Pirandello, Luigi
Le due facce della realtà
Luigi Pirandello rivoluzionò il teatro del Novecento e il suo nome è oggi fra quelli dei più grandi drammaturghi di tutti i tempi. Autore di novelle e romanzi apprezzati, venne però a lungo considerato come uno scrittore dallo stile poco efficace, dalle invenzioni troppo bizzarre: raggiunse la fama attraverso il teatro, quando aveva ormai cinquant’anni. Alla radice della sua opera teatrale, Pirandello ha posto il «sentimento del contrario»: la capacità di ‘sentire’ contemporaneamente gli opposti, di percepire il diritto e il rovescio d’una stessa realtà, senza imprigionarne il fluire in una forma rigida
Pirandello nasce nel 1867 in Sicilia, presso Girgenti (oggi Agrigento), in una località di campagna chiamata Caos, da una famiglia abbiente. Completati gli studi, nel 1889 pubblica una prima raccolta di versi. Nel 1891 si laurea, a Bonn, con una tesi di filologia sul dialetto di Girgenti. Nel 1893 entra in contatto con il mondo letterario romano e comincia a scrivere il suo primo romanzo, che pubblicherà nel 1901 con il titolo L’esclusa. L’anno successivo si sposa. Nel 1898 scrive il primo testo teatrale che sarà messo in scena (nel 1910), con il titolo La morsa. Ma fin dalla giovinezza è stato appassionato di teatro e si è cimentato in diversi tentativi. Intanto vive a Roma e insegna presso l’Istituto superiore di magistero. La sua famiglia ha un tracollo economico, che coincide con i primi sintomi della malattia mentale della moglie, dalla quale ha avuto tre figli. Inizia una serie di collaborazioni con quotidiani e riviste letterarie.
Pubblica diversi volumi di novelle e, nel 1904, il suo romanzo più famoso, Il fu Mattia Pascal, la storia di un uomo che scopre di essere stato ritenuto morto (per l’erronea identificazione di un cadavere) proprio quando ha appena realizzato una grossa vincita al gioco. Ritrovatosi ricco e libero, decide di non smentire la notizia della sua morte, ma di ‘rinascere’ sotto altro nome. Tuttavia, le troppe difficoltà lo inducono a far morire la sua seconda personalità e a riprendere la prima. Per scoprire, però, che il suo posto è ormai occupato, la moglie si è risposata, e a lui non resta altro che far visita alla propria tomba.
Del 1911 è il romanzo Suo marito; del 1913 I vecchi e i giovani; nel 1915 esce a puntate un romanzo ambientato nel mondo del cinema, Si gira… (ripubblicato nel 1925 con il titolo Quaderni di Serafino Gubbio operatore). Del 1926 è il romanzo Uno, nessuno e centomila.
È il teatro, però, a diffondere ovunque la fama di Pirandello: le sue commedie, ironiche, brillanti, imprevedibili, con un nocciolo passionale ben nascosto dallo sperimentalismo, turbano e affascinano il pubblico. Pirandello si serve, per costruirle, di componenti passionali e primitive – omicidi, violenze, stupri, incesti, adulteri, follia – però quasi mimetizzate, utilizzate per trame paradossali e basate sull’impossibilità di una verità oggettiva e sull’incapacità di distinguere la realtà dalla finzione.
Nel 1915 viene messa in scena Se non così (scritta molti anni prima, nel 1899), con protagonista Irma Gramatica. Ma la vera stagione teatrale si apre per lui a partire dal 1916, attraverso la collaborazione con il drammaturgo siciliano Nino Martoglio e con Angelo Musco, un grandissimo attore dialettale. Inizia una vasta produzione di opere teatrali in dialetto siciliano, che più avanti saranno riscritte in lingua italiana. Fra esse: La patente, Pensaci, Giacomino!, Il berretto a sonagli.
Per molto tempo i rapporti tra Pirandello e il teatro sono stati visti alla luce di una immagine creata da Pirandello stesso, quella di una scrittore ‘a tavolino’, che approda cinquantenne, da estraneo, alla scrittura teatrale, con immediata fortuna. Invece i suoi rapporti con il teatro sono stati più stretti e più difficili, appassionati fin dalla giovinezza, caratterizzati da combattività e grande competenza nelle questioni pratiche.
Dopo la collaborazione, intensa anche se talvolta burrascosa, con Musco e Martoglio, Pirandello lavora con il grande capocomico Virgilio Talli, con Emma Gramatica (interprete di Ma non è una cosa seria) e, soprattutto, con Ruggero Ruggeri, che porterà al successo alcuni dei suoi capolavori, tra cui Così è (se vi pare) e Il piacere dell’onestà.
Nel 1918 viene messa in scena, sempre con Ruggero Ruggeri, Il giuoco delle parti: è la storia di un uomo beffardo e amante del paradosso, che vive separato dalla moglie, ma tutte le sere (pur sapendo che lo tradisce con il suo migliore amico) va a trovarla per fare la sua ‘parte’ di marito. Per vendicarsi di una situazione insostenibile, la moglie lo spinge a un duello chiaramente suicida. Il marito accetta, ma, dopo aver fatto la sua ‘parte’ sfidando l’avversario, manda sul campo (e a sicura morte), servendosi di un cavillo del codice cavalleresco, l’amante della moglie.
Del 1919 è la più grottesca e contestata delle sue commedie, L’uomo, la bestia e la virtù, scritta per un ottimo attore comico, Antonio Gandusio. Nel 1922 va in scena a Milano l’Enrico IV, con Ruggeri come protagonista, con un successo memorabile. L’anno prima c’era stato il grande evento dei Sei personaggi in cerca d’autore.
Nel 1921 la compagnia Niccodemi (con Vera Vergani e Luigi Almirante) mette in scena, con un iniziale scandalo romano e un clamoroso successo milanese, la più importante opera teatrale di Pirandello, Sei personaggi in cerca d’autore. La trama bizzarra, lo spirito acre che impronta il dramma, l’ombra dell’incesto che lo colora, l’apparizione di ombre e fantasmi teatrali di fronte al pubblico, l’ambientazione stessa in un teatro vuoto e nudo fanno di quest’opera uno dei capolavori della storia del teatro.
Di fronte a una compagnia che sta provando il suo prossimo spettacolo si materializza, dal fondo della platea, una famiglia in lutto: un Padre; una Madre, velata di nero come una statua dell’Addolorata; una giovane; un giovanotto immusonito e due bambini, attoniti come statue di cera. Raccontano agli attori di essere personaggi che un autore ha inventato, ma di cui non ha voluto o potuto scrivere la storia, fatta di povertà, prostituzione, incesto, suicidio. La raccontano loro, interrompendosi a vicenda, proponendola da interpretare agli attori, nella cornice fantastica di un teatro vuoto. Riecheggiando la situazione teatrale del periodo, attori e personaggi si scontrano irreparabilmente, senza riuscire a trovare un accordo. Finché la famiglia scompare magicamente, così come, per la magia del teatro, era apparsa.
I Sei personaggi decretano il successo di Pirandello all’estero: vengono messi in scena nel 1922 a Londra e nel 1923 a Parigi, da Georges Pitoëff, in uno spettacolo celebre. Pirandello viene rappresentato in tutta Europa, in America, in Turchia, in Giappone.
Nel 1925, Pirandello fonda il Teatro d’arte di Roma, che vivrà tre anni. È il momento in cui più chiaramente appaiono l’interesse e le capacità di Pirandello come organizzatore. Dopo l’incontro con l’attrice Marta Abba, prima donna del Teatro d’arte, tutti i drammi di Pirandello avranno una protagonista femminile. Tra essi, L’amica delle mogli (1927), Questa sera si recita a soggetto (1930), Come tu mi vuoi (1930).
Nel 1924 Pirandello, nonostante il delitto Matteotti, aveva chiesto l’iscrizione al partito fascista (fascismo). Nel 1934, dopo essere stato nominato dal regime fascista Accademico d’Italia, assieme a Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del futurismo, viene insignito del premio Nobel per la Letteratura. Lo scrittore ha raccolto tutti i sui racconti sotto il titolo di Novelle per un anno e tutti i suoi drammi sotto il titolo complessivo di Maschere nude. La pubblicazione della raccolta definitiva dei testi teatrali (la terza nel corso della vita dell’autore) è iniziata nel 1933 e si è conclusa, postuma, nel 1938.
L’ultima opera teatrale di Pirandello, incompiuta, rappresentata nel 1937 (l’anno dopo la sua morte) è I giganti della montagna. I resti di una compagnia di attori, raccolti intorno allo loro prima attrice, Ilse, giungono alla villa dove abita un misterioso personaggio, metà mago e metà barbone. Si chiama Cotrone.
Egli cerca di trattenere gli attori presso di sé, ma loro non accettano: andranno a recitare in cima alla montagna, presso il popolo dei Giganti, ricchi, misteriosi, rozzi. Lì Ilse morirà, per il rissoso rifiuto del suo teatro da parte del pubblico.
Pirandello muore nel 1936. Il suo ultimo dramma, rimasto incompleto, assume la forza di un testamento spirituale sul conflitto tra le ragioni dell’arte e le ragioni della produttività e del potere.