Lunezia
Lunèzia. – Nel 1946 il ministro Giuseppe Micheli, parmense, si era fatto portavoce delle istanze di tutti coloro che, fin dall’Ottocento (come Ubaldo Formentini o Carlo Sforza), chiedevano il riconoscimento di una ‘Grande Lunigiana’, comprendente il Levante ligure, la parte più settentrionale della Toscana e l’Emilia appenninica: avrebbe dovuto avere come nome proprio Appenninica oppure Emilia Lunense, e comprendere i territori provinciali di Parma, Modena, La Spezia, Reggio nell’Emilia, Piacenza e la parte apuana della provincia di Massa. Ma socialisti, comunisti (Nilde Iotti, reggiana) e repubblicani si schierarono apertamente contro la proposta: in particolare, non si considerava necessario dotare La Spezia di un retroterra regionale, né assegnare alle città emiliane uno sbocco al mare diverso da quello Adriatico. Nel 1999 i fautori della nuova regione proposero il neologismo Lunezia, anche per assonanza eufonica con Venezia. Nel 2002 un disegno di legge costituzionale (numero 1116) presentato da senatori del centrodestra, pur accennando alla proposta Emilia Lunense, si limitava a proporre la separazione tra Romagna ed Emilia, senza precisare quali territori dovessero rispettivamente farne parte. L’Associazione Regione Lunezia onlus ha proposto una sorta di ‘’ al posto di un unico capoluogo, lungo la direttrice Tirreno-Brennero: dovrebbero fare parte della neoregione le province di La Spezia, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Cremona, Mantova e la Garfagnana (già possedimento estense, dalle province di Lucca e Massa-Carrara), con notevoli differenze rispetto alla proposta del 1946, anche per l’esclusione del Modenese. Nel marzo 2010 il consigliere regionale parmense Roberto Corradi (Lega Nord) ha presentato una proposta di coordinamento tra queste province, per tutelare il turismo, la gastronomia e i beni culturali, che non ha ottenuto l’approvazione da parte della maggioranza in consiglio regionale.