MAESTRO del CODICE DI S. GIORGIO
Anonimo miniatore e pittore attivo tra Avignone e Firenze nella prima metà del Trecento, così denominato (De Nicola, 1908) per la sua opera principale, la decorazione di un codice (Roma, BAV, Arch. S. Pietro, C.129) commissionato da Jacopo Stefaneschi, cardinale diacono della chiesa di S. Giorgio in Velabro.Il codice contiene, oltre a una parte del santorale, una storia agiografica del santo eponimo del titolo cardinalizio e alcuni inni a lui dedicati, composti dello stesso cardinale diacono (Frugoni, 1950; Dykmans, 1981). Diciotto sono le iniziali istoriate del manoscritto, tutte caratterizzate da un livello davvero elevato di esecuzione e singolarmente omogenee dal punto di vista stilistico; a c. 85r si trova la famosa raffigurazione di S. Giorgio che lotta con il drago in un paesaggio lacustre dipinto con grandi capacità evocative.
Lo stile del M. del Codice di S. Giorgio, così personale e raffinato, è stato riconosciuto in altri manoscritti, come pure in vari dipinti su tavola. I codici che sono stati raggruppati attorno alla sua personalità sono due pontificali (Parigi, BN, lat. 15619; Boulogne-sur-Mer, Bibl. Mun., 86) e un messale (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 713). Altre miniature del maestro sono state identificate nel Graduale sanctorum dalla fiorentina Badia a Settimo (Roma, Santa Croce in Gerusalemme, Bibl. Sessoriana, D) e in diciassette iniziali ritagliate (Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Kupferstichkab.; Offner, Steinweg, 1984, tav. LXVIII). Anche due iniziali istoriate del Liber visionis Ezechielis di Enrico del Carretto proveniente dalla biblioteca papale di Avignone (Parigi, BN, lat. 503, c. 1r) sono state attribuite al maestro da Avril (1982).Non vi sono elementi che permettano di fissare una datazione certa per queste opere; esiste un termine post quem per il manoscritto vaticano dato dalla presenza, a c. 123r, della miniatura con il cardinale Jacopo Stefaneschi che offre la propria opera a Pietro del Morrone (papa Celestino V), che venne canonizzato nel 1313; non esistono invece termini ante quem, anche se sembra probabile un'esecuzione di tutti i manoscritti del gruppo nell'ambito del terzo decennio del secolo, quando il cardinale risiedeva stabilmente in Avignone, sulla base di considerazioni riguardanti essenzialmente aspetti liturgici e codicologici (Dykmans, 1981; Condello, 1989).Diverse sono le opere su tavola attribuite al M. del Codice di S. Giorgio: anzitutto, quattro tavolette con gli spioventi sagomati ad archetti introflessi, forse facenti parte di un unico insieme con tutta probabilità eseguito in Avignone, non si sa se per lo stesso Stefaneschi, e ora divise tra New York (Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters: Crocifissione, Compianto sul Cristo morto) e Firenze (Mus. Naz. del Bargello: Cristo risorto e la Maddalena, Incoronazione della Vergine). Altre opere attribuite all'artista sono una Madonna in trono con il Bambino fra s. Giovanni Battista e s. Giovanni Evangelista (Firenze, S. Maria del Carmine, sagrestia) e un dittico raffigurante una Madonna in trono con il Bambino e un donatore e una Crocifissione (coll. privata; Kanter, 1994, p. 86ss., n. 6). A queste opere andrebbero aggiunte (Offner, Steinweg, 1984, pp. 214-217) due tavole, l'una a Cracovia (Muz. Narodowe) e l'altra a Parigi (Louvre).Il M. del Codice di S. Giorgio fu dalla critica inizialmente ritenuto un seguace di Simone Martini (De Nicola, 1908; Ameisenowa, 1939), in sostanza solo sulla base di una certa dipendenza iconografica della già ricordata miniatura con S. Giorgio dal perduto affresco di Simone a Notre-Dame des Doms ad Avignone, commissionato dallo stesso cardinale Jacopo Stefaneschi. In tempi successivi si è invece andata affermando la convinzione che l'artista si sia formato in ambito giottesco, dando della pittura del maestro fiorentino un'interpretazione in termini più schiettamente gotici (Toesca, 1951, p. 546; Volpe, 1951, p. 40; Bologna, 1969, p. 217ss.; Bellosi, 1982; Offner, Steinweg, 1984; Kanter, 1994). Non ha avuto seguito, invece, l'ipotesi di un'identificazione del M. del Codice di S. Giorgio con il mosaicista Jacopo da Camerino (Ciardi Dupré dal Poggetto, 1981, p. 155ss.), socius di Jacopo Torriti nell'esecuzione del mosaico absidale di S. Giovanni in Laterano a Roma.Certo è che si tratta di un altissimo miniatore, capace di trasferire anche nelle opere su tavola la morbidezza del suo tratto e la raffinata eleganza delle sue figure, ambientando le scene della storia sacra in atmosfere smaterializzate e quasi fiabesche, che presentano innegabili punti di contatto con la coeva pittura francese.
Bibl.: G. De Nicola, Opere del Miniatore del Codice di San Giorgio, L'Arte 11, 1908, pp. 385-386; S. Ameisenowa, Opere inedite del maestro del Codice di San Giorgio, RivA 21, 1939, pp. 97-125; A. Frugoni, La figura e l'opera del cardinale Jacopo Stefaneschi (1270 c. -1343), RendALincei, s. VIII, 5, 1950, pp. 397-424; Toesca, Trecento, 1951; C. Volpe, Una Crocifissione di Niccolò Tegliacci, Paragone 2, 1951, 29, pp. 39-41; E. Castelnuovo, Un pittore italiano alla corte di Avignone. Matteo Giovannetti e la pittura in Provenza nel secolo XIV, [Torino] 1962 (19912); F. Bologna, I pittori alla corte angioina di Napoli 1266-1414, Roma 1969; C. Bertelli, Un corale della Badia a Settimo scritto nel 1315, Paragone 21, 1970, 249, pp. 14-30; J. Howett, Two Panels by the Master of the St. George Codex in the Cloisters, MetMJ 7, 1972, pp. 85-102; M. Dykmans, Jacques Stefaneschi, élève de Gilles de Rome et cardinal de Saint-George (vers 1261-1341), Rivista di storia della Chiesa in Italia 29, 1975, pp. 536-554; A. Guidotti, Precisazioni sul Maestro daddesco in alcuni codici miniati della Badia a Settimo, in La miniatura italiana in età romanica e gotica, "Atti del I Congresso di storia della miniatura italiana, Cortona 1978", Firenze 1979, pp. 419-441; M.G. Ciardi Dupré Dal Poggetto, Il maestro del Codice di San Giorgio e il cardinale Jacopo Stefaneschi, Firenze 1981; M. Dykmans, Le cérémonial papal de la fin du Moyen Age à la Renaissance, II, De Rome en Avignon ou le cérémonial de Jacques Stefaneschi (Bibliothèque de l'Institut historique belge de Rome, 25), Bruxelles-Roma 1981; L. Bellosi, Il maestro del Codice di San Giorgio, in Il Gotico a Siena: miniature, pitture, oreficerie, oggetti d'arte, cat. (Siena 1982), Firenze 1982, pp. 166-170; F. Avril, ivi, pp. 174-175 nr. 60; M. Gosebruch, Giotto und die Buchmalerei der Dantezeit, in Scritti di storia dell'arte in onore di Roberto Salvini, Firenze 1984, pp. 183-189; R. Offner, K. Steinweg, A Critical and Historical Corpus of Florentine Painting, III, 9, a cura di M. Boskovits, Firenze 1984; E. Condello, I Codici Stefaneschi: uno scriptorium cardinalizio del Trecento tra Roma e Avignone?, Archivio della Società romana di storia patria 110, 1987, pp. 21-61; id., I Codici Stefaneschi: libri e committenza di un cardinale avignonese, ivi, 112, 1989, pp. 195-218; L.B. Kanter, Master of the Codex of Saint George, in Painting and Illumination in Early Renaissance Florence, 1300-1450, New York 1994, pp. 84-105.