviluppò nell'ambito di quella scuola romana, attiva tra la Tine del Settecento e la prima metà del secolo successivo, cui avevano dato vita un altro grande incisore veneto, Giovanni Volpato, e suo genero Raffaello Morghen e della quale fecero parte artisti come Giovanni Folo, Luigi Cunego e Pietro Bonato.
Tra gli inizi ed il secondo decennio del sec. XIX il F. ebbe una calcografia privata sita in via del Bufalo n. 141. Tale indirizzo compare sul frontespizio aggiunto alle trentadue acquaforti realizzate quasi due secoli prima da Pietro Testa e intitolate Raccolta di opere varie, di cui l'incisore curò una riedizione.
La serie fu acquisita dalla Calcografia camerale tra il 1816 ed il 1823 (come attestano i suoi cataloghi) ed a cedergliela fu proprio il F., il quale verosimilmente era entrato in possesso dei rami a seguito di una vendita o di un'eredità (Speciale, 1977).
Negli stessi anni il nome del F. compare anche sul frontespizio di altre trentadue acqueforti incise intorno al 1753 da A. Manglard e pubblicate col titolo Raccolta di vedute e composizioni diverse. La serie, riedita e numerata in questa occasione, nonché dotata del nuovo frontespizio, venne dedicata dall'artista a "Georgio Agar Ellis", nobile inglese intenditore e collezionista di stampe. Anche i rami di questa raccolta entrarono presto a far parte del patrimonio della Calcografia camerale, ceduti con ogni probabilità dallo stesso F. (Maddalo, 1982, pp. 87 s.).
La Calcografia nazionale di Roma conserva la maggior parte delle matrici in rame delle sue incisioni, tutte firmate (al posto del nome Luigi compare talvolta la versione latinizzata Aloisius, Aloysius, oppure A.), ma prive di data.
Il F. si dedicò quasi esclusivamente alla stampa di traduzione dalle opere pittoriche dei grandi maestri del Cinquecento e del Seicento, da Andrea del Sarto, Michelangelo, Raffaello, Guido Reni, Guercino, fino a Poussin, esprimendo, nella scelta programmatica di questi referenti artistici, un orientamento di gusto in senso inequivocabilmente classicistico. L'artista usò prevalentemente le tecniche del bulino e dell'acquaforte e si avvalse, per la trasposizione del modello pittorico nello schema grafico, della collaborazione di disegnatori di talento quali Tommaso Minardi, Ferdinando Cavalleri, Giacomo Conca, Francesco Giangiacomo, Pietro Savorelli e Teodoro Mancini.
Tra le sue incisioni più importanti sono senz'altro quelle che riproducono la volta della cappella Sistina: la serie fu iniziata dal suo maestro Domenico Cunego, che realizzò sedici tavole, e venne proseguita da alcuni suoi allievi, soprattutto dal F., con tredici lastre raffiguranti i profeti Daniele (ante 1805), Giona (1823-29), Isaia (ante 1805) e Zaccaria (1823-29), le Sibille Cumana (1823-29), Deffica (ante 1805), Libica (1831-34) e Persica (1823-29), il Diluvio universale (ante 1805), Azor e Naason (1831-34), David e Golia (1828 c.), Giuditta e Oloferne (1828) e il Serpente di bronzo (ante 1805; tutte a Roma, Calcografia nazionale; cfr. Fusco, 1991).
Negli anni tra il 1775 ed il 1784 Giovanni Volpato e Raffaello Morghen realizzarono l'importante raccolta di sedici incisioni dalle Stanze Vaticane di Raffaello. Tale serie venne completata dal F. nel primo trentennio del secolo successivo, durante i pontificati di Pio VII, Leone XII e Gregorio XVI, dedicatari delle sue cinque tavole riproducenti dalla stanza dell'Incendio La battaglia di Ostia, L'incoronazione di Carlo Magno e La giustificazione di Leone III, e dalla sala di Costantino La battaglia di Ponte Milvio e La donazione di Roma (Roma, Calcografia nazionale).
L'Apell (1880, p. 139 n. 14) menziona anche un'altra stampa del F. tratta da un'opera di Raffaello, La Madonna dei candelabri. Il quadro, ricordato negli inventari della raccolta Borghese fino al 1787, agli inizi del sec. XIX entrò a far parte della collezione di Luciano Bonaparte che il F. ebbe l'incarico di illustrare (Bernini Pezzini, 1985, p. 200 n. 1).
Da Andrea del Sarto il F. incise La nascita di Maria e L'arrivo dei magi (Roma, Calcografia nazionale), sperimentando nella prima di queste due stampe la tecnica del punteggiato che da tempo Francesco Bartolozzi aveva diffuso in Inghilterra e in Italia; mentre la tavola con Gesù e la samaritana venne tratta da un'opera di G. Reni. Questi ultimi tre lavori, con un Ritratto del beato Giuseppe Oriol, vennero esposti in una mostra allestita al Campidoglio nel 1810 (Missirini, 1823). Altri due rami pervenutici raffigurano due soggetti derivati dal Guercino, David afflitto ed Erodiade con la testa del Battista (Roma, Calcografia nazionale), mentre del Sileno e Bacco ispirato ad un'opera di N. Poussin non è rimasta la matrice.
Per ciò che concerne la produzione incisoria del F. come ritrattista, il Callari (1909) menziona inoltre due stampe raffiguranti Gioacchino Murat e Lord Wellington, entrambe derivate da due quadri di R. Home.
Nel 1830 Keller nomina tra gli artisti presenti a Roma in quell'anno anche il F., indicandone il domicilio in via di S. Giuseppe Capo le Case n. 3. Verosimilmente l'incisore vi risiedette fino alla morte avvenuta nel 1835.
Fonti e Bibl.: M. Missirini, Memorie per servire alla storia della Romana Accademia di S. Luca fino alla morte di Antonio Canova, Roma 1823, p. 353 n. 7; L. Cardinali, Incisioni di L. F. delle camere di Raffaello, in Memorie romane di antichità e belle arti, Pesaro 1827, IV, 2, pp. 227-232; E. de Keller, Elenco di tutti i pittori scultori architetti... per l'anno 1830, Roma 1830, p. 115; G. K. Nagler, Neues Allgemeine Künstler-Lexikon..., München s. d., IV, p. 209; F. S. Vallardi, Manuale del raccoglitore e del negoziante di stampe, Milano 1843, pp. 89 s.; C. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, Paris 1854, II, p. 211; J. Heller-A. Andresen, Handbuch für Kupferstichsammler, Leipzig 1870, I, p. 465; L. Passerini, La bibliografia di Michelangelo Buonarroti e gli incisori delle sue opere, Firenze 1875, pp. 184 s.; C. Ruland, The works of Raphael Santi da Urbino as represented in the Raphael collection in the Royal Library at Windsor Castle, s. l. 1876, pp. 207, 237; A. Apell, Handbuch für Kupferstichsammler, Leipzig 1880, pp. 138 s.; J. D. Passavant, Raffaello d'Urbino e il padre suo Giovanni Santi, Firenze 1889, II, pp. 181 s., 187, 343, 346; E. Ovidi, La Calcografia romana e l'arte dell'incisione in Italia, Roma-Milano 1905, p. 49; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 397; C. A. Petrucci, Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcogrofia nazionale, Roma 1953, pp. 56 s., 134, 162 s., 172-175, 188 s.; M. Rotili, Fortuna di Michelangelo nell'incisione, Benevento 1964, pp. 40 s. n. 72; Testa delineavit - Pietro Testa nei rami della Calcografia (catal.), a cura di O. Speciale, Roma 1977, pp. 8, 13 nn. 5-7; S. Maddalo, Adrien Manglard (1695-1760), Roma 1982, pp. 87 s. n. 13; G. Bernini Pezzini, in Raphael invenit, Stampe da Raffaello nelle collezioni dell'Istituto nazionale per la grafica (catal.), Roma 1985, pp. 57, 114, 200; M. A. Fusco, in La Sistina riprodotta... (catal.), a cura di A. Moltedo, Roma 1991, pp. 151-162, 165; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 166; L. Servolini, Diz. ill. d. incisori ital. moderni e contemp., Milano 1955, p. 304.