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Russo, Luigi

di Raffaele Ruggiero - Enciclopedia machiavelliana (2014)
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Russo, Luigi

Raffaele Ruggiero

Critico e storico della letteratura italiana, nato a Delia, presso Caltanissetta, nel 1892 e morto a Marina di Pietrasanta nel 1961. Ha insegnato alla facoltà di Magistero di Firenze, alla facoltà di Lettere dell’Università di Pisa e presso la Scuola Normale; dopo la Liberazione fu rettore dell’ateneo pisano e direttore della Normale.

La prima menzione del lavoro russiano su M. ricorre in una lettera a Giovanni Gentile (→) del 4 agosto 1926 (Luigi Russo - Giovanni Gentile 1913-1943, a cura di R. Pertici, A. Resta, 1997, p. 131). Nel luglio 1927 appariva una rassegna machiavelliana nel «Leonardo», mentre il commento al Principe, accompagnato dai Prolegomeni a Machiavelli, uscì nel 1931, presso Le Monnier, insieme con l’Antologia machiavellica. Entrambi i volumi ebbero notevole successo editoriale, suscitando malumori negli ambienti fascisti e in quelli clericali e anticrociani (L. Russo, B. Croce, Carteggio 1912-1948, a cura di E. Cutinelli-Rendina, 1° vol., 2006, 2007, pp. 274-75), finché nel 1933 Francesco Ercole, ministro dell’Educazione nazionale, pose il veto all’adozione nelle scuole dell’antologia russiana. A soddisfare la censura bastarono tuttavia sfumature e minimi ritocchi, sì che l’antologia riprese a pubblicarsi e dal 1938 passò con il Principe presso le gentiliane edizioni Sansoni; dal 1946 ne continuò la diffusione con prefazione ampliata, ripristinate le note oggetto di censura.

Nell’Italia liberata, con dedica alla memoria di Nello Rosselli e Leone Ginzburg, appariva presso Tumminelli la raccolta dei saggi machiavelliani di Russo. In apertura, nei Prolegomeni del 1931 giganteggiano le figure contrapposte di M. e Girolamo Savonarola: «il frate trascina gli animi col suo pathos profetico, il laico vuole disciplinare le menti nella considerazione fredda e rigorosa della realtà effettuale» (Machiavelli, 1945, 1957, p. 13). Un’antitesi che aveva la sua matrice nelle lezioni machiavelliane di Francesco De Sanctis, e che Giosue Carducci aveva trasfigurato con rara efficacia immaginifica. Due poli, due momenti diversi nello sviluppo dello spirito: in questa dialettica M. rappresenterebbe, con formula burckhardtiana, «l’artista-eroe della politica pura»; «egli è sempre un creatore politico, e del creatore ha la logica estrema» (pp. 24-25). La contrapposizione avrebbe indotto R. a sminuire il valore del giudizio su Savonarola consegnato da M. alle più mature pagine dei Discorsi: «d’uno tanto uomo se ne debbe parlare con riverenzia» (I xi 25), limitandone la portata come «una frase di ambigua cerimonia» (p. 182). Negli anni della piena maturità R. riconobbe il limite di quei giudizi e soprattutto riconobbe il progresso che alla critica machiavelliana veniva impresso dall’indagine storica ed erudita: si pensi alla tarda amicizia con Roberto Ridolfi (→) e all’impegno per la laurea onoraria pisana di quest’ultimo.

La genesi del Machiavelli russiano ha radici crociane, ma risente dell’influenza di Gentile. Viene condotta da R. alle estreme conseguenze l’esaltazione in M. della tecnica politica pura: «la tecnica per la tecnica, si potrebbe dire, è l’insegna storica del suo pensiero e della sua azione [...]. L’interesse dello scrittore è sempre quello di cogliere cotesta tecnica pura» (pp. 27-28). Giunto a discutere di Principe xxvi, l’exhortatio testimonierebbe, secondo R., una «contraddizione piena di pathos», dove

involontariamente, è rivendicata l’ombra del Savonarola, dello schernito profeta disarmato: il Machiavelli, il politico della realtà effettuale, diventa anche lui profeta [...]. E il Machiavelli ci appare non solo profeta, ma profeta disarmato anche lui: perché con il suo sogno non concorrono le forze obiettive della storia, e la fortuna riproverebbe e riproverà il corso delle azioni da lui fantasticate, e l’altro Machiavelli, ironico, sorriderebbe del suo trasporto (Il Principe, 1931, p. 198).

Dopo quella «scoperta di Antonio Gramsci», al quale R. dedicò una commemorazione alla Normale nell’aprile 1947, la nuova edizione del Machiavelli nel 1949 aggiunge un capitolo per La critica machiavellica da Cuoco al Croce, dettato allorquando lo schieramento di R. accanto al fronte social-comunista sanciva il distacco da Benedetto Croce.

Una non comune originalità di giudizio segna le pagine russiane dedicate a M. narratore e uomo di teatro. La novella Belfagor fu particolarmente cara a R., che ne avrebbe mutuato il titolo per una rivista progettata fin dal 1939, nata dopo la Liberazione e destinata a sopravvivergli fino al 2012. Già nel 1938, R. individuava nel concilio infernale e nel discorso di Plutone il proprium machiavelliano della favola. Egli scriveva:

A me vuol parere che la novella di Belfagor non voglia tanto perseguire il mito polemico antiuxorio, quanto i miti della credulità del volgo. [...] Qui c’è ancora una volta il genio demoniaco dello scrittore, che con le sue speculazioni ha rovesciato i valori della formale vita morale e della politica concepita astrattamente per vecchie regole. E il capovolgimento e le confezioni di regni infernali e terrestri sono sempre sulla linea della generale ispirazione machiavellica (Machiavelli, 1945, 1957, pp. 158-59, 164).

Per il colloquio nella Mandragola fra Lucrezia e Timoteo, sviluppando un’intuizione crociana, R. commentava: «In questa pagina è precorsa la casistica che nel ’600 e ’700 doveva assumere carattere ufficiale. Machiavelli ne scrive il primo trattatello in questo discorso del suo frate» (Machiavelli, 1945, 1957, p. 116). Nel 2003 un’indagine di Carlo Ginzburg, apparsa in «Quaderni storici» (Machiavelli, l’eccezione e la regola. Linee di una ricerca in corso, 2003, 38, pp. 195-213), ha mostrato che la fonte di M. è appunto un trattato di casistica, le Quaestiones mercuriales super regulis iuris di Giovanni d’Andrea, presente nella biblioteca del giurista Bernardo Machiavelli.

Bibliografia: N. Machiavelli, Il Principe, prolegomeni e note critiche di L. Russo, Firenze 1931; Antologia machiavellica. Il Principe. Pagine dei Discorsi e delle Istorie, introduzione e note di L. Russo, Firenze 1931; Machiavelli, Roma 1945 (Bari 19493, 19574).

Per gli studi critici si vedano: Luigi Russo. Bibliografia 1912-2007, a cura di A. Resta, Pisa 2007; U. Carpi, Per il Machiavelli di Luigi Russo, «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa», classe di Lettere e Filosofia, s. V, 2012, 4/1, pp. 133-56. Si vedano inoltre: Luigi Russo-Giovanni Gentile 1913-1943, a cura di R. Pertici, A. Resta, Pisa 1997; L. Russo, B. Croce, Carteggio 1912-1948, a cura di E. Cutinelli-Rendina, 2 voll., Pisa 2006, 20072.

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