LUSITANI e LUSITANIA
. I Lusitani furono uno dei popoli dell'antichità nella Penisola Iberica, reso illustre dalla lotta con Roma, soprattutto sotto Viriato, e che si considera come il nucleo etnico storico principale del Portogallo, e diede nome alla provincia romana della Lusitania (v. appresso). I Lusitani sono citati per la prima volta nel 218 a. C. (Livio). Il loro territorio è conosciuto specialmente per le notizie di Tolomeo.
Il territorio dove abitavano originariamente in Portogallo, secondo Strabone, è la regione fra i fiumi Tago e Duero. Confinavano coi Callaeci (a N.), coi Vettoni (ad E.) e coi Celtici a S. Nel 193 avevano cominciato l'espansione a S. del Tago. Tolomeo li dice stanziati dalla foce del Duero fino all'estuario del Tago e al promontorio Barbario (Espichel) e cita come loro le città di Verurium (Aveiro), Velladis (Avelães vicino ad Aveiro), Aritium (Alveja vicino ad Abrantes), Tacubis (Abrantes?), Selium (Seixo?), Elbocoris (nella Serra de Alcoba), Traducta (Condeixa a Velha presso Coimbra), Chretina (Cintra?), Talabriga (Souza), Arabriga (Alemquer), Olisipo (Lisbona), Scallabis (Santarem). Nell'interno non sono conosciute le città loro nella regione di Beira Alta ed è difficile precisare il limite fra i Lusitani e i Callaeci e i Vettoni. Tuttavia sono lusitane le città dell'Estremadura spagnola (provincia di Cáceres): Caurium (Coria), Rusticana (Galisteo), Turmogum (Garrovillas de Alconetar), Budua (Nuestra Señora de Botoa, presso il fiume Gévora affluente della Guadiana), Sallaecus (Corteso Aliseda?) Ammaea (Portalegre vicino a Marvão?), Narba Caesarina (Cáceres) e (valle della Guadiana nella provincia di Badajoz): Lavares (Talavera la Real), Liciniana (Santa Cruz del Puerto vicino a Mérida), Emerita Augusta (Mérida), Evandria (fra Campo Mayor ed Estremoz, vicino a Mérida), Geraea (vicino al fiume Gerona nel territorio di Mérida), Caecilia Metellina (Medellin). Non è troppo sicura, come s'è detto, la delimitazione del territorio lusitano verso il territorio dei Vettoni, ma sembra che questi ultimi si limitassero alla parte montagnosa del nord dell'Estremadura, dipendente dalla Sierra de Gata e Sierra de Gredos, lasciando ai Lusitani le ampie valli del Tago e della Guadiana. Nel sud della provincia di Badajoz, oltre la linea che dalle Sierras del Pedroso e di Hornacho va al Portogallo e anche nel Portogallo al sud dei monti che sono a mezzogiorno di Evora (Serra de Mendro, Serra de S. João, Serra de Montefurado), e della linea che segue fino alla rada di Setubal e alla Serra da Arrabida e al promontorio Espichel, si trovavano i Celtici. Alla foce del Tago e nel sud del Portogallo i limiti fra i Celtici e i Lusitani non erano chiaramente tracciabili e le città dei primi penetravano nel territorio lusitano. Così sono dei Celtici Cepiana (Cezimbra), Mirobriga (S. Thiago de Cacem), Catraleuco (Alvallade vicino a Beja), Turres Albae (fra Beja e Alcacer do Sal) mentre dei Lusitani sono Pax Iulia (Beja), Seria (Moura) e Salacia (Alcacer do Sal).
Questo territorio è il massimo che occuparono i Lusitani allargandosi a spese di altri popoli come i Vettoni nella Valle del Tago nell'Estremadura spagnola e i Celti (probabilmente quelli che son chiamati Cempsi nell'antico periplo dal sec. VI) nella valle della Guadiana e nel sud del Portogallo, i quali allo sbocco del Sado erano vicini ai Coni o Cineti, che un tempo arrivavano fino a Coimbra (Conimbriga) e che nell'epoca romana furono a loro volta ristretti alle coste dell'Algarve dopo che i Lusitani ebbero cacciato i Celti da gran parte della valle del Tago. Ricordi dei Celti che hanno preceduto i Lusitani nel territorio di costoro sono i nomi celtici di luogo che sopravvivono (Talabriga, Arabriga, Turmogum).
Pare che originariamente i Lusitani abitassero soltanto nella regione montuosa di Beira Alta, specialmente nella Serra da Estrella, che non fossero un popolo molto numeroso, e menassero vita da pastori. Il loro carattere etnico, diverso da quello dei Celti e più somigliante a quello degl'Iberi di Spagna, fu notato già dagli antichi. L'origine del popolo è ancora oscura; dall'identità del nome coi Lusoni appartenenti ai Celtiberi della Spagna centrale, si potrebbe credere che i Lusitani siano stati bande di Lusoni emigranti, sperdutisi per le vie che dalla valle del Duero portano alle montagne di Beira dove restarono per alcun tempo fino alla loro espansione vittoriosa contro i Celti, mercé la quale occuparono l'ampio territorio da loro posseduto negli ultimi tempi preromani. A. Schulten crede che soltanto verso il sec. III, a coronamento dell'iberizzazione della penisola i Lusitani entrarono nel Portogallo. Accettando un'ipotesi del Mendes Corrêa, cioè la correzione del nome pernix lucis del Periplo (che si suole correggere pernix ligus) in pernix lusis, se ne potrebbe dedurre che i L. si trovassero nell'interno del Portogallo nel sec. VI a. C. In questo caso sarebbero una tribù isolata nelle montagne per le invasioni celtiche e probabilmente la causa della migrazione dei Lusoni-Lusitani dalla Spagna centrale verso il Portogallo sarebbe la conquista celtica del territorio dei Lusoni all'inizio del sec. VI.
I Lusitani appaiono nella storia dapprima come mercenarî dei Cartaginesi. Cominciano a lottare contro Roma nel 193, tentando l'invasione dell'Andalusia; ricominciano nel 190, 186, 185 (questa volta in Carpetania), 181, alcune volte alleati ai Celtiberi. Nel 179 i Romani iniziano l'offensiva, e il pretore Postumio Albino consegue una vittoria, stabilendo una base di operazioni nel territorio dei Celtici e Coni. Nel 155-154 i Lusitani rinnovano l'invasione combinando il movimento con altri elementi celtiberi, e arrivano fino allo stretto di Gibilterra; nel 152 Mummio riesce a farli ritirare di nuovo in Portogallo e Galba ottiene con la diplomazia il loro disarmo; ma la perfidia di questo generale, che fece massacrare dopo la sottomissione numerosi Lusitani, provoca la ribellione, guidata da Viriato che fu re e generale dei Lusitani dal 147 al 139 e consegue brillantissimi successi, invadendo l'Andalusia e arrivando fino nella Spagna centrale alla provincia citeriore. Ucciso a tradimento Viriato per istigazione dei Romani, i Lusitani si rifugiano nelle montagne portoghesi facendo la guerriglia, fino a che Decimo Bruto Calleco non pervenne a pacificare e conquistare il territorio fino al Minho (136). I Lusitani, dopo ciò, fanno soltanto piccoli attacchi (vinti nel 114-113 da Mario). Si offrono a Sertorio che con essi riesce a cacciare Metello dal Tago e a farlo ripiegare sulla linea della Guadiana (80-76). Piccole guerriglie seguono anche nel 61 e nel 55-49 i Lusitani figurano come auxilia nelle truppe dei pompeiani; le ultime lotte furono quelle del 48 (Cassio legato di Cesare). Carissio, legato di Ottavio, fa Emerita (Mérida) capitale della Lusitania et Vettonia.
La regione dei Lusitani, da quando fu sottoposta al dominio romano, fu compresa nell'Hispania ulterior. Già Pompeo aveva peraltro avvertito la necessità di una divisione di questa, spartendone il comando fra due dei suoi legati, Petreio e Varrone: ma fu questo un provvedimento temporaneo e di carattere non ufficiale. La divisione s'impose ad Augusto, dopo la conquista dell'estrema regione occidentale della penisola, e non solo per l'estensione così raggiunta dalla provincia, ma altresì per le diverse condizioni delle varie sue parti. Della zona sud-orientale dell'Hispania ulterior Augusto fece la Betica, della parte occidentale la Lusitania. Quando tale partizione sia avvenuta non sappiamo con precisione: ché l'anno 27 a. C., indicato da Dione Cassio, par certo debba escludersi. Con ogni probabilità la sistemazione delle provincie spagnole, certamente opera di Augusto, fu compiuta da questi dopo la fine della guerra cantabrica, fra il 25 e il 20 a. C.
La provincia ebbe dapprima un'estensione molto vasta: ché comprese, oltre al paese dei Lusitani, anche quelli dei Vettoni, e degli Asturi e Callaeci a settentrione. Ma presto (forse fra il 7 e il 2 a. C.) quest'ultimo le fu tolto e riunito all'Hispania citerior o Tarraconensis, onde la Lusitania rimase costituita della Lusitania vera e propria e della Vettonia. La quale era considerata quasi come un territorio aggregato, ma autonomo, della provincia stessa, il cui nome ufficiale completo era Lusitania et Vettonia. Così ridotta dell'Asturia e Callaecia, la Lusitania acquistò i confini che poi le rimasero per tutto l'impero; essi erano segnati a settentrione dal Duero, a oriente da una linea non bene precisata che, passando a oriente di Salmantica (Salamanca), di Caesarobriga (Talavera de la Reina) sul Tago, e di Augustobriga (Talavera la Vieja) e tagliando i monti Carpetani, raggiungeva il corso dell'Anas (Guadiana): solo nell'ultima parte, presso la foce, l'Anas segnava con precisione il limite fra la Lusitania e la Betica: più a monte il confine si teneva a oriente di esso, lungo una linea anche qui non segnata da alcun elemento naturale. A mezzogiorno e a ponente era l'Oceano: la Lusitania costituiva pertanto la provincia più occidentale dell'impero. La sua capitale fu a Emerita (Mérida). L'ancora imperfetta romanizzazione del territorio, e la non completa sicurezza da parte delle popolazioni sottomesse consigliarono Augusto a tenere la provincia fra quelle di suo diretto governo, e tale rimase per tutto l'impero: il governatore fu sempre un legato di rango pretorio; pochi sono i governatori che conosciamo: fra essi si può ricordare quello che fu poi l'imperatore Ottone.
Il governatore aveva alle sue dipendenze un solo legato, cui forse doveva spettare soprattutto l'amministrazione della giustizia: per questo la Lusitania era divisa in tre conventus, i cui capoluoghi erano Emerita, Pax Iulia (Beja) e Scallabis (Santarem). Nessun ricordo abbiamo invece di una divisione in diocesi: la Vettonia, come si è detto, costituiva un distretto autonomo e tale autonomia si rifletteva particolarmente nell'amministrazione finanziaria e nel reclutamento. Per la prima tutta la provincia era amministrata da un procurator, che aveva alle sue dipendenze, per la Lusitania propriamente detta, un sub-procurator; quanto al reclutamento sappiamo che i Lusitani, oltre a fornire contingenti alle truppe legionarie e urbane, costituirono dapprima otto coorti ausiliarie, i Vettoni almeno un'ala di cavalleria. Nella provincia tuttavia non ebbe stanza alcun esercito regolare, se non subito al momento della sua costituzione: staccate da essa l'Asturia e Calaecia, non rimasero in essa forse che una vexillatio della VII legione Gemina, a Emerita, e qualche coorte ausiliaria.
Invero di guerre o di ribellioni dei Lusitani durante l'impero non si ha ricordo: dal fatto che alla morte di Tiberio il governatore della provincia credette opportuno far rinnovare dalle popolazioni il giuramento di fedeltà all'imperatore (Corp. Inscr. Lat., II, 172), si potrebbe dedurre che tale fedeltà fosse allora ancora alquanto dubbia: ma non lo si può arguire con sicurezza. Quel che è certo è che la romanizzazione della provincia, ancora all'inizio al momento della sua costituzione, procedette anche dopo lentamente, e non fu mai così profonda come nelle altre regioni della Spagna.
Ne è prova innanzi tutto l'ordinamento municipale: al momento della sua costituzione la provincia comprendeva cinque colonie romane, tutte di carattere militare: Metellinum (Medellín), stabilita da Cecilio Metello durante la campagna contro Sertorio, Norba Caesarina (Cáceres), colonia di Cesare, Scallabis, detta anche Praesidium Iulium, Pax Iulia e Emerita; quattro municipî, uno solo dei quali, Olisipo (Lisbona), di diritto romano, gli altri di diritto latino, e trentasei civitates stipendiariae, che da Vespasiano ebbero, al pari di tutte le città della penisola iberica, il diritto latino. Le colonie e i municipî erano tutti nel territorio dove predominavano gli elementi celtici, o gli altri elementi etnici anteriori alla grande espansione dei Lusitani. I popoli che non avevano ordinamento comunale, vivevano ancora secondo il sistema indigeno, fondato sull'ordinamento gentilizio, della cui sopravvivenza nel periodo imperiale abbiamo ricordo nelle iscrizioni. Le quali ci testimoniano d'altro lato la persistenza assai larga e diffusa, dei culti indigeni accanto ai culti romani: fra questi occorre ricordare il culto imperiale, di cui ci è prova l'esistenza del flaminato divi Augusti provinciae Lusitaniae, il quale si collegava naturalmente con l'assemblea provinciale, della quale tuttavia non abbiamo alcuna memoria epigrafica. In altro campo, le tracce di vita di età imperiale nei castros portoghesi ci dicono che essi, fondati dai popoli iberici, continuavano anche in questa età ad essere abitati.
D'altronde agli effetti della romanizzazione occorre tener presente anche la natura delle diverse parti della provincia: nelle regioni piane, lungo il corso dei grandi fiumi, presso le coste dell'Atlantico, dove il terreno era fertile e poteva dar campo a un intenso sviluppo agricolo, il progresso della vita civile fu più rapido e più profondo; esso fu necessariamente più lento nelle regioni montagnose. Le quali tuttavia offrivano una delle più notevoli, anzi forse la maggiore fonte di risorse della provincia: le miniere. Nella Lusitania si cavavano argento, bronzo e anche oro: dalla Lusitania proviene uno dei documenti più interessanti riguardanti l'ordinamento delle miniere e il diritto minerario romano: la lex metalli vipascensis (Corp. Inscr. Lat., II, 5181). Oltre ai metalli la provincia dava, come si è già accennato, prodotti agricoli; lungo le coste molto frequenti erano gli stabilimenti per la salatura del pesce.
Con la riforma dioclezianea la provincia non mutò né di confini né di governo: il governatore fu prima un praeses, poi un consularis alla dipendenza del vicario della dioecesis Hispaniarum.
Bibl.: P. Bosch Gimpera, Etnologia de la peninsula ibérica, Barcellona 1932; id., Los Celtas en Portugal y sus caminos, in Homenagem a Martin Sarmento, Guimarães 1933; A. Schulten, s. v. Lusitania, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIII, col. 1867 segg.; id., Numantia, I, Monaco 1915; id., Viriatus, in Ilbergs Jahrbücher 1917; Mendes Corrêa, Os povos primitivos da Lusitania, Oporto 1924; Wallrafsen, Einrichtung der römischen Provinz Lusitania, Bonn 1910; Leite da Vasconcellos, Religiões da Lusitania, II, Lisbona 1905; M. Mesquita de Figueiredo, Les monuments romains du Portugal, in Revue Arch., XXI (1913); M. Marchetti, s. v. Hispania, in E. De Ruggiero, Dizion. epigrafico, con la bibl. preced.; E. Albertini, Les divisions adm. de l'Espagne romaine, Parigi 1923, passim; Corpus Inscr. Lat., II, suppl., p. LXXXIV segg.; per i monumenti: F. Pellati, I monumenti romani del Portogallo, in Historia, V (1931), p. 196 segg.