BERLANGA, Luis Garcia
Berlanga, Luis García (propr. Berlanga Martí, Luis García)
Regista cinematografico spagnolo, nato a Valencia il 12 giugno 1921. Rappresentante della nuova generazione di cineasti del secondo dopoguerra, inaugurò la commedia realista spagnola, mostrando un Paese diverso da quello raffigurato nei drammi storici nazionali, promossi dal regime franchista. Il suo cinema, dapprima influenzato dal Neorealismo di Cesare Zavattini e spesso soggetto alle restrizioni della censura, ha saputo trarre alimento, pur con alterni risultati, dalla tradizione letteraria del suo Paese, ritraendo con uno sguardo ironico, non privo di compassione, personaggi dai tratti picareschi, inevitabilmente perdenti in una solitaria lotta contro l'ordine sociale. Presidente dal 1975 della Filmoteca Española, ha ricevuto un solo premio internazionale al Festival di Cannes del 1953.Nato in una famiglia borghese di tradizione repubblicana, alla fine della guerra civile (1936-1939) partecipò, da volontario, al secondo conflitto mondiale, in una divisione spagnola impegnata a fianco dei tedeschi sul fronte russo. Tornato in patria, nel 1947 si iscrisse all'Instituto de Investigaciones y Experiencias Cinematográficas di Madrid, dove si sarebbe diplomato in regia nel 1949. Nel 1948 aveva realizzato il suo primo cortometraggio di finzione, Paseo sobre una guerra antigua, in collaborazione con Juan Antonio Bardem, con il quale diresse anche il suo primo lungometraggio, Esa pareja feliz (girato nel 1951 e uscito nel 1953), un ironico affresco sulla società spagnola, incentrato sulle disavventure di una giovane coppia di operai madrileni, che divenne subito il manifesto di una nuova generazione di intellettuali. Firmò la sua prima regia individuale l'anno seguente con Bienvenido Mister Marshall (Benvenuto, Mr. Marshall!), descrizione della vita di un piccolo paese castigliano che sogna invano l'arrivo degli aiuti americani; la commedia, ricca di spunti felici (come l'uso parodistico dei generi hollywoodiani attraverso cui si materializzano i desideri dei personaggi), suscitò scandalo al Festival di Cannes del 1953, dove comunque si aggiudicò il Prix international de la bonne humeur.I lavori successivi segnarono l'inizio dei contrasti con il potere politico ed ecclesiastico: in Novio a la vista (1953), viene presa di mira la consuetudine dei matrimoni combinati; in Calabuch (1956; Calabuig) uno scienziato americano si nasconde in un villaggio di pescatori per evitare che le sue conoscenze siano sfruttate per scopi militari; Los jueves, milagro (1957; Arrivederci, Dimas), film più volte riscritto su richiesta delle autorità ecclesiastiche, ma censurato prima dell'uscita, è una parodia sulla devozione religiosa attraverso le vicende di un villaggio spagnolo i cui abitanti, per attrarre il turismo, fingono di assistere a un miracolo.
Con Plácido (1961, candidato all'Oscar per il miglior film straniero) B. inaugurò una nuova fase del suo cinema, segnata dall'incontro con lo scrittore Rafael Azcona Fernández, che accentuò il suo naturale senso del grottesco. Dolorosa riflessione sulle condizioni del sottoproletariato urbano, il film racconta le disavventure di una famiglia che, dopo aver invitato un mendicante alla cena natalizia, deve poi disfarsi del suo cadavere, passando dalla carità a un impietoso cinismo. Girò quindi l'opera considerata il suo capolavoro, El verdugo (1963; La ballata del boia), storia di un impiegato di pompe funebri (Nino Manfredi) che, per ottenere un alloggio, è costretto a succedere al suocero nel mestiere di boia; sceneggiato anch'esso da Azcona, assieme a Ennio Flaiano, il film, sostenitore di posizioni contro la pena di morte, suscitò il deciso intervento del governo spagnolo per il ritiro dell'opera dalla Mostra del cinema di Venezia. Meno convincenti risultano i film realizzati tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta come La boutique (1967), Vivan los novios (1969) e Tamaño natural (1973; Life size ‒ Grandezza naturale). Dopo la morte di F. Franco (1975), B. ha affrontato in chiave satirica il passaggio dalla dittatura alla democrazia attraverso la storia di una famiglia monarchica in La escopeta nacional (1978), in Patrimonio nacional (1980) e in Nacional III (1982). Impregnati di umorismo valenciano, sono seguiti La vaquilla (1984), una commedia dai toni grotteschi, ma di-staccati, sulla guerra civile, Moros y cristianos (1987), sulle vicende di una famiglia di Madrid che fabbrica torrone, e Todos a la cárcel (1993), in cui lancia una sferzata tagliente contro la corruzione politica. París-Tombuctú (1999) è invece una commedia ironica e paradossale sulla vita sessuale degli spagnoli.
R. Fattorossi, C. Pappalardo, Berlanga, Milano 1985; C.F. Heredero, Las huellas del tiempo: cine español 1951-1961, Valencia 1993, passim; J.-C. Seguin, Histoire du cinéma espagnol, Paris 1994 (trad. it. Torino 1998, pp. 74-75, 119-38).