Vanvitelli, Luigi
L’architetto della Reggia di Caserta
Luigi Vanvitelli è noto soprattutto per l’imponente Reggia di Caserta, capolavoro dell’architettura settecentesca nel quale risaltano tutte le qualità dell’autore: composizione scenografica, creatività nelle opere idrauliche, sapiente progettazione del territorio. L’opera costituì il modello di riferimento di tutte le residenze reali europee dell’epoca
Luigi Vanvitelli (Luigi van Wittel) nacque a Napoli nel 1700, figlio di un famoso pittore olandese di vedute, Gaspard van Wittel, giunto in Italia nel 1675. Inizialmente Luigi era intenzionato a seguire la carriera pittorica del padre – da giovane lavorò a fianco del pittore Sebastiano Conca – ma il suo principale riferimento artistico si rivelò presto l’architetto e scenografo messinese Filippo Juvarra.
La svolta nella sua carriera di architetto, iniziata timidamente nel 1726, furono i concorsi romani per la facciata della basilica di S. Giovanni in Laterano e per la Fontana di Trevi, tenutisi nel 1732; pur non riuscendo a vincerli, i suoi progetti riscossero giudizi favorevoli, tanto da guadagnarsi il primo incarico importante, commissionato direttamente da papa Clemente XII: la sistemazione e l’ampliamento del porto di Ancona.
Nella sua carriera Vanvitelli affrontò diverse tipologie architettoniche, oscillando nel suo stile tra caratteri tardobarocchi (Barocco) ed elementi che guardano al classicismo cinquecentesco. Fu particolarmente esperto di ingegneria idraulica, come ebbe modo di dimostrare negli incarichi svolti per i porti di Ancona e di Fiumicino.
Anche nelle chiese da lui progettate viene in primo piano la fusione tra spunti classici ed elementi barocchi: nella chiesa del Gesù ad Ancona la facciata concava è preceduta da un pronao d’ingresso e collegata al livello della strada da due rampe simmetriche.
Fu anche restauratore ed esperto di strutture, come dimostrò nel consolidamento della cupola della basilica di S. Pietro (1742).
Nel 1751, mentre era impegnato nel restauro del loggiato bramantesco nel santuario di Loreto, Vanvitelli venne chiamato alla corte napoletana di Carlo di Borbone per il prestigioso incarico del progetto della Reggia di Caserta. Alla fine del lungo cantiere – ultimato nel 1775, due anni dopo la morte di Luigi – si era compiuto il complesso più grandioso dell’Europa del Settecento. La reggia e il parco retrostante avrebbero dovuto rappresentare il centro di una nuova città-capitale, in un interessante progetto urbanistico che però non fu mai realizzato. L’enorme edificio rettangolare è organizzato in quattro cortili simmetrici; sull’asse d’entrata è attraversato da una lunga galleria interrotta al centro da un vestibolo ottagonale, che smista gli accessi ai quattro cortili e introduce allo scalone monumentale, fulcro del palazzo.
L’asse della galleria sottolinea il rapporto con il territorio: sul lato d’entrata, infatti, il suo prolungamento coincide con il vialone che conduce a Napoli, sul lato del parco, invece, lungo lo stesso asse è disposta la cosiddetta via d’acqua, una successione di bacini su più livelli che culminano nella cascata. Questa, come le altre fontane del parco, è alimentata dall’Acquedotto Carolino, la maggiore opera d’ingegneria idraulica di Vanvitelli, lungo 38 km, che comprende il grandioso ponte della Valle di Maddaloni, a tre ordini di arcate sovrapposte, ispirato alle grandi opere idrauliche dei Romani. L’importanza della reggia risiede quindi non solo nella imponente architettura dell’edificio ma anche, e soprattutto, nella progettazione a livello territoriale e ingegneristico.
L’importante ruolo di Vanvitelli nell’architettura settecentesca non fu limitato alle opere realizzate, ma interessò anche l’insegnamento della professione. Presso il suo studio, prima a Roma e poi a Napoli, si formò una schiera di giovani architetti che intrapresero in seguito carriere autonome e prestigiose. La maggior parte di essi fu presente a Caserta, apprendendo direttamente sul cantiere insegnamenti artistici e tecnici.
Tra di loro spicca Giuseppe Piermarini, autore del Teatro alla Scala di Milano, che ricevette i primi incarichi milanesi proprio su suggerimento di Vanvitelli. Si ricordano poi Francesco Sabatini, che fu architetto di Carlo III a Madrid, e Antonio Rinaldi, attivo a Pietroburgo alla corte degli zar.