D'ALBERTIS, Luigi Maria
Nacque il 21 nov. 1841 da Domenico ed Enrichetta De Ferrari a Voltri (Genova); ivi passò l'infanzia e la prima adolescenza. Rimasto presto orfano, fu affidato a uno zio sacerdote che tentò con scarso successo di avviarlo agli studi. Al collegio della Missione di Savona, il D. ebbe come insegnante il gesuita A. David, futuro missionario in Cina, cui si devono importanti ricerche geografiche, zoologiche, e botaniche nel Tibet settentrionale. David, insieme alle prime nozioni scientifiche, trasmise all'allievo il desiderio di conoscere terre lontane e inesplorate.
Terminate le scuole a Torino, il D. si unì ai garibaldini e partecipò alla spedizione dei Mille; tornato, incontrò nuovamente il David e decise di seguirne i suggerimenti, così che, presentato dal cugino Enrico D'Albertis, navigatore ed esploratore, a G. Doria, cominciò a frequentare il Museo di storia naturale, da questo fondato a Genova, per farsi una cultura etriografica ed antropologica, lavorando da autodidatta sul materiale a sua disposizione.
Nell'ambiente del museo incontrò O. Beccari, già noto per i suoi viaggi al Borneo, che stava preparando una spedizione prevalentemente botanica nella Nuova Guinea. Con lui il D. si imbarcò sul vapore o Arabia" che, salpato da Genova il 25 nov. 1871 e toccati Porto Said, Aden, la costa dell'lndia e Singapore, approdò ad Amboina, capitale delle Molucche. Il 9 apr. 1872 il D. e Beccari sbarcarono a NO della Guinea, nella Terra di Orange-Nassau, ove risiedevano i missionari olandesi.
La geografia della Nuova Guinea era allora quasi del tutto sconosciuta; ne erano state appena esplorate le coste, e l'occupazione europea, iniziata nel 1828all'Ovest con gli Olandesi, era proseguita nel 1855a SE con gli Inglesi e con i Tedeschi a NE nel 1885. Anche l'Italia nel 1869con l'esploratore G. E. Cerruti aveva fatto qualche tentativo di colonizzazione non seguito da risultati concreti, sia per un cambiamento degli interessi coloniali italiani in favore di territori africani sia per l'opposizione della diplomazia inglese.
L'esplorazione scientifica dei luoghi era già stata condotta innanzi da A. B. Meyer, A. R. Wallace, C. B. H. von Rosenberg, ed altri, tra cui l'italiano conte C. Vidua. I naturalisti francesi già da quasi cinquant'anni avevano raccolto un ricco materiale che era servito alla costituzione di una prima, sia pur povera, conoscenza zoologica della Nuova Guinea.
Ma la presenza di alte montagne, di un clima insalubre e di popolazioni bellicose, avevano scoraggiato la penetrazione all'interno dell'isola.
Questo fu invece l'ambizioso progetto dei D.; durante il primo soggiorno egli si impegnò nelle raccolte zoologiche, mentre il Beccari si occupava di quelle botaniche; ma già in maggio si ammalò, come molti altri compagni. Cercò in ogni modo di continuare il suo lavoro e nel settembre 1872 riuscì a penetrare fin sui monti Arfak, nella zona abitata dalla aggressiva tribù degli Arfak, ed a piantare la bandiera italiana sulla cima Hatom, a 1070metri. Nel frattempo annotava gli aspetti climatologici ed antropologici dei luoghi esplorati. Osservò, in particolare nell'isola di Faor, la presenza di meticci nati da matrimoni di indigeni e malesi immigrati. I Papua locali sembravano aver adottato parzialmente costumi, forme linguistiche ed uso del ferro dai Malesi.
Anche il materiale zoologico ed etnologico messo insieme dal D. in questa prima spedizione fu ragguardevole. Da lui raccolti, giunsero in patria gli esemplari di ben 128 specie di uccelli di cui trentuno nuove. In particolare al D. si deve la scoperta di alcune splendide specie di uccelli del paradiso: la Drepanornis Albertisii e la Paradisea raggiana.
Dopo una sosta a Sidney di dieci mesi, nella speranza, non realizzatasi, di riacquistare la salute, il D. tornò in Europa nell'aprile del 1874., per ripartirne alla fine dello stesso anno, diretto all'isola di Yule (nome locale: Roro) nel SE della Nuova Guinea. Vi giunse nel marzo del 1875 e vi restò fino a novembre. Ne descrisse la vegetazione tropicale: palma da cocco e da sago, piante di silk-cotton e di noce moscata (questa fatta oggetto di grande traffico mercantile nel porto di Kapaor, come aveva osservato durante la prima spedizione) ed il massoi dalla scorza preziosa. Vi trovò una ricca fauna - poté raccogliere quaranta specie di uccelli, serpenti e coleotteri - ma non popolazione umana, forse respinta dalle venefiche emanazioni e dai miasmi della zona a mangrovie, e rifugiatasi più a Nord. Recatosi nelle regioni settentrionali, osservò costumi notevolmente diversi da quelli degli abitanti del NO, più miti e morigerati. Ma non trovò una razza papua pura o comunque non seppe individuare la razza originaria tra le due presenti nell'isola.
Non possedendo una solida cultura antropologica, il D. si accontentava di notare con acume e precisione i caratteri morfologici ed etnologici, etnici e religiosi delle popolazioni avvicinate, solo raccomandando cautela nell'attribuire alla razza papua tutti gli abitanti della Nuova Guinea. Quanto a quelli delle Nuove Ebridi, che ebbe occasione di conoscere e frequentare, oppose i suoi forti dubbi alle conclusioni di P. Mantegazza, che li riteneva decisamente papua. Dall'osservazione attenta del costume degli indigeni, il D. trasse la convinzione che sarebbe stato opportuno correggere il significato dei termini "civile" e "selvaggio" e non forzare l'evoluzione di quei popoli nella stessa direzione seguita dai "bianchi".
"Bisogna farne degli amici, non degli schiavi, bisogna associarli. non distruggerli" (in Alla Nuova Guinea..., p. 290): con queste parole egli mostra di aver capito le qualità originali e valide di culture che devono essere conservate, anche a vantaggio di quelle occidentali.
Il D. coglieva il dato analitico e tralasciava il giudizio sintetico, che era consapevole di non saper esprimere con competenza e sicurezza.
Gli studi etnologici e antropologici subivano in Italia influenze positivistiche e materialistiche, che si rilevano anche negli studiosi che lavoravano a Genova nel Museo di G. Doria. Il D. si dimostrò incapace, come osserva M. Ghiglione, di cogliere le sfumature spirituali che ogni popolo esprime nei suoi costumi. Il suo metodo assomiglia a quello detto più tardi "funzionalistico". Nell'annotare aspetti del costume sicuramente importati, quali l'uso del ferro nelle lance, in territori sprovvisti di metalli, ed in popolazioni che vivevano in età neolitica, il D. coglieva un'evoluzione verso una civiltà di importazione, probabilmente malese. Anche A. C. Haddon poi, dalla presenza di brachicefali in una popolazione di dolicocefali, dedusse il costituirsi di un tipo di meticci papuo-melanesiani, confermando le congetture del D'Albertis. Nel complesso la mole di osservazioni del D. sulla organizzazione sociale ed economica, sulla religione e sull'arte fu tra i primi importanti contributi dati alla conoscenza dell'emografia papua, finallora praticamente ignota.
Il lavoro geografico svolto dal D. nelle sue spedizioni fu, se non più, certo altrettanto valido di quello zoologico ed antropologico. Il D. precisò e completò i dati già noti relativi alla costa NO/SE della Nuova Guinea e soprattutto descrisse il corso del fiume Fly fin quasi alla sorgente. Tornato a Somerset dalla spedizione all'isola di Yule, si unì a quella che i missionari olandesi ivi residenti, guidati dal padre S. Mac Farlane, stavano preparando per il fiume Fly; ma le difficoltà di approvvigionamento e le febbri scoraggiarono il gruppo che dopo due mesi abbandonò l'impresa. Non vi rinunciò il D. che, ottenuta dal governo del Nuovo Galles del Sud la lancia a vapore "Neva", organizzò un viaggio per proprio conto.
Nel maggio 1876 egli risalì il corso del fiume fino a 5° e 47' lat. S e per 150 miglia verso l'interno fino alla base di una catena montuosa cui dette il nome di Vittorio Emanuele II. Scoprì anche un affluente del Fly che chiamò Alice Hargrave, per esaudire un desiderio dell'amico e protettore sir John Robertson, capo del governo del Nuovo Galles del Sud. Alcuni anni più tardi, nel 1899, il governatore della Nuova Guinea Britannica sir W. Mac Gregor percorse di nuovo il Fly ed accusò il D. di aver prolungato sulla carta il percorso del fiume di 85 miglia falsificando il resoconto del viaggio.
Ma C. Wickmann, nella sua Storia della scoperta della Nuova Guinea, fa praticamente cadere l'accusa (v. Boll. d. Soc. geogr. ital., XV 1941, p. 532). Anche in questo viaggio il D. raccolse uccelli di dodici specie diverse, tra le quali due nuove (Cyanalcion stictolaerna e Goura sclateri) e quarantadue crani umani, tra i primi importati in Europa. Gli uccelli saranno poi studiati da T. Salvadori e i crani da P. Mantegazza ed E. Regalia.
Il terzo viaggio, iniziato nell'aprile del 1877, lungo il corso del Fly, fu invece molto sfortunato; ottenuto per la seconda volta l'uso della "Neva", il D. incontrò difficoltà così gravi, per la diserzione dell'equipaggio, per gli assalti degli indigeni e per le malattie, che non raggiunse neppure il punto toccato nella esplorazione precedente e ritornò con solo due dei nove compagni che erano partiti con lui.
Eppure, anche in questa spedizione, mise insieme una collezione di centotré specie di uccelli, di cui quattordici nuove, e trecentoquattordici di piante, oltre ad esemplari antropologici ed etnografici, ancora rarissimi in Europa.
Rientrato in patria e rinunciando ormai per sempre ai viaggi di esplorazione, il D. si dedicò a riordinare il diario di viaggio che pubblicò in due volumi, mentre alcune note ornitologiche furono presentate al Colonial Institute di Londra e altre uscirono sugli Annali del Museo civico di Genova.
Negli anni successivi la personalità del D. si fece sempre più introversa e solitaria, spingendolo ad isolarsi prima nell'Agro pontino e poi in Sardegna, con il conforto della caccia, in ambienti che ricordavano un sogno vissuto in terre lontane.Il D. morì a Sassari il 2sett. 1901 e lasciò tutti i suoi beni all'ospedale di Voltri. Fu sepolto nel cimitero di Staglieno.
Dopo la sua morte le collezioni zoologiche e botaniche andarono al Museo di antropologia di Firenze e in parte al Museo etnografico e preistorico Luigi Pigorini di Roma.
Scritti: Un mese fra i Papuani del monte Arfak (Nuova Guinea), in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 1, X (1873), pp. 67-7 1; Giornale della campagna di esplorazione del fiume Fly (Nuova Guinea) eseguita dal S. L. M. D'Albertis membro corr. della Soc. Zool. di Sidney, in Rivista marittima, X (1877), pp. 261-293; Relazione sulla Nuova Guinea, in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 2, IV (1879), pp. 11-26 con carta; Alla Nuova Guinea. Ciò che ho veduto e ciò che ho fatto, Torino 1880 (ed. inglese: New Guinea: what I did and what I saw, London 1880); Catalogo degli uccelli raccolti da L. M. D'Albertis durante la 2a e 3a esplorazione del fiume Fly negli anni 1876 e '77. - ., in Annali d. Museo civico di st. nat. di Genova, XIV (1879), pp. 21-147.
Fonti e Bibl.: G. Cora, Recenti esploraz. alla Nuova Guinea, in Cosmos, I (1873), pp. 218 ss.; E. H. Giglioli, O. Beccari e i suoi viaggi, IV, Papuasia. Gita del sig. L. M. D. ad Hatam ..., in Nuova Antologia, dicembre 1873, pp. 835 ss.; gennaio 1874, pp. 163-92; O. Beccari, Nota sui Papua (lettera ad Antinori), in Bollettino della Società geografica italiana, s. 1, XI (1874), pp. 652-59; Id., Lettera da Amboina a G. Doria, ibid., XII (1875), pp. 117-22; Lettera del sign. L. M. D. al Presidente della Società geografica ital., ibid., pp. 488-99; G. Doria, Inaturalisti ital. alla Nuova Guinea ..., ibid., s. 2, III (1878), pp. 154-169; A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemp., Firenze 1879-80, p. 1147; G. Dalla Vedova, L. M. D. e la Nuova Guinea, in Nuova Antol., 16 nov. 1880, pp. 337-45; P. Mantegazza-E. Regalia, Nuovi studi craniologici sulla Nuova Guinea, in Arch. per l'antrop. e l'etnol., XI (1881), pp. 149-156; G. Bitelli, Un esploratore italiano, in Il Popolo di Torino, 31 maggio 1887; L. Loria, Lettere dalla Nuova Guinea, Roma 1890; D. Vinciguerra, L. M. D., in Boll. d. Soc. geogr. ital., s. 4, II (1901), pp. 849-55; A. Mochi, L. M. D. e della sua opera scientifica, in Riv. geogr. ital., VII (1901), pp. 628-32; G. Garollo, Diz. biogr. univ., Milano 1907. p. 621; Almanacco italiano 1903, p. 577; U. Santini, L. M. D. e l'esploraz. della Nuova Guinea, Roma-Firenze-Padova 1937; P. Scotti, Contributi di L. M. D.. alla etnologia della Nuova Guinea, Firpnze 1941; E. Canesi, Un naturalista genovese alla scoperta della Nuova Guinea, s. l. 1941; M. Ghiglione, L. M. D. ed il suo contributo alla conoscenza dell'etnografia papuana, Genova 1941; P. Amat di San Filippo, Studi biogr. e bibl. ..., Roma 1882, I, p. 615; A. Ausiello, G. E. Cerruti e la sua missione nella Nuova Guinea, in Riv. d. colonie ital., XVII (1943), pp. 299-304; V. E. Bravetta, Un garibaldino fra i cacciatori di teste, in Gazz. dell'Emilia, 1° marzo 1962; F. Geraci, L. M. D., in Messaggero veneto, 15 maggio 1962; Storia delle scienze, a cura di N. Abbagnano, Torino 1962, I, p. 279.