MADRID
(arabo Majrīṭ)
Città capitale della Spagna e capoluogo della provincia omonima, nella regione della Castiglia Nuova, M. sorge sulla meseta alle pendici meridionali della Sierra de Guadarrama ed è attraversata dal fiume Manzanares.La fortezza araba di Majrīṭ fu conquistata prima nel 931 dal re leonese Ramiro II (931-951) e poi, nel 1083, da Alfonso VI (1072-1109). Recenti indagini hanno rilevato l'importanza del sito sia in età musulmana sia in età cristiana, dal 1085-1095; agli inizi del sec. 12° M. ottenne i diritti di città.Nulla rimane del nucleo medievale e l'attuale assetto di M. è il risultato delle trasformazioni urbanistiche attuate tra la fine del sec. 19° e i primi decenni del successivo.
Si distinguono per quantità e qualità di pezzi medievali il Mus. Arqueológico Nac., l'Inst. de Valencia de Don Juan e, in misura minore, il Mus. Lázaro Galdiano. Il Mus. del Prado possiede una notevole raccolta di pittura gotica spagnola e di primitivi fiamminghi e il Mus. Thyssen Bornemisza conserva, oltre a dipinti spagnoli, opere italiane, tedesche e olandesi.Il Mus. Arqueológico Nac., creato per regio decreto nel 1867 e inaugurato nel 1895, accoglie al suo interno il Departamento de Antigüedades Medievales con fondi di varia natura, dall'epoca altomedievale alla fine del periodo gotico. Esso annovera una moltitudine di oggetti di straordinaria qualità e costituisce un magnifico compendio dell'arte medievale spagnola. Vi sono esposte alcune corone del tesoro visigoto di Guarrazar (Toledo), probabilmente donazioni regie alla Chiesa di Toledo. Una parte di questo tesoro - la corona dell'abate Teodosio e la croce del vescovo Lucecio - si conserva nella Real Armeria del Palacio Real, mentre la corona di Suíntila venne rubata nel 1921. Lo stile rivela l'impronta di Bisanzio, in particolar modo evidente nella croce pettorale pendente dalla corona del re visigoto Recesvindo (m. nel 672). Sono conservati anche i resti del tesoro di Torredonjimeno (Jaén), mentre da una sepoltura di Turuñuelo (Badajoz) proviene un fermaglio d'oro con l'Adorazione dei Magi. Ai citati tesori si devono aggiungere resti architettonici, una grande quantità di oggetti liturgici (croci, patene, brocchette), corredi, fermagli per cintura e fibule di varie forme ed epoche, soprattutto del 6° e 7° secolo.La ceramica invetriata califfale, comunemente denominata verde e manganese, costituisce una magnifica collezione, insieme a resti di soffitti lignei e a lastre marmoree provenienti da palazzi e moschee.Da Madīnat al-Zahrā᾽, presso Córdova, proviene un getto di fontana in bronzo, a forma di cervo, in cui l'acqua entrava dal ventre e usciva dalla bocca, suggerendo l'immagine di un acquamanile a getto continuo.Molti oggetti suntuari dell'Andalus provengono da chiese cristiane, come la scatola cilindrica di Zamora, opera in avorio, parte del tesoro della cattedrale, formata da un cilindro di dente di elefante intagliato e da una calotta semisferica, uniti da una cerniera con chiusura d'argento. La decorazione con quadrupedi, uccelli affrontati tra rami e atauriques, è riferibile al momento di massimo splendore del califfato; l'iscrizione che corre nella parte superiore indica che l'opera fu eseguita per la madre del califfo ῾Abd al-Raḥmān III nel 946.Al periodo dei regni di Taifas appartengono sia il cofanetto di Cuenca (1049), proveniente dalla cattedrale di Palencia, costituito da un'anima lignea rivestita da lastre d'avorio con una decorazione a smalto, sia il piatto di ceramica decorato a cuerda seca, rinvenuto ad Alcalá la Vieja (Madrid), attribuibile forse a una bottega toledana. Proviene probabilmente da Toledo anche un astrolabio piano datato al 1067, uno dei più antichi di questo tipo, opera del matematico Ibn-al-Sahlī. Della splendida costruzione dell'Aljafería di Saragozza restano alcuni brani architettonici: un arco, stucchi e capitelli di alabastro.È esposta nel museo una grande quantità di oggetti in metallo (per es. lucerne, secchielli, ditali, coltelli, una lipsanoteca), ma il pezzo più prezioso è senza dubbio la lampada nasride del 1305 in bronzo traforato, dedicata a Muḥammad III (1302-1309) e destinata alla moschea dell'Alhambra di Granada. Fanno parte della raccolta anche gioielli nasridi, tra i quali i due tesori stilisticamente affini provenienti da Mondéjar (Granada) e da Bentarique (Almería), che comprendono undici collane, di cui due in oro, una coppia di braccialetti del medesimo metallo e due d'argento, un paio di pendenti e un anello d'oro con la parola al-῾aẓīmat ('la fama').Oltre a piatti e albarelli in ceramica a lustro metallico dorato, prodotti a Malaga, il museo conserva due vasi ornamentali c.d. Alhambra - uno dorato su fondo bianco (sec. 14°), proveniente dalla certosa di Jerez de la Frontera (Cádiz), e l'altro (sec. 15°) acquistato a Hornos (Jaén) - e un grande azulejo (sec. 15°), proveniente dalla prov. di Jaén, simile a quello detto Fortuny, conservato anch'esso in città (Inst. de Valencia de Don Juan).Le antichità cristiane (secc. 8°-15°) appartengono all'arte asturiana, mozarabica, romanica, gotica e mudéjar. La serie degli avori non è ampia per quantità, ma magnifica per qualità, e proviene da due insigni botteghe influenzate dallo stile dell'Andalus. Da San Millán de la Cogolla presso Logroño derivano alcune opere fra le quali due mozarabiche del sec. 10° - un altare portatile e un braccio di croce, parte di un più ampio complesso di cui si conservano altri due bracci a Parigi (Louvre) - e due lastre di stile ispano-linguadocano del 1100 ca., originariamente parte dell'altare romanico dedicato a s. Felice. Dalla basilica di San Isidro di León provengono due splendidi avori dovuti al mecenatismo di Ferdinando I (1035-1065), re di Castiglia, e della moglie Sancia, databili ante 1063, anno della traslazione da Siviglia delle reliquie di s. Isidoro e della dedicazione dell'edificio: il c.d. cofanetto-reliquiario delle Beatitudini e una croce eburnea. Quest'ultima, la cui iconografia fa riferimento al percorso della salvazione dalla caduta di Adamo fino alla fine dei tempi, è caratterizzata nella parte anteriore dal Crocifisso, esemplare precoce della scultura in avorio di epoca romanica in Spagna; si apprezzano nello stile influenze bizantine e contatti con l'Europa settentrionale. Il cofanetto-reliquiario delle Beatitudini, decorato in argento, presenta sulle lastre d'avorio, sovrapposte a un'anima lignea, la raffigurazione ripetuta di un angelo e di un santo; nella cornice degli archi un'iscrizione permette di riconoscere ciascuna delle beatitudini, derivazione dalla liturgia mozarabica, come è attestato anche nell'antifonario di León (Arch. della cattedrale).La scultura romanica è rappresentata nel museo con opere di notevole importanza, provenienti dalle regioni del León e della Galizia. Dal monastero di San Benito di Sahagún provengono il coperchio del perduto sarcofago di Alfonso, figlio (m. nel 1093) del conte Pedro Ansúrez, il rilievo della Madonna con il Bambino sul 'trono di Salomone' e il capitello delle sirene. Dall'antico coro della cattedrale di Santiago de Compostela derivano due superbe sculture che rappresentano un profeta e un apostolo, mentre dal monastero di San Pelayo de Antealtares provengono due statue-colonna che, insieme ad altre (una perduta, l'altra a Cambridge, MA, Harvard Univ. Art Mus., Fogg Art Mus.), sostenevano un altare. Tra le sculture in legno si ricorda la Vergine in trono, reliquiario di scuola alverniate. Sono esposti inoltre due fonti battesimali del medesimo stile: uno asturiano del 1114, da San Pedro di Villanueva presso Cangas de Onís; l'altro, proveniente da Mazariegos (Burgos), nel cuore della Castiglia, scolpito da un maestro Petrus.Il museo espone anche magnifici esempi di smalti di Limoges e di Silos in Castiglia: due gémellions del primo terzo del sec. 13° si qualificano come opere di alta qualità prodotte a Limoges, dalle cui botteghe derivano anche due cofanetti per reliquie; da Silos proviene una cassa lignea con smalti di magnifica esecuzione.Si collocano a cavallo tra Romanico e Gotico sei capitelli del monastero premostratense di Santa María la Real di Aguilar de Campóo (Palencia), dal cui chiostro romanico provengono alcuni capitelli con decorazione vegetale e altri con scene evangeliche.È da inquadrare nel Romanico anche il magnifico codice con i Commentari all'Apocalisse di Beato di Liébana (Mus. Arqueológico Nac., 2), proveniente molto probabilmente dal monastero di San Pedro de Cardeña presso Burgos.La scultura gotica è presente nel museo con più di trecento pezzi fra i quali: statue della Vergine e di S. Giovanni, provenienti da gruppi del Calvario, della Madonna con il Bambino, di santi; rilievi, come la formella del distrutto arredo presbiteriale di Giovanni di Balduccio per Orsanmichele di Firenze; alcuni alabastri inglesi importati, provenienti dalle aree costiere di Cartagena (Murcia) e di Mondoñedo in Galizia; parti di sculture funerarie, come sarcofagi e resti del pantheon reale del monastero di Santa María de Poblet, con una figura frammentaria di Jaume Cascalls; lapidi, fra cui emerge quella di ottone inciso, indubitabile importazione da Bruges, del mercante Martín Fernández de las Cortinas, proveniente dalla chiesa di Santa María di Castro Urdiales nei dintorni di Bilbao; elementi di decorazione architettonica; infine, opere in legno, come un'arca francese con stemmi della Corona di Francia e arche spagnole risalenti alla seconda metà del 15° secolo.Gli avori sono rappresentati essenzialmente da opere francesi - come la placchetta con il Giudizio finale e la Risurrezione, parte probabilmente di un dittico dell'atelier parigino detto del Cristo giudice -, da un dittico con Storie della Passione, appartenente allo stesso gruppo, forse renano, del trittico della Vergine in gloria di Berlino (Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz) e del dittico della cattedrale di Oviedo, e da due opere del momento più splendido della bottega degli Embriachi: una cassa nuziale con la Storia di Giasone e Medea e un trittico simile a quello conservato a Baltimora (Walters Art Gall.).Il baculo di argento dorato con smalti (1340-1350), appartenuto a Pedro Martínez de Luna, l'antipapa Benedetto XIII (1394-1417), è l'opera medievale più importante del museo dal punto di vista storico. Un calice con marca di Strasburgo, decorato con un programma iconografico allusivo alla salvazione, rivela caratteri propri della seconda metà del sec. 14°: coppa molto aperta e liscia, fusto esagonale con archetti a traforo, fondo con smalti policromi. Si conservano anche due superbe croci processionali di argento dorato, una con marca di Morella (Castellón), del 1400 ca., e un'altra di Burgos, del 1400-1425. Sono esposte nel museo anche due sculture di giaietto: un S. Giacomo pellegrino, di ridotte dimensioni ma di straordinaria espressività, e una Vergine della Pietà, denominata Nuestra Señora di Finisterre.L'arte della lavorazione del metallo è ben rappresentata nel museo dalla magnifica serie di oggetti di origine catalana, più di duecento, e soprattutto dalla spada (sec. 15°) con pomo quasi sferico e iscrizione in caratteri gotici.La sezione dedicata alla pittura gotica annovera numerose tavole provenienti da diverse parti del territorio spagnolo: il trittico di Jaume Cabrera, attivo a Barcellona tra il 1394 e il 1432, proviene dalla Catalogna; il retablo dei Ss. Nicasio e Sebastiano, datato 1402, apparteneva alla cappella funeraria degli Eulates a San Miguel a Estella in Navarra, i cui committenti furono Martín Pérez e Toda Sánchez; il retablo di S. Martino, proveniente da Nueno (Huesca), fu eseguito da Pedro de Zuera (1430-1468) e da Juan de la Abadía il Giovane (1498-1509 ca.). La pittura castigliana comprende opere provenienti da Burgos, come alcune tavole del Maestro di San Nicolás, e soprattutto dal convento di Santa Clara di Palencia, in particolare la Vergine della Misericordia e la Messa di s. Gregorio, anonime ancorché ascritte a vari pittori della fine del sec. 15°, che possono essere annoverate tra le più belle prodotte in Castiglia.Lo stile mudéjar è ampiamente rappresentato da lavori in stucco, in legno, in ceramica e soprattutto dai tessuti. Tra i primi merita di essere segnalato un arco proveniente dal palazzo dei Re di León. Tra le opere lignee, conservate nel museo si segnalano: quattro stalli provenienti dal monastero di Santa María di Gradefes (León) e da quello di Santa Clara di Astudillo (Palencia); alcune porte, come quella della chiesa di San Pedro di Daroca (Zaragoza) e le due dalla cattedrale e dall'archivio cattedralizio di Jaén; un armadio proveniente dal convento di Santa Ursula di Toledo, fra i pochissimi conservati. È notevole infine l'intarsio geometrico del prezioso soffitto ottagonale, del tipo a cupola ataujerado, proveniente dal palazzo della famiglia Cárdenas a Torrijos (Toledo).Riguardo ai pezzi ceramici, la collezione è composta da alcuni oggetti in ceramica invetriata di Paterna (Valencia) in verde e manganese, tipologia che raggiunse il suo massimo splendore nella prima metà del sec. 14°, e da un insieme di esemplari, anche se non così spettacolare come quello dell'Inst. de Valencia de Don Juan, del tipo di ceramica di Manises (Valencia) a lustro metallico dorato, usata dalle corti reali, dai nobili e dall'alto clero nei primi tre quarti del 15° secolo.Tra gli splendidi tessuti va menzionato il mantello, recentemente restaurato, di Filippo, fratello del re di Castiglia e di León Alfonso X il Saggio (1252-1284), riportato alla luce nel secolo scorso dal sepolcro di Villalcázar de Sirga (Palencia), in cui l'infante era sepolto, come attestano gli stemmi, con la moglie Ines, della famiglia Téllez Girón.Il museo acquisì in tempi diversi dagli eredi di Julio Martínez Santa Olalla la splendida collezione di antichità islamiche che oggi espone; si tratta per la maggior parte di pezzi orientali, fra cui emerge un nutrito gruppo di oggetti ceramici persiani, stucchi, metalli. Il museo annovera inoltre la più importante collezione di monete della Spagna, oltre a medaglie, matrici di sigilli, tessere, ponderales. La monetazione spagnola medievale comprende quella araba e quella cristiana: la prima è attestata da più di tremila esemplari di moneta califfale e ca. seimila almohadi, la seconda comprende pezzi provenienti dall'Aragona, dalla Catalogna, dalla regione di Valencia, dalle isole Baleari e dalla Navarra. Sono notevoli alcuni esemplari come i venti maravedi d'oro di Alfonso XI il Giustiziere (1311-1350) e numerose monete dell'epoca dei Re Cattolici.La Colección de la Real Acad. Historia, creata da Filippo V nel 1738, fu collocata in un primo tempo nella Bibl. del Palacio Real, finché nel 1871 fu trasferita nella sede attuale. Tra le non molte opere medievali che vi si conservano si possono citare l'almaizar o velo califfale, di lino finissimo, con piccole figure di bevitori, quadrupedi e uccelli, e con un'iscrizione cufica che acclama il califfo Hishām II - rinvenuto in una chiesa di San Esteban de Gormaz (Soria), è stato datato intorno all'anno Mille -, e lo stipo-reliquiario proveniente dal monastero di Piedra presso Saragozza, che fu realizzato nel 1390 su commissione dell'abate Ponce, come attesta un'iscrizione; esso presenta una finissima lavorazione mudéjar in legni intarsiati, con una bella cornice a muqarnas, e sulla parte esterna degli sportelli mostra sei scene dell'Infanzia di Cristo e sei episodi della Passione, di chiara ascendenza senese.Il Mus. del Prado possiede opere medievali, soprattutto dipinti, acquisite in epoche relativamente recenti, tra le quali, insieme agli affreschi del Panteón de los Reyes di San Isidro di León, due complessi pittorici murali, in rapporto tra loro, fra i più importanti del Romanico castigliano-leonese, provenienti uno dalla piccola cappella di Santa Cruz di Maderuelo (Segovia) e l'altro da San Baudelio de Berlanga (Soria), con legami stilistici con le pitture catalane di Santa Maria di Taüll (Lérida). La decorazione pittorica che rivestiva il coro della cappella di Maderuelo si atteneva a un programma iconografico molto diffuso in età romanica: nella volta il Pantocratore nella mandorla e ai lati i simboli degli evangelisti, serafini e la Vergine. Sulla terminazione del coro sono affrescati una grande croce con l'Agnello mistico, le offerte di Caino e Abele e alcuni episodi evangelici, mentre sulla parete di separazione del santuario dalla navata la Creazione di Adamo ed Eva e il Peccato originale, l'episodio di più alta qualità dell'intero complesso. Le pitture di San Baudelio conservate nel museo (in deposito indefinito del Metropolitan Mus. of Art di New York) si limitano a una scena di caccia, con un cavaliere armato di lancia che insieme a una muta di cani insegue alcuni cerbiatti, un altro cacciatore con falcone e un arciere.La pittura gotica è rappresentata da numerosi retabli e tavole, fra i quali il retablo di S. Cristoforo, appartenente allo stile gotico lineare; ricca è anche la collezione dei primitivi fiamminghi del sec. 15°; limitata risulta al contrario la serie di opere di scultura gotica in legno e in pietra, alcune delle quali particolarmente rilevanti, come la Vergine dell'Annunciazione, di stile ispano-fiammingo.Il Mus. Thyssen Bornemisza è ospitato nel palazzo di Villahermosa, uno dei più nobili di M., già sede di un museo che, unito nel 1984 al Mus. del Prado, ha acquistato solo recentemente questa intitolazione. Le opere medievali occupano un posto non disprezzabile nella sua collezione pittorica: primitivi italiani dei secc. 13° e 14°, tra cui il Maestro della Maddalena, Duccio di Buoninsegna, Ugolino di Nerio, Bernardo Daddi, Taddeo Gaddi, Pietro da Rimini, Vitale da Bologna, Bartolomeo Bulgarini, Luca di Tommè, Niccolò di Tommaso, Agnolo Gaddi, Lorenzo Veneziano, primitivi tedeschi dei secc. 14° e 15°, primitivi olandesi e pittori spagnoli del 15° secolo.Tra le opere dei primitivi tedeschi si possono citare per il sec. 14° il trittico dell'Annunciazione, opera di un anonimo attivo a Colonia (ca. 1330-1340), un'altra Annunciazione e un trittico con il Santo Volto, di cui fu autore maestro Bertran; nel sec. 15° si collocano le otto tavole allusive agli evangelisti dipinte da Gabriel Mälesskircher (m. nel 1495), parte di uno dei polittici d'altare del convento di Tegernsee nei dintorni di Monaco di Baviera. La pittura gotica spagnola è documentata solamente dalle opere di Juan Mates, attivo tra il 1392 e il 1431, di Jaime Huguet, operante tra il 1448 e il 1487, e di Juan de Flandes, pittore di Isabella la Cattolica (1451-1504), regina di Castiglia.Il Mus. Nac. de Artes Decorativas, creato nel 1912, conserva di epoca medievale alcuni vetri visigoti, una magnifica opera gotica in alabastro, due porte mudéjares con decorazione a intreccio e un magnifico soffitto degli inizi del 15° secolo. Nella sala Gotica sono esposti un superbo soffitto ornato a intreccio e un armadio, e due scanni della fine del sec. 15°, detti de pergamino, con semplici temi rappresentati sui pannelli in legno intagliato.Tra le ricchissime collezioni del Patrimonio Nac., il Palacio Real conserva pochi manufatti medievali e tra questi sono di notevole interesse soprattutto i libri d'ore del sec. 15° conservati nella Bibl. del Palacio Real.L'Inst. de Valencia de Don Juan, fondato nel 1916 dall'illustre collezionista Guillermo Joaquín de Osma y Scull, possiede opere di arte visigota, fra le quali un capitello proveniente da Toledo, di importanza straordinaria poiché porta un'iscrizione con il nome dell'autore Licius, e una serie di brocchette. Nell'amplissima collezione di tessuti posseduta dal museo, da quelli orientali a quelli ispano-musulmani, emergono un manto rosso nasride del sec. 14° e soprattutto uno sfarzoso tappeto moresco, databile al 15° e presumibilmente prodotto ad Alcaraz (Albacete), appartenente al gruppo detto del Almirante perché reca le armi dell'almirante di Castiglia, Alfonso Enríquez (1354-1429).Tra gli oggetti islamici in metallo, sono da ricordare alcuni secchielli arabi, un astrolabio, una daga proveniente da Granada e soprattutto un elmo islamico, la cui iscrizione ne attesta l'appartenenza al conquistatore di Costantinopoli, Maometto II (1430-1481); appartengono invece ad ambito culturale cristiano e a epoca gotica pendenti e finimenti di cavallo, numerose armi come daghe e spade, tra le quali la Spada di Santa Casilda, del 1300 ca., proveniente da Briones de Haro (Logroño), e battenti spagnoli di ferro lavorato del 15° secolo. Si conservano inoltre alcuni splendidi vetri gotici smaltati, un'anforetta e una fruttiera.Questa istituzione possiede una ricca serie di azulejos, tra i quali spicca il c.d. azulejo Fortuny, così chiamato dal nome del pittore Mariano Fortuny y Carbó (1838-1874), che lo acquistò nell'Albaicín di Granada. L'azulejo dorato su fondo bianco, con una sequenza di palmette culminanti in teste e garofani, uccelli e trampolieri disposti attorno a tre scudi della banda, è bordato da un'iscrizione nella quale si celebra Yūsuf III (1408-1417), permettendo così di datare il pezzo con precisione. Lo stesso pittore acquistò dalla Coll. Burgio de Mezzara di Palermo uno dei vasi ornamentali c.d. Alhambra del sec. 14°: il vaso, che non conserva le anse, mostra una decorazione orizzontale, scomparsa in ampie zone, con pannelli di rombi, atauriques e un'iscrizione a caratteri cufici. Nel museo sono conservati inoltre alcuni testi coranici del sec. 14°, provenienti dalla casa del Raysūlī a Tazarut (Marocco), e oggetti in avorio, tra i quali un cofanetto di epoca califfale da Madīnat al-Zahrā', un altro del sec. 14° di tipo siciliano e un vaso ottagonale traforato e intarsiato, forse risalente al 15° secolo.Sono esempi di scultura funeraria gotica due sepolcri con statue giacenti provenienti da Teruel in Aragona, mentre ascrivibile alla mano o all'ambito di Gil de Siloé (fine sec. 15°) è una bellissima Vergine seduta. Il museo è straordinariamente ricco di arredi: due casse del sec. 15°, il magnifico seggio gotico con le armi dei re di Castiglia Enrico II (1366-1379) ed Enrico III (1393-1406) e un notevole armadio di stile mudéjar, proveniente dal convento di Santa Ursula a Toledo; annovera inoltre una collezione di estremo interesse di oggetti in giaietto e un'importantissima raccolta di maioliche a lustro metallico dorato, del tipo di Manises, i cui esemplari più antichi sono datati al 15° secolo.Il Mus. Lázaro Galdiano prende il nome dal finanziere José Lázaro Galdiano (1862-1947), che donò allo Stato la sua collezione, divenuta museo nel 1951. I ricchi fondi di opere d'arte medievale conservano oggetti di varia natura: avori bizantini, come un cofanetto del sec. 10°-11°, caratterizzato da riquadrature ornamentali decorate con rosette; avori romanici, come una Vergine in trono (ca. 1140) e un baculo (sec. 12°) proveniente dalla Coll. Schewitch di Parigi; avori gotici spagnoli, come una Vergine (fine sec. 13°) simile a quella esistente nel tesoro della cattedrale di Toledo; avori francesi, come una Vergine di bottega parigina e la Copa de las Artes (sec. 14°); alcuni dittici, un trittico e un piccolo altare della cerchia di Giovanni Pisano. Sono esposti inoltre smalti bizantini dei secc. 10°-11°, come un medaglione con il Pantocratore e i simboli degli evangelisti; opere limosine, tra le quali emergono due crocifissi dei secc. 12°-13°, un pastorale, due colombe eucaristiche, due cofanetti e due candelieri della scuola di Norimberga, tutti del 13° secolo. Il museo conserva anche sculture in legno, come una Vergine francese della fine del sec. 13°; esemplari di ceramica a lustro metallico dorato del tipo di Manises, come vasi, piatti e bracieri; oggetti figurati in bronzo dei secc. 13°-14°, come candelieri, acquamanili di Dinant, mortai e piccoli bracieri di Granada. Una superba lampada da moschea in vetro smaltato, eseguita nel 1300 ca. al Cairo, costituisce un interessante esempio di arte islamica. Infine, opere tra Gotico e Rinascimento di primitivi fiamminghi e spagnoli completano il catalogo del museo relativo al periodo medievale.Il Mus. Sorolla, costituito dalla collezione del pittore Joaquín Sorolla (1863-1923) donata allo Stato nel 1931 e divenuta museo nel 1932, annovera cinque sculture dei secc. 13°-15°, tra le quali un frammento di retablo (1364-1377) - attribuito a Jaume Cascalls (Franco Mata, 1979) come hanno confermato successive indagini - destinato presumibilmente al monastero di Poblet.La Colección de iconografia, che ha origine dalla collezione del cittadino spagnolo di origine russa Sergio Otzoup (1886-1974), è stata aperta al pubblico nel 1977 e annovera essenzialmente nella sezione medievale pitture su tavola databili a un periodo compreso tra il 10° e il 15° secolo.La Bibl. dell'Univ. Complutense conserva alcuni importanti codici medievali, quali una Bibbia visigota del sec. 10°, i Libros del saber de astronomía di Alfonso X il Saggio, del sec. 13°(Bibl. Univ., 156), e una Bibbia ebraica.La Bibl. Nac. è ricca di codici medievali, tra i quali un Codice di Beato fatto copiare e miniare nel 1047 dal re Ferdinando I e da sua moglie Sancia (Bibl. Nac., Vit. 14-2), un altro proveniente dal monastero di San Millán de la Cogolla (Bibl. Nac., Vit. 14-1), le Genealogie di un terzo, forse parte del Beato di Valcabado (Valladolid, Bibl. Univ., 433), e un'importante serie di libri d'ore gotici.Anche l'Arch. Histórico Nac. conserva notevoli codici medievali, tra i quali un manoscritto mozarabico di Beato del sec. 10° (Arch. Histórico Nac., 1097B), proveniente dal monastero di San Salvador de Távara (Zamora), iniziato da Magio e terminato dal suo allievo Emeterio.Il monastero di San Lorenzo de El Escorial, nei dintorni di M., non possiede opere di arte medievale; la biblioteca invece conserva manoscritti di rilievo, quali il Codex Aureus della seconda metà del sec. 11° (Escorial, Bibl., Vitr. 17) e un codice di Beato del sec. 10°-11° proveniente presumibilmente da San Millán de la Cogolla (Escorial, Bibl., &.II.5).
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