MELLONI, Macedonio
Fisico, nato a Parma l'11 aprile 1798, morto a Portici (Napoli) il 12 agosto 1854. Studiò a Parma e quindi si recò a Parigi ove, oltre che affinare e completare la propria cultura scientifica, ebbe modo d'imbeversi delle teorie liberali. Nel 1824 tornò a Parma, dove fu nominato professore sostituto onorario di fisica teorico-pratica, e nel 1827 divenne titolare di tal cattedra. Ma le sue concezioni politiche fecero sì che nei moti del 1831 fosse portato in trionfo dagli studenti insorti contro il governo ducale; perciò durante la reazione il M. si vide costretto a fuggire, inseguito da una condanna del governo parmense. Riprese la sua attività scientifica in Francia. Fu a Ginevra, dove era legato da viva amicizia col de la Rive, e a Parigi in stretta relazione con l'Arago, e ebbe anche un incarico nell'università di Montpellier. Ebbe quindi, per i buoni uffici dell'Arago e del Humboldt la direzione del Conservatorio d'arti e mestieri di Napoli; ma si dovette impegnare a non occuparsi di politica. Successivamente fondò, e ne ebbe la direzione (1847), l'Osservatorio vesuviano. Nel 1849, sospettato di essere in relazione con i liberali, dovette lasciare gli incarichi ricoperti e si ritirò in una sua villa a Portici.
La maggior parte della sua attività scientifica fu dedicata allo studio dell'energia raggiante. Cominciò con il riprendere in esame i risultati sino a quell'epoca noti, confermando molti fatti ancora incerti, e quindi si occupò di stabilire le proprietà dei raggi calorifici studiandoli con i mezzi abituali all'ottica. Provò così la rifrazione dei raggi calorifici, la polarizzazione, ecc., arrivando a stabilire identità di natura tra le varie radiazioni (1842), introducendo così per primo il fertilissimo concetto dell'identità tra le forme di energia luminosa e calorifica. Studiò l'assorbimento dei raggi calorifici da parte dei vari corpi, ossia la diatermanità (parola da lui introdotta) delle varie sostanze, e giunse così a scoprire lo spettro calorifico delle varie specie di emissioni calorifiche. Studiò l'energia raggiȧnte nella libera atmosfera giungendo a riconoscere la trasparenza dell'aria secca rispetto a quella umida, studiò la luce solare e quella lunare dal punto di vista termico, ecc. Tutti questi studî apparvero in varie memorie, pubblicate per la maggior parte in Annales de Chimie et Physique, e furono riuniti nella classica opera La Thermochrose ou la coloration caloriphique (Napoli 1850). A lui si deve la classica disposizione nota appunto sotto il nome di "banco di Melloni", nella quale organo rivelatore essenziale era il termomoltiplicatore del Nobili, alquanto modificato; a lui si deve pure un elettroscopio particolarmente sensibile. A lui si debbono, pure, alcuni studî sull'induzione magnetica e importanti ricerche meteorologiche e geofisiche, sulla rugiada, sugl'igrometri, sull'irraggiamento del suolo, sull'origine dei venti in relazione con la situazione barica e infine sulle proprietà magnetiche delle rocce.