LUIGINO
Frazione dello scudo di Francia del valore di 5 soldi tornesi, che incontrò grandissimo favore in Levante dove era preferita a qualunque altra moneta (specialmente pregiata quella della zecca di Trevoux, di Anna Maria Luisa di Borbone principessa di Dombes, per la bellezza del conio e dell'effigie femminile). Perciò fu subito imitata e contraffatta con fino minore traendone larghi guadagni. In Italia fecero luigini di forme diverse e assai ingegnosi sia nelle figurazioni sia nelle leggende i principi Centurioni nella zecca di Campi, i Doria a Loano e Torriglia, i Malaspina a Fosdinovo e gli Spinola ad Arquata e Tassarolo. Ma oltre a questi contraffattori, anche altri principati crearono monete che, pure non potendosi giudicare vere contraffazioni, avevano grande analogia coi luigini. La repubblica di Genova ne emise di quattro tipi, che assunsero anche nomi diversi: ligurino per la personificazione della Liguria, gianuino per il Giano bifronte, giustino per la giustizia e sangiorgino per la figura di S. Giorgio. La repubblica di Lucca ne fece di quelli che hanno apparenza di vere contraffazioni, pure essendo di lega abbastanza buona. A questa categoria appartengono pure alcune monete dei granduchi di Toscana, dei principi di Monaco, del monastero lerinense e dei legati papali di Avignone.
Bibl.: Corpus Nummorum italicorum, II, tav. I, 15, 20, tav. XXXIX, 7-9, 14, tav. XLV, 15-16; III, tavole XV, 16-18, XVI, 2-3, XXI, 1-4, 6-11, XXIII, 2-5, 7-9, XXVIII, 4-9, XXIX, 3-7, 9; XI, tavv. I, 29-34, II, 5, 12, X, 13; E. Gnecchi, Tre luigini inediti di Campi, in Rivista italiana di numismatica, III, Milano 1890, pp. 533-542; id., Il tesoro di Andros, IV, ivi 1891, pp. 129-150; E. Martinori, La moneta, ecc., Roma 1915, s. v.